Recensione di Sabrina De Bastiani
Autore: Marina Di Guardo
Editore: Mondadori
Collana: Omnibus italiani
Genere: thriller psicologico
Pagine: 256 p.
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. Dopo Com’è giusto che sia, Marina Di Guardo ci regala un nuovo, sorprendente thriller, un meccanismo aorologeria dalle tinte rosso scuro di Basic Instinct, un tuffo nei luoghi oscuri che si annidano in ognuno di noi. «Aprì la porta nel silenzio più totale. Deglutì, si schiarì la voce ed entrò con passo sicuro. Per la prima volta, varcandoquell’ingresso, non si sentì il bambino impaurito e soggiogato che era stato un tempo. L’avrebbe cercata in ogni angolodella casa, ma soprattutto lì. Per non perderne la memoria» Giorgio Saveri non ha nemmeno quarant’anni ma sulle spalle ha accumulato abbastanza delusioni da ritirarsi a vivere nella magione di famiglia, una lussuosa e antica villa sulle colline piacentine ricca di opere d’arte. Unico contatto con ilmondo è Agnese, la domestica che l’ha cresciuto al posto della vera madre, una donna algida morta molti anni prima in un incidente stradale, e del padre dispotico, che fino al giorno del suo suicidio non ha mai perso occasione di denigrarlopubblicamente. Tutto cambia la notte in cui Giorgio si imbatte nella fascinosa Giulia, che ha il dono di capirlo come mai nessun’altra persona prima ma che di sé racconta poco, e che lo imbriglia in una relazione ambigua e ad alto tassoerotico. Quando però Agnese scompare nel nulla, Giorgio non ci sta, e inizia a indagare. Presto, il cerchio intorno allebugie di Giulia si stringe, ma lei non è l’unica a nascondere segreti…
Recensione
Non si ha il coraggio di guardare in faccia il male, non si riesce ad andare al di là delle apparenze. E’ più facile cercare una realtà che ci fa comodo, piuttosto di considerare che l’abisso potrebbe essere molto più profondo.
La famosissima scena della doccia in Psycho. Alfred Hitchcock. Rimasta nell’immaginario della quasi totalità di noi, impossibile pensarla o rivederla ancora oggi senza provare inquietudine, senso di paralisi, orrore, brivido. Eppure il film è girato in bianco e nero, la figura dell’omicida si intravede appena tra la tenda della doccia, la mano assassina che brandisce il coltello quasi una sorta di ombra cinese.
Parto da questo paragone cinematografico per due motivi.
Il primo è che La memoria dei corpi di Marina Di Guardo ha il passo e la resa immaginifica adatti ad essere trasposto sullo schermo.
Il secondo è che in pochi thriller la tensione e la paura vengono portati ai massimi livelli senza alcun eccesso, senza pugni nello stomaco, ma per sottrazione. Sottrarre alla vista, lasciare serpeggiare nella mente dei lettori il dubbio, avvolgere, insinuare.
Così l’Autrice, attraverso una scrittura elegante e moderna, raffinata e acuminata, en souplesse, imbastisce una storia calamitante che strega i lettori, li prende per mano, e svolge via via la tela tessuta, fino a squarciarla improvvisamente sull’abisso di un male al contempo atavico e fortemente radicato nel presente.
Penso (…) a quanto il nostro destino sia già delineato alla fine. Si cerca di percorrere strade diverse per scoprire di arrivare sempre allo stesso punto.
Sono tre i personaggi principali che animano queste pagine di Di Guardo, l’avvocato Giorgio Saveri, voce narrante ed occhio sul circostante e due donne, a modo loro entrambe misteriose:
Giulia, l’incontro casuale
C’era qualcosa di inespresso in lei, un comportamento che non riusciva a comprendere appieno.
Forse era proprio quello ad affascinarlo.
E, una volta di più, quella maledetta sensazione che gli stessero sfuggendo dettagli importanti, proprio come avviene guardando la foto di un ritratto poco nitido, sfuocato. E i dettagli contano, maledettamente ….
