La mareggiata in un barattolo




A cura di Valentina Cavo


Autore: Chiara Menardo

Editore: ELit

Genere: Thriller

Pagine: 217

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. Emozioni, rabbie, dolori. Vite rinchiuse in tanti barattoli, per scelta oppure perché il destino, o altri, hanno deciso così.
Esistenze come vasi di vetro che sembra debbano restare chiusi per sempre. Che vorresti rompere, ma le pareti sono infrangibili. Oppure fragili e pieni di crepe, che si possono frantumare in un attimo in mille pezzi da rimettere poi, con cautela, insieme.
 I barattoli della vita di Martina hanno tutti la stessa etichetta: Giorgio. E sono scanditi dai numeri delle sue scappatelle. Quelli di Giorgio non hanno nome, per lui si tratta solo di un po’ di sesso e via. Tranne uno, che il nome ce l’ha scritto sopra ma lui non riesce a leggerlo, come se l’etichetta fosse voltata dall’altra parte.
Umberto spera che i suoi barattoli non si rompano mai. Emma vorrebbe che lui li rompesse.
Cristina sa che ne romperà più di uno ma che, forse, riuscirà ad aggiustare qualcosa.
Simonetta non ha barattoli. O almeno è quello che crede lei.
Nell’alternarsi delle ore, dei giorni e dei mesi, scanditi con metodica precisione, il lettore scopre una trama che si dipana come la tela intrecciata da un ragno velenoso, mentre in un crescendo di tensione psicologica l’autrice sapientemente apre, a ogni pagina, uno spiraglio sulle vite dei protagonisti.

Recensione


Simonetta è un avvocato, ha una bella casa, uno stipendio di tutto rispetto, un marito. Si direbbe una donna felice e realizzata, con una vita serena e appagante, ma se fosse solo una facciata? Se l’animo di una persona inserita nella società con un’immagine così rispettabile avesse altre pulsioni assai meno rispettabili?

Leggendo La mareggiata in barattolo il lettore viene piano piano immerso nella psiche di questa donna in un crescendo di fatti sempre più preoccupanti.

Lei interagisce, ovviamente, con altri personaggi che sono fondamentali tanto nell’innesco di tanti drammi, quanto per capire appieno il messaggio che questo thriller vuole dare. È un libro che non si mette giù finchè non si è arrivati alla fine ma ogni sua pagina contiene una pugnalata che fa malissimo e l’apice del dolore – che arriverà con un finale che lascia senza parole – si fa preannunciare sempre più opprimente.

Sicuramente tra tutti i personaggi che passano  nella sfera d’azione di Simonetta, sicuramente si ha un moto di tenerezza e tristezza sia per Umberto che per Martina, i quali viene spontaneo voler abbracciare come si fa con gli amici caduti nello sconforto in un momento di tristezza.

Chiara Menardo con questo suo primo libro colpisce nel segno trattando una storia ricca di emozioni e di colpi di scena, di brutalità e di amore, empatia e spietatezza. Sono tante le corde toccate e non è semplice parlarne perchè si rischia di dire troppo e togliere meriti al romanzo nella sua interezza.

Proprio come una mareggiata, questo thriller, è spettacolare da vedere se si è in luogo protetto, chiusi dentro alle sicura mura di casa propria, ma quando si vede quello che resta sulla spiaggia o nel mare si ha un’eco emozionale come se ci si trovasse ancora in balia delle onde senza trovare un appiglio per venire a galla.

 


 

INTERVISTA

La mareggiata in un barattolo, thriller che ho letto con piacere è il tuo esordio e ha creato suspense anche per un’altra ragione, non si sa quasi nulla sull’autrice. Raccontaci di te, chi è Chiara Menardo?

