La libraia di Stalino




 LA LIBRAIA

DI STALINO

di Leonardo Gori

Tea libri 2023

Spionaggio, pag.256

Sinossi. Fronte russo, dicembre 1941. Il capitano Arcieri, in missione nel gelo dell’inverno ucraino, si scontra con il vero orrore Dicembre 1941. Il SIM, il Servizio di informazioni militare, intercetta il messaggio di una spia inglese nascosta in Unione Sovietica, che chiede nuovi codici per poter rivelare un terribile segreto. Non si conoscono altri dettagli, tranne la posizione da cui trasmette: Stalino, in Ucraina, nei dintorni dell’ospedale militare italiano. C’è solo una persona di cui il Comandante si fida per una missione così delicata: il capitano Bruno Arcieri, che non esita a partire sotto copertura per la gelida campagna russa alla ricerca della spia. Con il pretesto di indagare su presunte ruberie di materiali dell’Esercito, Arcieri si trova immerso da subito in un paesaggio spettrale, buio, innevato, e preda di un gelo inesprimibile che ben presto gli toglie il respiro e la speranza. Le condizioni sanitarie dell’ospedale militare sono spaventose, e tra i corpi dei caduti in attesa di sepoltura iniziano a notarsi anche quelli di vittime civili innocenti. Così, tra le reticenze dei medici italiani, le avances delle giovani donne ucraine che frequentano i locali dell’ospedale, le conversazioni con una bellissima e colta libraia e con il padre, italiano di Crimea, Arcieri indaga a fatica, atterrito da orrori indicibili, di cui inizia a sospettare i nazisti… In queste pagine Leonardo Gori dà un’altra densa e ricca pennellata al grandioso affresco della Storia italiana, che ha rappresentato finora attraverso gli occhi e le gesta di Bruno Arcieri, scegliendolo qui come testimone muto e incredulo della più grande tragedia che abbia colpito l’umanità.

 Recensione di Daniele Cambiaso

Romanzo di spionaggio, ma anche cruda e dolente narrazione di contrasti tra opposti, di scenari grandiosi e al tempo stesso claustrofobici, 

La libraia di Stalino” rappresenta una tappa intermedia nel percorso umano e storico di Bruno Arcieri. Cronologicamente, infatti, si colloca tra le vicende narrate ne “Il ragazzo inglese” e quelle de “La lunga notte”, circa a metà, quindi, dell’ampio ciclo aperto dagli anni Trenta di “Nero di maggio” che si estende fino alle ombre inquiete degli anni Settanta raccontati da “Quella vecchia storia”.
Con “La libraia di Stalino” ci troviamo nel 1941, Bruno Arcieri è costretto a lasciare l’Italia per volare sul fronte russo a dare la caccia a una spia inglese che improvvisamente si ridesta da un “lungo sonno” proprio nel settore in cui si trovano le truppe italiane.

La storia si apre in una Firenze intatta nel suo splendore, dove la guerra non ha ancora fatto avvertire il suo morso più feroce, mentre le leggi razziali hanno da tempo mostrato il volto più duro e intollerante del regime fascista. Fin dalle prime pagine, dunque, Gori imprime una nota di angoscia e di trepidazione, perché Arcieri, capitano del SIM, vive con costante allarme la condizione di Elena Contini, la donna che ama e dalla quale è riamato, che vorrebbe proteggere da quello Stato di cui pure è fedele, ma non acritico, servitore. Questa nota di sofferenza iniziale innerva la narrazione in un crescendo progressivo, al quale ogni singolo elemento narrativo sembra contribuire. La penna di Gori è molto efficace nel trasfondere tensione anche nelle descrizioni perfettamente calibrate dello scenario di guerra in cui, dalla placida Firenze, Arcieri si ritrova catapultato. Tutto è gelo, fuori e dentro, e gli spazi sterminati sgomentano, non sembrano offrire riparo né speranza.

Il capitano Bruno Arcieri guardava fuori dal finestrino dell’aereo militare, un trimotore Savoia-Marchetti di cui era l’unico passeggero, ma da ore non vedeva altro che una piana sterminata, sempre uguale, macchiata di neve a chiazze. Corsi d’acqua gelati, rarissime costruzioni. Piste, più che strade, lunghe colonne di mezzi del Regio Esercito e della Wehrmacht che sembravano immobili, avvolte in nubi di polvere e ghiaccio.

