La loro Africa




Le nuove potenze contro la vecchia Europa


Autore: Matteo Giusti

Editore: Castelvecchi

Genere: Saggio, geopolitica

Pagine: 102

Anno di pubblicazione: 2022

Sinossi. Dopo secoli di colonialismo europeo predatore, la nuova corsa all’Africa vede oggi protagonisti completamente diversi: Cina, Russia, Turchia e Israele sono infatti diventati i partner principali dei Paesi africani che cercavano rapporti politici e commerciali nuovi e più equi. Servendosi ciascuna dei propri mezzi – chi degli investimenti e dei prestiti, chi delle armi, chi dell’Islam o dell’intelligence –, le cosiddette potenze “emergenti” si sono già impossessate del continente africano, tentazione ancora e sempre irresistibile per via delle sue immense ricchezze non sfruttate. In un momento cruciale in cui si decide chi avrà il controllo dell’Africa e quindi dell’economia mondiale per i prossimi anni, sembra che Europa e Stati Uniti siano rimasti a contemplare il ricordo di un passato glorioso e pieno di fantasmi. Tramite la sua analisi e le interviste inedite, Matteo Giusti disegna con precisione la situazione sullo scacchiere più “caldo” del mondo attuale. Prefazione di Sergio Romano.

Recensione di Salvatore Argiolas 


La geopolitica è un disciplina che sta assumendo sempre più importanza e visibilità perché consente di decifrare e orientare in modo preciso la realtà contemporanea.

E’ perciò estremamente tempestiva l’uscita di “La loro Africa”, il nuovo saggio di Matteo Giusti, analista di Limes, uno dei più attenti e competenti osservatori della geopolitica africana.

L’Africa è un continente ricchissimo di ogni ben di Dio e ha sempre fatto gola a tantissimi Paesi per i suoi minerali, per la sua posizione geografica e per la sua influenza politica.

Recentemente nella scacchiera africana si sono inseriti nuovi giocatori e vecchi protagonisti con nuove mire e strategie e Matteo Giusti ce li fa conoscere in ogni loro suo aspetto, politico, militare, economico, storico e culturale.

Se alcuni di questi player come Russia e Cina, sono ovvi essendo grandi potenze interessate ai giacimenti minerali all’influenza militare su tanti fronti caldi, gli altri due agguerriti Turchia e Israele, sono meno scontati ma non meno vogliosi di diventare determinati e di giocare un loro importante ruolo nel Grande Gioco 2.0.

Il continente africano ha una straordinaria attrattiva per questi Paesi che per motivi diversi stanno destinando ingenti risorse, economiche ed umane per entrare nei meccanismi direttivi e gestionali delle varie nazioni.

Dopo la fine del colonialismo causato dall’indipendenza di svariate nazioni nel 1960 si sono aperti diversi varchi per le iniziative cinesi e sovietiche di infiltrarsi nelle zone in cui francesi ed inglesi, soprattutto, avevano un’influenza quasi totale e nel tempo queste azioni hanno portato ad una presenza sempre più attiva e capillare che ora è diventata quasi pervasiva.

La Cina è stata sempre più pragmatica nelle sue scelte e ha privilegiato un approccio molto seducente ma deciso anche perché i cinesi hanno una tempistica sempre impostata sui lunghi o lunghissimi tempi e la sua politica si esprime si campi diversissimi, interessando gli approvvigionamenti di minerali preziosi, risorse agricole, mercati di vendita, porti di interesse strategico e non ultimo aspetto anche i voti dei paesi amici nelle votazioni dell’ONU.

Anche la Russia ha molto da guadagnare dal suo protagonismo nel continente nero, sia dal punto di vista bellico, esportando armi e mercenari, sia da quello geopolitico inserendosi nel bacino caldo del Mediterraneo e soprattutto con la volontà di costituire teste di ponte per un futuro ribaltamento delle alleanze a spese dei francesi.

La Turchia, che dopo la prima guerra mondiale ha perso ogni influenza in Africa, ha strutturato dopo il 2000 una politica efficace e produttiva che ha consentito ad Erdogan di sfruttare il concetto di “Profondità strategica” che ha portato grandi frutti, sia dal punto di vista economico sia politico e anche di immagine, attraverso tanti canali culturali, politici religiosi e anche veicolati dalle telenovelas turche che hanno creato un “soft power” di grande impatto, favorendo l’ingresso di Ankara nel vasto scenario africano.

