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Sinossi. La luce azzurra delle volanti illumina il volto austero dei palazzi di Torino, accendendo la notte di un quartiere del centro dove non accade mai niente. Un vecchio pittore sabaudo, Simone Benelli, è stato trovato morto nella sua casa, seduto nella poltrona in soggiorno con un dito mozzato. Nessun segno di forzatura sulla porta d’ingresso, nessun rumore. Adele vedeva il vecchio Benelli ogni giorno. Abitava nel palazzo di fronte e aveva l’abitudine di chiudere la giornata fumando al balcone, proprio come lei. Era un uomo distinto, elegante, dall’aspetto triste e solitario. Il caso la incuriosisce: contatta la famiglia e decide di dedicare al pittore scomparso una mostra personale nella sua piccola galleria d’arte. Inizia così lo scavo nel passato di un uomo misterioso, che nemmeno la nipote, Nadia, conosceva davvero. Una burrascosa giovinezza trascorsa a Londra e una tarda età scontata in Italia, un grande successo iniziale e le improvvise, lunghe crisi di creatività. La vita di Benelli, come la sua arte, è costellata di contraddizioni e misteri. Ma chi lo ha ucciso? La finestra del terzo piano incarna il carattere più intimo di una città riservata e nobile come Torino. Un esordio dalla scrittura avvolgente, in bilico tra il calore della commedia e il ritmo incalzante del giallo, con una protagonista scanzonata e fuori dagli schemi: Adele Tedeschi, gallerista che cerca nelle pennellate del pittore una traccia che possa risolvere un omicidio rompicapo.
Autore: Paola Darò
Editore: Piemme
Genere: giallo
Pagine: 304
Anno edizione: 2025
Recensione
di
Edoardo Guerrini
La finestra del terzo piano, il romanzo d’esordio di Paola Darò, colpisce fin da subito per molti aspetti.
L’ambientazione rappresenta forse l’elemento più rilevante e lascia il segno nella lettura, così come riportata nella bella copertina in cui si vede l’immagine del cortile di uno stabile di Piazza Vittorio Veneto, oltre il quale sbuca la sagoma della Mole Antonelliana, simbolo di Torino.
La torinesità impregna tutto il romanzo, e in particolare la protagonista Adele Tedeschi, che a volte passa al torinese per intendersi al meglio con i coprotagonisti.
La visione d’insieme che offre il cortile del palazzo in cui abita Adele la costringe a occuparsi, da non-investigatrice, del caso che viene a coinvolgerla, relativo alla morte di un vicino di casa che lei osservava tutte le sere fumare l’ultima sigaretta della giornata sul balcone che si trovava nello stesso cortile, a breve distanza, illuminato dalle luci del suo soggiorno in cui era visibile un tavolino con una bella scacchiera e si sentiva suonare sempre lo stesso pezzo, Minor Swing di Django Reinhardt.
L’immagine e il titolo fanno subito pensare, per chi, come me, ama moltissimo Alfred Hitchcock, alla vicenda di Rear Window (La finestra sul cortile), ma in realtà, e questo mi ha un po’ stupito forse perché l’autrice non aveva intenzione di fare questa citazione, tra le due storie ci sono forti diversità.
Mentre il personaggio interpretato da James Stewart è un giornalista che guarda con attenzione e curiosità tutto ciò che accade in cortile e si entusiasma subito nell’iniziare un’indagine su un presunto omicidio, laddove la polizia dubita assai che si tratti di quello, in questo caso nel palazzo si viene rapidamente a sapere, grazie ai pettegolezzi diffusi dal portinaio a tutti, che è la polizia a essere orientata sull’ipotesi di omicidio.
Adele di per sé non sarebbe per nulla interessata a occuparsene, essendo una persona che tende a farsi i fatti suoi… ma, essendo la vittima il pittore Simone Benelli rapidamente i suoi familiari si rendono conto che dovranno occuparsi di come gestire tutte le opere pittoriche lasciate loro in eredità e così la nipote Nadia prende subito contatto con Adele, che è gallerista, per farsi aiutare.
Così Adele si trova subito a iniziare a lavorare su una mostra presso la sua galleria per valorizzare la memoria del defunto, e presto si rende conto che, guardando con attenzione tutti i dipinti, si trovano in essi molti segnali misteriosi, che la portano a improvvisarsi investigatrice dilettante.
Con lei si formerà una squadra che collaborerà strettamente: l’avvocato Edoardo Martini, il suo “ragazzo” con cui non ha nessuna voglia di iniziare a convivere: lui vorrebbe, ma lei non è tanto convinta di poter smettere di stare per conto proprio, e peraltro spesso i due si nominano per cognome; Matilde, la sua amica che sarà determinante con la conoscenza della lingua inglese quando dovranno approfondire nel Regno Unito alcune tracce lasciate dal Benelli che fino al dopoguerra aveva vissuto lì; la stessa nipote Nadia, particolarmente interessata a scoprire le cause della morte del suo amatissimo nonno; e poi sul finale sarà determinante anche il ruolo del padre di Adele, pensionato, amante della crittografia.
Una trama gialla con tratti di commedia e di mistery, congegnata con attenzione e con un finale assai stupefacente, anche se un po’ al di fuori dei canoni del giallo classico in quanto al lettore vengono lasciati limitatissimi segnali che consentano di intuire la soluzione; tuttavia la perfetta descrizione dei vari luoghi torinesi e la presenza di tanti elementi in cui è possibile riconoscersi, fanno sì che questo romanzo lasci il segno.
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Paola Darò
è nata a Pinerolo nel 1987 e vive a Torino. È un’ingegnera civile: si occupa di monitoraggio strutturale di ponti e grandi infrastrutture, immersa tra sensori, numeri e algoritmi. La finestra del terzo piano (Piemme, 2025) è il suo romanzo d’esordio.