La fine è ignota 





Bruno Morchio

Rizzoli 2023

Collana, Nero Rizzoli

thriller

pag. 224

Sinossi. Bruno Morchio attraversa i chiaroscuri di Genova, regalandoci un nuovo indimenticabile personaggio. Tra vite in bilico ed esistenze a perdere, con lo sguardo piantato nell’orizzonte, questo detective degli ultimi non dimentica mai da dove viene.

Si aggira per i carruggi, è il miglior segugio di Genova. Il primo caso per Mariolino Migliaccio.

Mariolino Migliaccio ha poco più di trent’anni e neanche un soldo. Grande amante del cinema americano, fa l’investigatore privato e, senza licenza né ufficio, riceve i clienti in un bar dei carruggi. Da quando sua madre – che faceva la prostituta – è stata uccisa da un cliente, Mariolino ha perso tutto, tranne l’infallibile fiuto. Conosce ogni angolo di Genova e sa rovistare nei posti giusti per svelare i segreti della città. Non è un caso che Luigi il Vecchio, boss che gestisce una casa di tolleranza travestita da centro benessere, lo abbia assoldato per cercare Liveta, una delle “sue ragazze” sparita chissà dove. Quando Mariolino si renderà conto che non è stato ingaggiato per cercarla ma per risolvere una grana ben più grossa dell’organizzazione criminale, sarà troppo tardi per tirarsi indietro.


La fine è ignota

A cura Sabrina De Bastiani


 Recensione Sabrina De Bastiani

C’è un mistero da svelare, un nodo da sciogliere, una verità nascosta che gli sta a cuore.

Se riuscissi ad arrivarci, forse potrei uscire vivo da questa vicenda. 

Vivo e ben remunerato.

La fine è ignota” nuovo romanzo e nuovo protagonista per Bruno Morchio, manifesta la propria dichiarazione di intenti fin dal titolo.

E di fatto queste pagine si leggono davvero, oltre che tutto d’un fiato, con la piena consapevolezza di trovarsi di fronte all’ignoto. 

Non sappiamo, infatti. 

Cosa realmente cerchi di ottenere e scoprire Luigi Il Vecchio, boss dei vicoli genovesi, assoldando l’investigatore Mariolino Migliaccio.  

Che fine abbia fatto Liveta, la giovane prostituta scomparsa.

E ancora, non sappiamo, e non sapremo fino all’ultimo,  cosa scoprirà il giovane, ma già così disincantato e smaliziato,  investigatore Migliaccio e soprattutto come gestirà i Vasi di Pandora che inevitabilmente saranno scoperchiati, mettendo a rischio anche la propria vita.

Abilissimo Morchio, nell’imprimere tensione a partire dalla struttura della  trama e infonderne in ogni singolo snodo e turning points,  che si affrontano, leggendo, con una domanda pendente a fior di labbra “E adesso come ne esce, Mariolino Migliaccio?”

Già, perché la soggettiva tanto incalzante quanto affascinante, ci restituisce la voce e il punto di vista del protagonista, ci cattura dalla prima riga, permettendoci  di vivere la storia in presa diretta, sfiorare precipizi e sbattere la faccia sui muri e  in strade senza sbocco, trovarsi, con lui, a prendere decisioni fondamentali, in tempo zero e con la  pressione alle stelle, vivere le esitazioni dietro il suo ostentare sempre e comunque sicurezza e indifferenza, che ce lo insegna la natura che non si deve mai sanguinare davanti agli squali, pena finirne sbranati.

E’ decisamente un fronteggiarsi di pokerfaces, un incastro stile “La Stangata” dove, in questo pigeon drop genovese,  non è così chiaro chi sia effettivamente il piccione.  

Una prima visione a tutto tondo, quella che Bruno Morchio ci regala: un vero e proprio road noir, perché mai Genova è stata raccontata così palmo a palmo, mai Genova è stata “camminata” così tanto in una storia come in questa,  laddove un investigatore praticamente senza fissa dimora, di certo senza un ufficio, nel senso canonico del termine, senza mezzi di trasporto, senza soldi, può solo muovere un piede davanti all’altro e camminare. 

