Recensione di Laura Salvadori
Autore: Giorgio Scerbanenco
Editore: La Nave di Teseo
Genere: noir
Pagine: 256
Anno di pubblicazione: 2021
Sinossi. Clemente e Anna Mareschi sono costretti a lasciare il loro paesino alla periferia di Treviso dopo che il padre, uno dei migliori incisori d’Italia, resta coinvolto in una misteriosa storia di banconote false. Partono in pieno inverno diretti a Viareggio, dove trovano ad attenderli un poliziotto, Mauro, che chiede la loro collaborazione per sgominare una banda di falsari internazionali. Clemente rifiuta perché non vuole avere più nulla a che fare con la storia disgraziata del padre, ma quando si presenteranno gli affascinanti emissari della banda di falsari, sarà difficile resistere alle loro proposte per far fronte alle difficoltà economiche della nuova vita. Un romanzo avvincente che getta due ragazzi (quasi) innocenti nel mondo spietato della criminalità organizzata, dove, tra amori fatali, soldi, eccessi e la musica di Elvis Presley, sarà sempre più difficile distinguere i buoni dai cattivi. Ritrovato dopo 50 anni, esce per la prima volta con la firma di Giorgio Scerbanenco un romanzo letale che racconta l’Italia prima del boom come un forsennato gangster movie americano.
“Un sorprendente, perfetto, noir. Questo romanzo è una inaspettata pietra miliare nel percorso di mio padre scrittore.”
Dalla prefazione di Cecilia Scerbanenco
Recensione
Dopo questa lettura Scerbanenco si conferma, nel mio immaginario, uno scrittore incredibilmente poliedrico. Capace di costruire noir incredibili ma anche influenzato, in qualche modo, dalle mode del momento, che finiscono per estorcergli storie dal lieto fine in cui fanciulle insidiate da crudeli destini sono salvate da principi sui generis, vestiti da poliziotti o da eroi.
“La luna sulla pineta” appartiene a questa schiera di romanzi, pubblicati negli anni 50 su una nota rivista femminile. Ovvio che dovessero contenere un filone rosa, un pizzico di tormento d’amore, un po’ di suspense e una ragazza di sani principi da salvare. In questo romanzo troviamo proprio questi ingredienti, sapientemente mescolati da una delle penne più brillanti della letteratura del dopoguerra.
La storia è sottilissima; un marchingegno perfettamente oleato e creato per esaltare la figura femminile, che è, da un lato, la ragazza povera, virtuosa e forte dei suoi principi, ai quali non rinuncerebbe per nessun motivo al mondo; dall’altro la fanciulla che si è lasciata traviare dalle ricchezze e dalle comodità ma che serba comunque il desiderio di essere onesta e mette in gioco la sua vita per trovare una forma di redenzione.
Ovvio che queste figure di donna suonino un po’ anacronistiche, ma altrettanto ovvio è che l’opera va contestualizzata. In un tempo e in uno spazio che ormai risultano lontanissimi dal nostro presente, ma certamente tempi e luoghi assolutamente non privi di fascino.
La vicenda da cui prende le mosse il romanzo è tratta dalle cronache del tempo e si concretizza in una trama studiata per creare diversi meccanismi di causa-effetto. Il destino gioca un ruolo primario nel romanzo, tutto teso a inventare disegni inaspettati e incredibili, in cui l’effetto sorpresa è esaltato al massimo.
Il destino, appunto, decide le scelte topiche dei protagonisti, in bilico tra servire la legge oppure contravvenirla pesantemente. L’attenuante alle scelte scellerate dei protagonisti è la miseria, la disperazione, a sua volta ascrivibile ad una sorte capricciosa e profondamente avversa. E una volta che la scelta è compiuta, il Destino ancora non è soddisfatto e giocherà ancora un paio di brutti tiri ai due protagonisti, che a loro insaputa finiscono per complicare le loro posizioni a causa dei capricci del cuore.
Intorno a queste vicende si srotola la cronaca di un reato e dei suoi artefici. Il male ce la metterà tutta per rovinare le vite dei nostri protagonisti, che scivoleranno nelle insidie del peccato, sotto varie forme.
Il finale non sarà da meno e come in ogni storia che si rispetti, ci sarà chi si pente dei propri misfatti e cerca la sua redenzione echi, forte della propria moralità, è destinato a salvarsi. Il bene trionferà sul male e la favola di Anna e di Elena troverà il suo lieto fine.
Sebbene la mia descrizione sembri voler sminuire la costruzione millimetrica della trama di questo romanzo, voglio, al contrario, esaltarla al massimo. Tutto è creato per creare un effetto a catena; per suscitare sorpresa e suspense nel lettore, che si trova legato mani e piedi a queste rocambolesche vicende.
La prosa è quella esaltante e millimetrica a cui il grande autore ci ha abituati. Semplice, fruibile ma sensazionale e indimenticabile. Tra le spire di queste vicende tentacolari spiccano dei personaggi da dieci e lode: oltre alle due protagoniste femminili, troviamo un capitano della Polizia che anticipa i grandi detective usciti dalla penna di Scerbanenco; un uomo che non sta alle regole, con una moralità acuta della quale fidarsi ciecamente, che è forte e irascibile ma capace di infinita tenerezza.
Che dire, questo è un piccolo capolavoro che non si può evitare di leggere, poiché brilla di luce propria. Il romanzo porta il lettore in una Versilia stretta nelle morse dell’inverno, lugubre e spettrale, lontana dalla luce e dal chiasso dell’estate. La pineta, cui il titolo allude, diventa il luogo catalizzatore di tutte le sventure, che schiaccia e allontana l’idea stessa di speranza.
Insomma, un noir in piena regola che vi terrà col fiato sospeso e vi farà riflettere sugli scherzi di un destino beffardo e crudele, che sembra esistere solo per deviare gli animi e condurli verso la perdizione.
Giorgio Scerbanenco
(1911-1969), nato a Kiev, cresce a Roma ma ancora adolescente si stabilisce a Milano. Negli anni ’30 approda nell’editoria come collaboratore alla Rizzoli e in seguito come caporedattore dei periodici Mondadori, per tornare in Rizzoli nel dopoguerra come direttore dei periodici femminili. Collabora con i maggiori quotidiani e riviste dell’epoca, tra cui il “Corriere della Sera”, “La Gazzetta del popolo”, “il Resto del Carlino” e “Novella”. Scrittore prolifico, ha sperimentato tutti i generi della narrativa ed è riconosciuto come uno dei maestri del giallo italiano, consacrato dal successo della serie di romanzi con protagonista Duca Lamberti e dall’assegnazione del Grand Prix de littérature policière nel 1968. Tra i suoi libri ricordiamo Venere privata, Traditori di tutti, Milano calibro 9, I milanesi ammazzano al sabato, Ladro contro assassino. Tutta la sua opera è in corso di pubblicazione presso La nave di Teseo.
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