La mia creatura




Silena Santoni


DETTAGLI:

Editore: Giunti

Genere: Narrativa

Pagine: 288

Anno edizione: 2024

Sinossi. Da sempre, Mary inabissa il suo straordinario talento di scrittrice sotto il peso dei fantasmi e delle colpe. È solo l’amore folle per Percy Shelley che la tiene in vita: per quell’uomo anticonformista e geniale, romantico e crudele, Mary è disposta a tutto. Anche a perdere sé stessa. Pierre è un montanaro pacifico e curioso che gestisce con la moglie una locanda sulla riva del Lago di Ginevra. Quando vede sopraggiungere a Villa Diodati l’eccentrico poeta Lord Byron con i suoi ospiti, ne è stregato. Inizia a spiarli: Percy Shelley, Claire Clairmont, Polidori si lasciano andare alle più depravate sregolatezze mentre ai margini, come estranea agli eventi, Mary li osserva. È il 1816, “l’anno senza estate”, e a Villa Diodati sta per consumarsi una vicenda oscura che, fra crimini e inquietanti ossessioni, porterà Mary a concepire la sua creatura: un mostro spietato che, nel metterla di fronte agli incubi più cupi, le darà finalmente anche la forza di liberarsene. Per diventare immortale. Un romanzo gotico ispirato alla vita di Mary Shelley che intreccia verità e finzione in un’emozionante storia di rivalsa femminile. Un’eroina tormentata, magnetica, indimenticabile.

 Recensione di Loredana Gasparri


La prima frase della sinossi è quella che mi ha catturato da subito, senza un dubbio. E quel nome, Mary.
Mary Shelley. È una delle mie eroine letterarie, dal primo momento in cui studiai della sua esistenza, prima ancora di leggere il suo libro, Frankenstein.

Mi sono sempre domandata che cosa l’avesse spinta a creare una storia così precisa, complessa e spaventosa, partendo da un argomento così poco… ‘femminile’. Glielo avrei chiesto, se avessi potuto.

E non solo per questioni banali come quella di ridurre i temi letterari ad argomenti-da-donna e argomenti-da-uomo come se si trattasse di abbigliamento.
Scrivere di mostri, e della segreta aspirazione umana di derubare la morte delle persone che si porta via, richiede una certa dose di temerarietà, una volontà di addentrarsi in territori sconosciuti, spinosi e pieni di spaventi.

E di quelli che rimangono perennemente avvolti nel mistero, perché a oggi, pur con i macchinari fantascientifici della medicina moderna, quella soglia rimane sempre a senso unico. L’attraversi, ma non la riattraversi in senso contrario, se non in casi estremamente, estremamente particolari. E molto rari.

Questo libro, che si ispira liberamente alla vita del personaggio storico Mary Shelley e di altri illustri compagni come il marito Percy Shelley, lo stravagante Lord Byron, racconta come la scrittrice arrivò a concepire la sua opera più famosa, tramite un bellissimo e bilanciato gioco di verità e finzione. Ho ammirato la credibilità con cui l’autrice ha modellato la sua storia nel solco delle vicende reali di Mary e dei suoi compagni, inserendo elementi soprannaturali, crudeli, ambigui e inquietanti, al limite del pauroso.  

Ambiguo, inquietante e crudele, per esempio, costituiscono il trio di parole con cui definirei questo libro. Come i personaggi di Percy Shelley e Lord Byron: così presi da sé stessi, dalla propria auto-validazione, dal soddisfacimento dei propri piaceri e volontà, da non fermarsi davanti a niente e nessuno.

I rapporti umani diventano storie utili e divertenti finché distraggono e forniscono piacere, altrimenti si trasformano in seccature di cui sbarazzarsi al primo passo. Matrimoni, figli, vita domestica, responsabilità di fronte a famiglia e società sono catene fastidiose, attentati alla crescita individuale e allo sviluppo del talento letterario, tentativi di trarre in schiavitù il libero pensiero e il libero amore.

Persino il rispetto della vita diventa… un fastidio.

È Mary Shelley che ci racconta di questo mondo ambiguo e crudele, in cui è immersa fin dalla sua nascita, e di cui mal sopporta le regole. Ha talento, desiderio di emergere e di amare, e di essere amata, ma l’incontro fatale (per il suo cuore) con Percy Shelley la porta in esilio da sé stessa, costringendola suo malgrado a comportarsi in contrasto con quello che sente davvero.

L’unica voce estranea a Mary, che ci sussurra nell’orecchio, appartiene a Pierre e Halle, due albergatori inventati, proprietari dell’Hotel d’Angleterre sul lago di Ginevra, che avranno un ruolo fondamentale per il libro e la vita della scrittrice.

Se amate la letteratura inglese, soprattutto quella nata in quel periodo dell’Ottocento che le antologie indicano come ‘gotico’, se avete letto Frankenstein, se vi siete mai domandati come avrebbero potuto essere dal vero personaggi storici come Shelley, Byron, il suo medico e assistente personale John Polidori, allora questo libro fa per voi. 

Se vi piace addentrarvi in quei libri che nascono dal vortice congiunto di realtà storica e finzione, e vi stimolano riflessioni su temi spinosi e misteriosi, trascinandovi fuori dalla vostra zona di comfort, allora questo libro fa per voi.

Non lo aprite, però, se cercate l’esatta spiegazione e rivelazione di come sono andate davvero le cose. Alcuni eventi, alcune persone, alcune situazioni devono restare nell’ombra da cui sono nate.

Godetevi il viaggio.

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Silena Santoni


è nata e vive a Firenze. Per molti anni ha insegnato Lettere nella scuola secondaria di I e II grado. Scrive brani e adattamenti teatrali per la compagnia Katapult, nella quale ha a lungo recitato. Una ragazza affidabile (2018), il suo romanzo d’esordio, è stato un grande successo di critica e pubblico, al quale hanno fatto seguito Piccola città (2020) e Volver (2022), tutti pubblicati da Giunti Editore.

A cura di Loredana Gasparri

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