Strade quotidianamente battute, fin da bambino, nella rete dei vicoli, i carruggi,  gli permettono di conoscerne ogni anfratto, ogni profumo, ogni olezzo, ogni sfumatura, ogni variazione di volumi.

Gli permettono di conoscere gli abitanti e ogni inflessione del dialetto genovese, che diventa qui più che mai protagonista, la lingua tramite la quale ci si riconosce.

A Genova si usa l’espressione maniman, che sta per “non si sa mai”. La prudenza atavica di questa città …

E dunque…

«Scommettiamo che quel gondone è buono di trovarla?»

«Cosa?»

« Nu ti capisci un belin, Lozzo: a veita», non capisci niente,

Lozzo: la verità.

Non sta mai fermo, Migliaccio, se non, brevemente, per mangiare, quando se lo può permettere. 

Osserva le rifrazioni della luce che filtra dai palazzi, conosce il sole ma non teme il buio, anche perché col buio più nero fa i conti da troppo tempo.

(…) gli occhi che scrutano lontano, un qualche punto dell’orizzonte verso ponente, oltre Caricamento e via Gramsci, dove stasera calerà il sole lasciando la città immersa in una tenebra fitta e rassicurante, la notte in cui tutti i gatti sono neri e non c’è modo di distinguere il bene, il male e il così-così.

E in tutto questo movimento, quindi, in questo fluire,  dove si è presi nel vortice dei cambiamenti di fronte, tesi alla scoperta della verità e di tanti perché, suggestionati e intrigati dalle  importanti e inquietanti rivelazioni sull’omicidio di Wanda, la madre, perdita che ha lacerato Mariolino consegnandolo  solo al mondo, e che non lo placherà finchè la mano assassina non avrà un volto e un nome; ebbene,in tutto questo movimento, in questo fluire, Bruno Morchio e la sua voce, che incanta e ha la statura di chi si fa ascoltare, ci afferrano  alle spalle, ci scuotono, ci invogliano a  riflettere con l’inserto di  pensieri che sono schegge e si fanno universali.

E se la morte arriva così, improvvisa e priva di scopo e di senso, quali potranno mai essere lo scopo e il senso della vita?

Cosicchè,  seppur anche  per noi tutti “La fine è ignota”,  lo stimolo a trovare le nostre risposte non rimanga inascoltato.

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Bruno Morchio


Laureato in Lettere, psicologo e psicoterapeuta. Ha pubblicato articoli su riviste di letteratura, psicologia e psicoanalisi ed è autore di numerosi romanzi (definiti di genere «noir mediterraneo»), che hanno due protagonisti: l’investigatore privato Bacci Pagano (il «detective dei carruggi») e Genova, l’amata città d’origine di Morchio. Tra gli scritti apparsi in edizione Garzanti ricordiamo: Con la morte non si tratta (2006), Le cose che non ti ho detto (2007), Rossoamaro (2008), Colpi di coda (2010), Il profumo delle bugie (2012, finalista del Premio Bancarella 2013), Lo spaventapasseri (2013, con il quale vince il Premio Lomellina in Giallo del 2014), Un conto aperto con la morte (2014), Il profumo delle bugie (2015), Fragili verità. Il ritorno di Bacci Pagano (2016), Con la morte non si tratta (2018), Uno sporco lavoro (2018) e Le sigarette del manager (2019). Del 2014 è anche I semi del male (Rizzoli), raccolta di cinque racconti a cura dello stesso Morchio, di Carlo Bonini, Sandrone Dazieri, Giancarlo De Cataldo, Marcello Fois ed Enrico Pandiani. Nel 2015 è uscito, sempre per Rizzoli, Il testamento del Greco, nel 2017 il noir Un piede in due scarpe. Nel 2021 viene pubblicato da Garzanti Nel tempo sbagliato.