Israele è un piccolo Paese ma è molto determinato a difendere la sue esistenza che dipende moto anche dalla sua capacità di tessere rapporti diplomatici ed economici, cosa nel quale riesce ottimamente in Africa, continente un tempo totalmente ostile ma nel quale sta gradatamente riuscendo ad ottenere spazio sia per merito del Mossad, servizio segreto di prim’ordine, sia per la sua agricoltura d’avanguardia, molto apprezzata dagli africani.

Nel suo saggio Matteo Giusti mette bene in evidenza gli aspetti negativi di tutte le attività mese in campo da questi competitori, dal “landgrabbing (accaparramento delle terre) alla trappola del debito che lentamente strangolerà le nazioni che hanno permesso ai cinesi di costruire le infrastrutture senza poterle pagare, ma onestamente scrive anche che queste nuove potenze lanciate alla conquista del continente più giovane e più proiettato al futuro paiono meno ingordi e venali dei vecchi colonizzatori che stanno lentamente lasciando il campo ai nuovi protagonisti.

Matteo Giusti mette in evidenza che per i nuovi attori in questo scacchiere si tratta di iniziative win-win dove tutti hanno il loro vantaggio e che Russia, Cina, Turchia ed Israele possono far valere alcuni atout vincenti sul tavolo da gioco.

Il primo è il risentimento di molti paesi reduci da un colonialismo feroce e predatorio, accentuato ad arte con fini destabilizzanti come avviene nella sfera francofona, poi è fondamentale che alle controparti non venga mai chiesta una patente di democrazia, che in pochi potrebbero esibire e che più la forma di governo è autoritaria, più è facile dialogare.

Un altro fattore fondamentale è dato dal fatto che ogni errore di valutazione o di strategia non ha conseguenze dirette sul paese che lo compie che è molto lontano dal teatro delle operazioni.

Per esempio qualsiasi esito abbia un intervento diretto di Russia e Turchia nel ginepraio libico, tutti i problemi verranno scaricati sulle nazioni europee mediterranee, Italia in primis.

Innervato da numerosi interviste agli specialisti “La loro” Africa”, che ha il significativo sottotitolo di “Le nuove potenze contro la vecchia Europa”, in filigrana fa emergere la mancanza di visione e di strategia a lungo termine dei governi europei, ripiegatisi in una politica spesso rinunciataria e a differenza dei quattro Paesi presi in esame, con leader al potere da decenni e che hanno saputo sviluppare un progetto coerente ai proprio interessi, validi solo per il periodo che intercorre tra un’elezione e l’altra.

La grande storica americana Barbara W. Tuchman scrisse nel 1984 il saggio “La marcia della follia” per studiare e documentare i casi in cui i governi presero decisioni contrarie ai loro interessi primari.

Scrive infatti la Tuchman:

Nella storia, indipendentemente dal luogo e dal periodo, è possibile osservare un fenomeno costante: governi che perseguono politiche contrarie ai propri interessi. A quanto sembra, non esiste praticamente attività in cui l’umanità raggiunga risultati così infelici come nell’arte del governo. In questa sfera la saggezza, che può essere definita come la capacità di giudizio fondata sull’esperienza, sul buon senso e sulle informazioni a disposizione, è meno attiva e più frustrata di quanto ci si potrebbe aspettare. Perché mai i detentori di alte cariche agiscono tanto spesso in maniera opposta a quella indicata dalla ragione e suggerita da un consapevole interesse? Perché un processo mentale intelligente sembra così spesso non funzionare?”

Sono convinto che, se fosse ancora tra di noi, la Tuchman avrebbe aggiunto un nuovo capitolo dedicato alla miopia dell’Occidente riguardo alla questione africana.

Matteo Giusti ha scritto un libro estremamente necessario perché pone le basi per avere uno sguardo d’insieme su un problema serio che è suscettibile di variazioni anche a breve termine in quanto, per citare Shakespeare, la geopolitica crea strani compagni di letto.

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Matteo Giusti


Giornalista, ha lavorato per diverse testate nazionali e locali, conducendo programmi radiofonici e televisivi. Collabora da anni con la rivista di geopolitica «Limes» occupandosi di Africa e in particolar modo della Repubblica Democratica del Congo. È collaboratore Rai e africanista per «il manifesto» e Radio Immagina. Castelvecchi ha pubblicato “L’omicidio Attanasio. Morte di un ambasciatore” (2021).