Recensione di Chiara Alaia
Autore: Mark Haddon
Traduttore: Monica Pareschi
Editore: Einaudi
Genere: Narrativa
Pagine: 312
Anno di pubblicazione: 2020
Sinossi. La vita di Angelica è segnata da un evento sconvolgente ancor prima della sua nascita: Maja, la bellissima attrice scandinava che era sua madre, l’ha data alla luce in extremis dopo un disastroso incidente aereo di cui è rimasta vittima. Suo padre Philippe, facoltoso e spensierato, si è ritrovato così a doversi occupare da solo di una bambina che ogni istante gli ricorda l’amata moglie scomparsa. È l’ultima cosa che avrebbe desiderato, e l’unico modo che trova per farlo è legarsi indissolubilmente – e morbosamente – alla figlia. Angelica non conosce altro affetto e non si ribella mai al padre, anche se forse intuisce che nell’isolamento del loro ménage familiare c’è qualcosa di malsano e spaventoso. E lo intuisce senz’altro anche Darius, un giovane intraprendente che si reca ad Antioch, la gigantesca residenza di padre e figlia nella campagna inglese, per vendere a Philippe alcune opere d’arte. Quando Angelica lo incontra, in lei si accende la speranza che finalmente uno di quegli eroi mitologici di cui legge tanto avidamente le gesta sia saltato fuori dai suoi libri per venire a salvarla. È a questo punto che la situazione prende una piega inaspettata e Darius è costretto a una fuga rocambolesca per non soccombere. Ad aiutarlo, tre giovani avventurieri, Helena, Marlena e Anton, che gli offrono l’opportunità di imbarcarsi con loro sulla Focena, una magnifica goletta diretta verso sud. Ed è nelle acque del Mediterraneo che la sua rotta incrocia quella di Pericle, principe di Tiro, impegnato a tenersi lontano dalle minacce e dai fantasmi del passato e del futuro
Recensione
È avvincente come un thriller, emozionante come un romanzo d’avventura, fantasioso come una fiaba, l’ultimo libro di Mark Haddon, autore reso celebre dal best seller Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte.
L’incipit de La Focena è un pugno allo stomaco. Prima ancora di rendertene conto, ti trovi catapultato a bordo di un aereo privato che precipita su una fattoria, nella provincia francese. Muore il pilota, decapitato. Muoiono suo figlio e l’altra passeggera, una famosa attrice svedese, al nono mese di gravidanza.
L’unica a salvarsi è proprio la bambina di lei, Angelica.
Il romanzo prosegue raccontando le vicende di questa ragazza e del rapporto morboso con suo padre Philippe, un uomo d’affari oscuro e solitario. Che, mentre piange la defunta moglie, si convince di “amare” la figlia, al punto di abusare di lei fin da piccola.
A poco a poco, però, il fantastico s’insinua nella quotidianità claustrofobica e torbida in cui Angelica è suo malgrado imprigionata, trasformandola in un’avventura che rivisita il mito classico di Apollonio (meglio conosciuto come Pericle, grazie a Shakespeare) e di come rischia la morte peraver rivelato la relazione incestuosa tra il re di Antiochia e sua figlia.
Ci vuole un po’ per capire che è la stessa Angelica a raccontare questa storia a se stessa, dopo che sfuma – in modo tragico – la possibilità di essere salvata da Darius, giovane ricco e carismatico, figlio di un amico di Philippe.
Nel labile confine tra sogno e realtà, con una delicatezza eccezionale e un ritmo che non lascia il tempo di prendere fiato, Mark Haddon ci accompagna in un viaggio intenso, destabilizzante: l’esperienza di una donna che combatte e ostinatamente resiste agli attacchi al suo corpo, trovando consolazione nella letteratura, usando come arma la fantasia.
Mark Haddon
è nato nel 1962. Vive a Oxford. Per Einaudi ha pubblicato i romanzi Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte (2003, 2005 e 2014), Una cosa da nulla (2006), Boom! (2009 e 2011), La casa rossa (2012), l’antologia di racconti I ragazzi che se ne andarono di casa in cerca della paura (2017), nonché la raccolta di poesie Il cavallo parlante e la ragazza triste e il villaggio sotto il mare (2005). La Focena (2020) è stato annoverato tra i migliori libri dell’anno da «The Guardian», «The Washington Post», «Star Tribune», ed è arrivato finalista al Goldsmiths Prize 2019.
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