Recensione di Kate Ducci
Autore: Mirko Zilahy
Editore: Longanesi
Genere: thriller
Pagine: 345
Anno pubblicazione: 2017
Enrico Mancini non sa niente di lui, solo che uccide le sue vittime e ne utilizza i corpi, trasfigurandoli e trasformandoli in figure mitologiche, metà uomini e metà animali. Sono solo piccoli indizi, e ciò che il commissario dovrà scoprire per arrivare all’identità dell’assassino è da dove egli tragga queste macabre ispirazioni, se facciano parte di un programma che prevede un numero già stabilito di vittime e se il killer si stia muovendo in modo organizzato o casuale.
Mentre lo Scultore si sposta con abilità nelle notti romane, nascondendosi nei labirinti dell’antica rete fognaria e seguendo una mappa dei luoghi in cui colpire, Enrico Mancini dovrà fare i conti anche con i propri demoni, con la perdita prematura della moglie che non ha ancora dimenticato e con il tentativo fallito di ricostruirsi una vita, di tornare a provare dei sentimenti che lo sveglino dal torpore a cui si è condannato.
Romanzo ben scritto, dialoghi serrati e una tensione che non abbandona mai la scena, con un finale inaspettato, che l’autore è stato bravissimo a celare depistando il lettore, al punto da ricordare alcuni buoni thriller solitamente ambientati oltreoceano.
Ne consiglio la lettura agli amanti dell’azione che cresce fino all’ultima pagina, accelerando fino al colpo di scena finale che non delude.
Mirko Zilahy
Mirko Zilahy è nato a Roma nel 1974. Laureato in Lingue e Letterature Straniere, ha conseguito un PhD in Italian presso il Trinity College di Dublino dove ha insegnato Lingua e Letteratura italiana. È cultore di Lingua e Letteratura inglese presso l’Università per Stranieri di Perugia.
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