Marta, l’ex compagna di scuola
Come se Marta seguisse un invisibile copione, come se dietro ogni suo gesto ci fosse un significato profondo.
Se spiegata dal gran fascino e dalla bellezza è l’attrazione immediata che Giorgio prova per la prima, difficilmente spiegabile è la sottile repulsione verso di lei, che pure l’uomo, allo stesso tempo, non riesce a scacciare
Pensò a lei come a un puzzle dai tasselli apparentemente incastrabili, ma non adatti a incunearsi l’uno con l’altro. Giusto un millimetro in più o in meno e tutto diventava impossibile da assemblare, un quadro d’insieme destinato a restare incompiuto.
Seppur più blanda, anche verso Marta Giorgio prova una certa attrazione, ma sceglie, e qui riesce a farlo, ogni volta di non andare oltre, perchè Marta, si trova spesso a ripetere, è pura, mentre Giulia
sapeva scavare nei suoi abissi più insondati. Condurlo fino alla soglia dell’inferno per poi tendergli la mano e farlo rinascere.
Fino a quando sarebbe durato quel gioco?
Ma chi è davvero Giulia, oltre ad essere la sola in grado di dare sapore alla vita di Giorgio, di guarirlo da quella sorta di apatica disgeusia
Lui riprese la forchetta, attaccò una fetta di salame, la masticò con cura, come a cercare a tutti i costi quel sapore che non riusciva ad avvertire.
leit motiv delle sue giornate, almeno dalla fine del suo matrimonio?
Questi I vertici del triangolo, queste le dinamiche, le sinergie in campo. Ma attenzione, La memoria dei corpi è quanto di più distante, nonostante la forte componente erotica di alcune pagine, peraltro mai fine a se stessa, dall’essere un romanzo di torbide liasons dangereuses sentimentali.
E’ qualcosa di molto diverso, che va al nucleo di situazioni irrisolte e devianti ed è qui che l’Autrice emerge con grande maturità e profondità di visione, nonchè capacità descrittiva.
Emerge nel saper tratteggiare e delineare i suoi personaggi attraverso dettagli, gesti ripetuti in apparenza innocui ma a ben guardare rivelatori di un danno subito. E da questo gioco nessuno è escluso.
Le persone danneggiate sono pericolose. Sanno di poter sopravvivere.
Josephine Hart, Il danno
Ecco la cifra che più terrorizza di questo romanzo. L’imprevedibilità. Il senso del pericolo imminente. Se tutti siamo a modo nostro danneggiati, o potenzialmente tali, chi ha subito il danno più grande? E cosa lo ha reso in grado di fare? Come si inquadrano in queste vite accidentate ed accidentalmente (?) intersecantesi,le misteriose sparizioni di donne che da tempo affliggono il paese e le vicinanze?
Giorgio Saveri, descritto mirabilmente da Marina Di Guardo in poche parole, è pervaso da un’inquietudine molesta che non lo abbandonava mai. Un’intuizione che non riusciva a emergere.
Qualcosa gli sfuggiva.
Ma a quel qualcosa, in definitiva, non si può sfuggire, così come non si può sfuggire alla presa di questo thriller evocativo e potente, che lega alle pagine, ai capitoli che si susseguono brevi e allo stesso tempo colmi di indizi, di rimandi lasciati tra le righe come briciole di pane di un Pollicino sempre più consapevolmente vicino alla tana dell’orco.
Marina Di Guardo
Marina Di Guardo Di origini siciliane, ma cremonese di adozione ha lavorato molti anni nella moda prima di dedicarsi alla scrittura. Tra i suoi libri: L’inganno della seduzione (Nulla Die 2012), Non mi spezzi le ali (Nulla Die 2014), Bambole gemelle (Feltrinelli), Com’è giusto che sia (Mondadori 2017) e La memoria dei corpi (Mondadori 2019).
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