L’indagine di Arcieri non è solo un’avvincente caccia alla spia, ma costituisce anche l’immersione in un microcosmo lontano centinaia di chilometri dalla madrepatria, di cui pure rappresenta un’interessante estensione. Emerge il quadro desolante e spietato della realtà della guerra, vista in un luogo in cui essa mostra la propria essenza più brutale e spaventosa: un ospedale militare.

Voci in vari dialetti italiani, ma anche in lingua locale, imploravano aiuto. Più che in un cortile, erano in una vasta piazza, occupata interamente da file di tende bianche con la croce rossa, separate da vialetti pieni di sabbia e segatura, contornati da cordoli di neve e di ghiaccio. Non vide crocerossine, solo infermieri maschi, carichi di ceste, di sacchi colmi di bende scure, quasi nere di sangue rappreso. Nonostante fossero all’aperto, l’odore acuto avvertito fermava quasi il respiro, ed evocava esattamente le parole di Pitigrilli: era il fiato della morte. Ferite infette, cancrene devastanti. Giovanissimi sottotenenti medici, con lo sguardo allucinato, correvano da tenda a tenda.

Il candore della neve assume qui la tonalità spettrale, spaventosa di un sudario di morte, che porta a misurarsi con le proprie paure più nascoste e con i propri limiti. Uno scavo spietato che induce ogni personaggio, in primis Arcieri, a un severo confronto con se stesso.

Si avvicinò alla catasta dei tronchi. Il freddo era tale che non sentiva più le mani, nonostante i guanti di lana, e la pelle del viso gli bruciava. Già a una decina di metri di distanza capì che l’impressione avuta dalla finestrina della soffitta era giusta, ed ebbe un brivido. Quelli che dalla sua camera gli erano sembrati tronchi di legno accatastati, coperti di neve, erano i corpi dei caduti e dei morti dell’ospedale. Rigidi come stoccafissi, alcuni con le divise addosso, altri avvolti in teli o coperti alla meglio con degli stracci.

La vicenda si snoda serrata tra attentati e sparatorie, agghiaccianti rappresaglie naziste e confronti ideologici, prigionieri di guerra strappati alla morte e colleghi insidiosi. Il quadro psicologico ed emotivo di protagonisti e comprimari, dunque, si fa di pagina in pagina sempre più sfaccettato, imprimendo una tensione quasi allucinata alla narrazione sempre elegante di Gori. Si delineano dinamiche complesse, tradimenti, eroismi e viltà, e persino la bellezza di Irina, l’enigmatica libraia che dà il titolo al romanzo, appare sfuggente e, forse proprio per questo, terribilmente ammaliante.

Lei sui trent’anni, molto bella, specie in quella luce carica e mutevole, benché fosse vestita da uomo, con pantaloni militari troppo ampi. Naturalmente severa, come apparivano molte slave, ma non distante, non distaccata.

Avvicinarsi a scoprire l’identità della spia equivale a scoprire il segreto terrificante che cerca in ogni modo di trasmettere. Questo può essere estremamente pericoloso, perché significa accedere a un livello di conoscenza ad alto rischio per lo stesso Arcieri e a scelte dolorose e difficili sul piano individuale, che sono in definitiva quelle in cui si conosce la tempra di un uomo.

Pur conoscendo già molto della traiettoria umana e storica di Bruno Arcieri il lettore affezionato al ciclo con “La libraia di Stalino” entrerà in contatto con un’avventura essenziale per un’ulteriore definizione del personaggio. Chi, invece, conoscerà il capitano del SIM per la prima volta, resterà imbrigliato dalla prova di bravura di un autore in piena maturità artistica, che ormai può guardare a modelli come Le Carré e Greene senza eccessiva soggezione.

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Leonardo Gori


Leonardo Gori vive a Firenze. È autore del ciclo di romanzi di Bruno Arcieri: prima capitano dei Carabinieri nell’Italia degli anni Trenta, poi ufficiale dei Servizi segreti nella seconda guerra mondiale e infine inquieto senior citizen negli anni Sessanta del Novecento. Il primo romanzo della serie è Nero di maggio, ambientato a Firenze nel 1938, cui sono seguiti, tra gli altri, Il passaggioLa finaleL’angelo del fango (Premio Scerbanenco 2005), Musica neraIl ritorno del colonnello ArcieriLa nave dei vinti Il ragazzo inglese. Gori è anche autore di fortunati thriller storici e co-autore di importanti saggi sul fumetto e forme espressive correlate (illustrazione, cinema, disegno animato).