Recensione di Sara Zanferrari
Autore: Gabriele Dadati
Editore: Baldini + Castoldi
Genere: narrativa
Pagine: 224
Pubblicazione: 12 novembre 2020
Sinossi. Piacenza, dicembre 2019. Sono trascorsi dieci anni da quando si è spento Stefano Fugazza, l’indimenticato direttore della Galleria d’arte moderna Ricci Oddi, e fervono i preparativi per la mostra che lo celebrerà. A curarla è stato chiamato Gabriele Dadati, che era il più stretto collaboratore dello studioso nell’ultimo periodo della sua vita. Quando l’allestimento è ormai concluso, avviene un fatto clamoroso: a distanza di ventitré anni dal furto, fa la sua ricomparsa in città Ritratto di signora di Gustav Klimt. Un capolavoro divenuto celebre nella primavera del 1996, quando si scoprì che il maestro viennese aveva inspiegabilmente dipinto due volte la stessa tela, e che fu sottratto al museo pochi mesi dopo in maniera rocambolesca. La notizia fa il giro del mondo. Dal «New York Times» alla BBC, da «Le Figaro» allo «Spiegel»: tutti ne parlano. Sembra quasi un risarcimento ideale per la memoria dello storico dell’arte, che a lungo aveva convissuto con il dolore e l’umiliazione per quella vicenda. Ma chi rubò l’opera? Chi l’ha restituita ora, infilandola in un sacco della spazzatura e nascondendola in una nicchia sporca e umida? E prima ancora: chi è la donna ritratta in due momenti diversi da Klimt? Qualcuno è depositario delle risposte a tutte queste domande. Con lui, all’indomani dell’inaugurazione, Dadati trascorrerà una lunghissima giornata. Scoprendo nelle sue parole una vicenda incredibile e struggente che inizia a Vienna nel 1910, attraversa tutto il Novecento e arriva fino a noi. Tra verità e menzogne.
Recensione
Gli amanti dell’arte e del mistero non possono assolutamente lasciarsi sfuggire quest’ultimo lavoro di Gabriele Dadati.
Dadati, che ci ha già dato prova della sua abilità di narratore, tessitore di storie, fine ricercatore e conoscitore di arte e storia con “L’ultima notte di Antonio Canova” e “Nella pietra e nel sangue”, entrambi editi sempre da Baldini+Castoldi, con “La modella di Klimt”, ancora una volta mescola realtà e fantasia, passato e presente, per regalarci una vicenda intrigante sia per chi ama addentrarsi nel giallo sia per chi ama lasciar battere il proprio cuore.
Infatti, una cosa che il giovane autore sa fare benissimo è il gioco di scavare nell’animo dei suoi personaggi, che, benché storici, vengono ritratti con le loro emozioni, relazioni e vicende private, in un modo tale che i lettori riescono a sentirli vivi e veri.
E’ cosi che fra verità e finzione si dipana la storia a dir poco rocambolesca (ma soprattutto vera!) del furto nel 1997 e del ritrovamento nel 2019 di questo stupendo dipinto di Gustav Klimt praticamente nel medesimo luogo, ovvero la Galleria d’arte Ricci Oddi di Piacenza, dove Dadati ha lavorato per alcuni anni come assistente di Stefano Fugazza, deceduto nel 2009, che mai si era del tutto ripreso da quell’avvenimento accaduto quando egli era direttore.
Una storia incredibile che ha tenuto il mondo dell’arte con il fiato sospeso per più di vent’anni e che si presta con una certa facilità a diventare la naturale protagonista di un romanzo a dir poco avvincente.
Dadati, tuttavia, fa molto di più che raccontarci la storia di questo quadro, per altro oggetto non solo di furto e ritrovamento, ma anche di un secondo mistero: pare infatti che del “Ritratto di signora” non ne esista solo una copia, bensì due, seppur diverse fra loro. A scoprirlo una giovane studentessa italiana nel 1996, che mette in relazione il dipinto esposto a Piacenza con un altro ritratto dato per perduto, presente nel suo fascicolo di storia dell’arte.
Ecco che Dadati, attingendo, come sua prassi, da tutte le possibili fonti d’archivio storiche, artistiche, giornalistiche (nonostante le numerose difficoltà dovute alla pandemia, visto che ha scritto proprio nel periodo in cui il nostro Paese è stato forzatamente bloccato) costruisce intorno al dipinto di Klimt la storia della giovane donna ivi ritratta, così diversa dalle donne sensuali e circondate d’oro per le quali siamo usi ricordarlo.
Una donna affascinante in modo del tutto peculiare, dalla delicatezza e ingenuità di uno sguardo che ammalia come una Mona Lisa di ben altro lignaggio. Intorno ad Anna, questo il nome della “modella per un giorno”, giovane donna che poserà solo una volta nella sua breve vita per questo quadro, nasce la sua propria storia, legata a quella del famoso pittore in modi del tutto inattesi, di un figlio e del figlio del figlio, legati fra loro da un destino crudele che sembra abbattersi sulla stirpe fino a “pretendere” un qualche sacrificio estremo che possa interrompere il maleficio.
All’inizio e alla fine di tutto questo troviamo l’autore stesso, che in prima persona narra ai giorni odierni, per poi sparire a inizio secolo, lasciando la scena a Vienna, a Gustav, Anna, Gustav (jr.), Fridolin, Emilie, ed altri attori minori, dei quali i lettori si chiederanno se siano o meno esistiti veramente, tanto bene vengono delineati che paion vivi.
Dei misteri che avvolgono il ritratto, qualcuno pare conoscere le risposte e volerle rivelare proprio all’autore, mentre il quadro viene ritrovato alla vigilia dell’apertura di una mostra.
E proprio alla fine di novembre 2020, a due settimane dalla pubblicazione del romanzo, il “Ritratto di Signora” è tornato ad essere esposto alla Ricci Oddi. Diversi eventi sono previsti in suo onore, fra i quali la mostra dal titolo “Klimt e i maestri segreti della Galleria Ricci Oddi” prevista dal 28 marzo all’11 ottobre 2022.
In qualunque caso, dopo aver letto questo romanzo, l’unica azione possibile sarà quella di andare in galleria a trovarsi vis a vis con Anna e perdersi nel suo sguardo enigmatico e dolcissimo.
“Ed eccola lì, di fronte a se stessa come in un sogno partorito da quei giorni di sogna che aveva trascorso nello studio. [….] A completare l’espressione del volto. Un’espressione che la ragazza non sapeva esserle propria. Quell’altra Anna che emergeva dal verde tumultuoso dello sfondo era una seduttrice. Apparteneva al mondo e il mondo era suo.
“Ti piace?”
“E’ davvero bellissimo. Io sono….” Non sapeva completare la frase. Ma non era importante. Il pittore e la sua modella rimasero volentieri fianco a fianco in silenzio a guardare la tela ancora un po’.”
A cura di Sara Zanferrari
Gabriele Dadati
(Piacenza, 1982) ha pubblicato vari libri, tra cui “Sorvegliato dai fantasmi” (2008), finalista come Libro dell’anno per Fahrenheit di Radio 3 Rai, e “Piccolo testamento” (2011), presentato al Premio Strega l’anno seguente. Nel 2009 ha rappresentato l’Italia nel progetto «Scritture Giovani» del Festivaletteratura di Mantova. Nel 2018 ha pubblicato “L’ultima notte di Antonio Canova”, finalista al Premio Comisso, e a gennaio 2020 il giallo storico “Nella pietra e nel sangue” ambedue per Baldini+Castoldi.
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