Chi sono? Eccomi! Ho cinquantun anni, due figli, un cane e un pesce rosso. Ho la grande fortuna di scrivere per professione, oltre che per lavoro visto che mi occupo di comunicazione, ufficio stampa e social media come free lance. Ho sempre amato la scrittura ma ho iniziato a scrivere narrativa in maniera più costante e sistematica – principalmente racconti – circa cinque anni fa. Il passo successivo è stato provare a far uscire quello che scrivevo dalle cartelle del computer e mettermi in gioco: ho mandato a qualche concorso letterario e, con mia enorme sorpresa, tra vittorie e piazzamenti me la sono sempre cavata abbastanza bene. È stato grazie a uno di questi concorsi che ho incontrato sulla mia strada Seven Blog, che si occupa di letteratura, narrativa e attualità. Ci siamo, per così dire, trovati immediatamente, e mi hanno chiesto di scrivere per loro due rubriche, sempre di narrativa: Diario XY, che dà una voce ai personaggi “minori” della letteratura – per esempio, Lydia Bennet di Orgoglio e Pregiudizio, Lorenza Pellegrini del Pendolo di Foucault, Penelope, la moglie di Lot, la donna trasformata in statua di sale nella Bibbia, e tanti altri…- come se fosse una pagina del loro diario; e Lettere dall’Ira: prendendo spunto da quello che succede intorno a noi, ho cercato capire, attraverso il racconto, cosa possono pensare e soprattutto sentire, per esempio, un bullo, un leone da tastiera, una ragazza che subisce una violenza, una moglie maltrattata, un uomo violento…Nel frattempo è nata La mareggiata in un barattolo e… voilà!

Come è nata l’idea che ha dato vita a La mareggiata in un barattolo?

È un romanzo nato, possiamo dire, “per affioramento”. In effetti in origine non doveva essere un romanzo, ma un racconto breve: volevo scrivere qualcosa sulle persone che sentono il bisogno di evadere dalla quotidianità e dalla noia, e l’idea dei siti di incontri per persone sposate – qualche anno fa c’era stato uno scandalo in Canada su questi tipi di portali che me ne ha fatto scoprire l’esistenza, il primo spunto è venuto da lì – mi era sembrata intrigante da raccontare. Da quello spunto iniziale i personaggi e le situazioni sono emersi come se fosse inevitabile andare avanti. Mi sono trovata con la prima stesura del romanzo in mano quasi senza rendermene conto. Poi è iniziato il lavoro di correzione, taglio, aggiunta, affinamento, più razionale e metodico. Ma fino a un certo punto: Simonetta e gli altri, anche in questa fase hanno, se mi permetti l’iperbole, voluto dire la loro.Scrivere La mareggiata in un barattolo è stata un’esperienza molto bella e strana allo stesso tempo perché è stata inaspettata e naturale.

Nel tuo romanzo tratti molto approfonditamente i mondi interiori di tutti i personaggi e in particolare quello di Simonetta. A chi ti sei ispirata per creare così tante personalità?

Ripensandoci a mente fredda, ti dirò: Simonetta, così come tutti i personaggi che ho fatto vivere ne La mareggiata in un barattolo, sono un po’ come dei puzzle che si sono ricomposti sotto le mie dita. In ogni personaggio c’è un po’ di me e qualcosa delle persone che ho incontrato nel tempo, anche solo per un istante, e che mi ha lasciato una traccia. Simonetta, Umberto, Giorgio, Martina, Emma e Cristina non sono persone vere e reali cui mi sono ispirata e ho preso a modello, ma brandelli di tanti qualcuno che ho conosciuto e che mi hanno, senza saperlo, regalato qualcosa di sé. Poi, quando scrivo, mi piace molto cercare di sentire quello che sta provando in quel preciso momento il personaggio: le emozioni, cosa vede, come lo vede, cosa sente anche fisicamente, dalla sensazione di un tessuto sulla pelle all’emozione, al pensiero… ed è quello che cerco di descrivere, quello che, in fondo, mi piace di più raccontare.

Anche se il libro si svolge a Torino in alcuni momenti menzioni il mare e citi anche Laigueglia. Io, da ligure, non posso che chiederti se sei affezionata a questo luogo e perchè hai deciso di inserirlo nel tuo romanzo.

