William Boyd
Traduttore: Massimo Ortelio
Editore: Neri Pozza
Genere: Noir/Spy story
Pagine: 316
Anno edizione: 2025

Sinossi. Londra, 1960. Il trentenne Gabriel Dax è ossessionato dai ricordi dell’incendio in cui è morta sua madre, quando era solo un bambino. Fiamme altissime, scaturite dalla candela che lui accendeva ogni sera accanto al letto, prima di dormire, e copriva con un globo di vetro lattescente: la luna di Gabriel. Ora Gabriel, reporter improvvisato, scrive di viaggi, oltre a sbrigare occasionali “favori” per il fratello, impiegato al Foreign Office: consegne, messaggi, giornali appositamente dimenticati su panchine ben selezionate. Ma le fiamme continuano a inseguirlo. Un giorno, una delle sue trasferte lo conduce in Congo dove, per imprevedibili contingenze, si trova a intervistare il primo ministro Patrice Lumumba. Gabriel sa poco o nulla di politica, è troppo ingenuo per capire il significato del loro in – contro, ma quella che dapprima sembra la fortuna del principiante si trasforma presto in un intrico di bizzarrie e coincidenze che non tarda a mostrare un volto inquietante. Perché in piena Guerra Fredda la linea che divide un viaggiatore da una spia è davvero sottile. Così, quasi per caso, complice il senso di colpa che mai l’abbandona, Gabriel Dax si ritrova impigliato in una rete di segreti che gravitano tutti attorno a una misteriosa e inafferrabile agente dell’MI6, Faith Green. Dall’assolata Cadice alle piazze gelate di Varsavia, fino alle strade vibranti della Swinging London, saranno passioni impreviste, paranoie lecite e pericoli reali ad accompagnare le avventure di Gabriel Dax, uomo comune, eroe riluttante, insospettabile spia.
Recensione
di
Marco Lambertini
Gabriel Dax, protagonista del libro e’ all’inizio della storia un semplice scrittore di libri di viaggio che lavora anche per un giornale inglese.
Proprio grazie a questo lavoro che gli permette di viaggiare, il fratello Sefton, impiegato al Foreign Office, gli offre di tanto in tanto lavori che consistono in “consegne o raccolte di pacchetti” in panchine e parchi solitari.
“Chissà perché, si sentiva eccitato. Era un bene? Forse era proprio per questo che accettava quei lavori clandestini e inspiegabili per Sefton,… Il gusto di vivere un’avventura, ma un’avventura senza rischi, a quanto pareva. Le cose su cui fantasticavano gli adolescenti: città straniere, operazioni sotto copertura, investigatori privati, spionaggio…”
Inizia così La luna di Gabriel, uno splendido romanzo e soprattutto un grande omaggio, di un autore affermato come Boyd, ad genere classico della narrativa anglosassone, le storie di spionaggio.
Anzi l’inizio è un breve ed intenso prologo che spiega il titolo del libro e che introduce un Gabriel bambino che perde tragicamente la madre in un incendio notturno della loro casa.
La trama all’inizio si dipana su queste due linee distinte, il lavoro di Gabriel (sia ufficiale che ufficioso) e la ricerca della verità su quanto accaduto in quella terribile notte, con sedute psicanalitiche molto belle e che sono una parte importante della storia.
Gabriel, descritto come una sorta di dandy culturale inserito appieno nei primi anni 60 e’ l’opposto di uno “Spook” uno spettro, come vengono chiamati gli agenti segreti inglesi, ma il suo lavoro e la possibilità di viaggiare anche in paesi ostili e oltre cortina di ferro lo fanno diventare una possibile “Spia perfetta”.
Ecco che entra in scena l’altro personaggio centrale ed indimenticabile del libro; Faith Green, donna misteriosa che avvicina Gabriel e lo induce a diventare un vero e proprio agente. Il suo fascino turba Dax sin dal primo incontro e lo manovra costantemente lasciandolo sempre al buio sulle vere ragioni delle sue missioni che diventano sempre più complesse e rischiose.
Piano piano, Dax capisce di essere una pedina, usata e sfruttata, ma non può più tirarsi indietro e anzi non lo vuole perché significherebbe perdere Faith.
“«Sono quello che si potrebbe definire un “utile idiota”, suppongo» disse Gabriel. «Sono pagato per fare questi lavoretti. Pagato molto bene, devo dire. Ma non so nulla. Sono completamente all’oscuro di quello che c’è dietro».“
Boyd, sempre con uno stile all’apparenza semplice e diretto ma molto ben congegnato disegna una trama che parte in maniera lenta e che divaga spesso sulla vita privata di Gabriel Dax, ma che poi colpisce in maniera improvvisa con momenti di suspense e di intrigo.
Il periodo storico scelto dall’autore, gli anni 60, in piena “guerra fredda” e le descrizioni molto belle di quel periodo accostano il libro ai classici del genere, sopratutto a Le Carré e alle sue trame con al centro il “Circus”, il servizio segreto inglese, qui presente in maniera laterale ed impersonale.
Tutti i personaggi, sia quelli principali che i secondari sono reali e riconoscibili ed è molto facile entrare in sintonia con loro e seguirli con passione. Combinando i personaggi con una trama ricca e piena di colpi di scena Boyd ci regala un romanzo impossibile da abbandonare.
La luna di Gabriel è innanzitutto una spy story classica con un incastro perfetto, come si recluta una spia e come si diventa spie.
Un percorso a ritroso nella memoria di una lunga seduta psicanalitica sui ricordi di un bambino e infine ma non ultimo un racconto di una magnifica ossessione di Gabriel Dax per una donna, Faith Green, l’amore per lei lo farà diventare una spia perfetta.
In Inghilterra è già stata pubblicata la seconda avventura di Gabriel Dax e Faith, spero davvero che arrivi presto in Italia.
Assolutamente consigliato.
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William Boyd
nato ad Accra, in Ghana, il 7 marzo del 1952, vive oggi a Londra. È considerato uno dei più grandi scrittori inglesi viventi. Il suo primo romanzo, A God Man in Africa (1981), vinse il Whitbread First Novel Award e il Somerset Maugham Award. Tra le sue opere si segnalano: An Ice-Cream War (finalista del Booker Prize 1982), Brazzaville Beach (James Tait Black Memorial Prize 1990), The Blue Afternoon (Sunday Express Book of the Year 1993, Los Angeles Times Book Prize 1996). Con Neri Pozza ha pubblicato Ogni cuore umano (2004), Inquietudine (2006), Le nuove confessioni (2007).