Ho un rapporto speciale con Laigueglia. La Liguria è, per noi piemontesi, la spiaggia “naturale” ma purtroppo non l’ho mai frequentata molto. Ho scoperto Laigueglia qualche anno fa, in un bellissimo week end improvvisato con mio figlio minore, e mi sono innamorata dei suoi scorci, di alcuni piccoli angoli scrostati e, allo stesso tempo, molto romantici e suggestivi, dell’atmosfera che ho respirato. Così, quando ho pensato a una località di mare, la scelta naturale è stata la Liguria e, ovviamente, Laigueglia.

Leggi molto? Quali sono gli autori preferisci e che sono stati formativi per te?

Sono una lettrice forte e onnivora. I libri sono sempre stati per me un rifugio e un conforto e amo anche rileggere: trovo che ci siano libri che hanno molto da dire anche e soprattutto in seconda, terza o, perché no, quarta lettura. Amo molto Umberto Eco, Il Nome della Rosa e Il pendolo di Foucault in particolare (ho perso il conto di quante volte ho letto il Pendolo, in effetti…); Tolkien, Yukio Mishima, Phillip Roth, o i grandi classici inglesi come Jane Austen e le sorelle Brontë. E poi i gialli e i thriller, da Patricia Cornwell a Jeffery Deaver, a Stephen King. Insomma, di tutto un po’: ho una pila di libri da leggere sul comodino che vanno da La ragazza con la Leica all’Antologia di Spoon River… Come aspirante autrice, credo che due siano stati i libri illuminanti: On Writing di Stephen King, che per me è diventata quasi una Bibbia, e L’arte di scrivere un romanzo di Murakami Haruki.

Hai già in mente altri romanzi? Quali sono i tuoi piani per il futuro?

Ho un paio di progetti sui prossimi romanzi: un epistolario tra due sconosciuti destinati a non incontrarsi mai, e uno che riguarda due sorelle. In più, mi piacerebbe riuscire a pubblicare una raccolta dei miei racconti: è un progetto che mi sta frullando in testa da un po’ ma vorrei coinvolgere anche altri, quindi per ora taccio, per scaramanzia…

Leggi il genere Thrillernordico? Quale è il tuo autore preferito in questo genere?

Certo che lo leggo! Ho ovviamente divorato la serie di Millennium di Stieg Larsson e mi piace molto Camilla Läckberg. Trovo che il thriller nordico abbia una dimensione raccolta e intima che non si trova altrove e che mi piace. In particolare trovo la Läckberg molto brava a portare il lettore tra le vie e nelle case di Fjällbacka: è capace di fargli sentire il profumo di caffè e di dolci alla cannella, o lo scricchiolìo della neve sotto le scarpe. È un modello di scrittura nel quale mi riconosco: lo trovo, come posso dire? quasi sensoriale.

E, infine, grazie di cuore, per aver letto La mareggiata in un barattolo e per aver voluto sapere qualcosa di più su di me.

Chiara Menardo


Chiara (Elena) Menardo, torinese del 1968, diploma di Liceo linguistico e laurea in Scienze Politiche all’Università di Pavia, lavora nell’ambito della comunicazione come addetta stampa, copywriter e digital PR free lance. Ha vissuto all’estero per alcuni anni, in Belgio e negli Stati Uniti, e parla fluentemente inglese e francese. Scrive racconti, alcuni dei quali hanno ricevuto menzioni in diversi concorsi letterari. Dal 2016 collabora assiduamente con il blog culturale SevenBlog. È responsabile di due rubriche: DiarioXY, pagine idealmente strappate dal diario di un personaggio letterario (http://www.sevenblog.it/category/lussuria/diarioxy/); e Lettere dall’Ira, epistolario di persone apparentemente comuni, eppure impregnate di crudeltà, ispirato a fatti di cronaca e di costume (http://www.sevenblog.it/category/ira/lettere-dallira/). La mareggiata in un barattolo è il suo primo romanzo.

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