La moglie del becchino




Frédéric Dard


Traduttore: Elena Cappellini

Editore: Rizzoli

Collana: Nero Rizzoli

Genere: Noir

Pagine: 208

Anno edizione: 2024

Sinossi. Se fosse stata di Parigi, avrebbe avuto quel che le mancava di più, ovvero un certo senso dell’eleganza. Non sarebbe mai dovuto restare in quella mortifera cittadina della provincia francese, una volta saputo che il posto di lavoro per cui era giunto fin lì era stato assegnato a qualcun altro; ma fra Blaise Delange e il treno che poteva riportarlo a Parigi ci si mette un portafoglio smarrito, e tanto basta a innescare la torbida macchinazione del caso. Delange nel portafoglio trova dei soldi, la carta d’identità di una donna di nome Germaine Castain, la foto di un uomo. E scopre, dopo avere deciso di restituirlo, che l’irresistibile Germaine, occhi azzurri malinconici un po’ troppo grandi, aria sottomessa, fascino esplosivo, è la moglie del becchino del paese, il bilioso e manesco Achille Castain. Accolto nella tetra casa della coppia, dopo avere incassato i ringraziamenti di rito Delange si lascia convincere a lavorare nell’impresa di pompe funebri, scoprendosi con sorpresa molto adatto allo stravagante ruolo, nonché a quello di focoso, soggiogato amante di Germaine. Uno strano triangolo va formandosi, tra quelle quattro mura “rivestite di carta da parati giallastra, del colore di una malattia incurabile”, cui presto si aggiunge un quarto incomodo. E allora in quest’atmosfera plumbea accesa di ossessioni, in un nervoso crescendo di tensione, le gelosie incrociate e l’amour fou non lasceranno scampo.

 Recensione di Sabrina De Bastiani

Signor  Delange… Ha paura dei morti?

Conoscere il passato delle persone è come rivoltare una grossa pietra sul terreno: sotto è pieno di animaletti sporchi e neri che strisciano.

Porta la sua cifra nel cognome, Dard. 

Dardi,  infatti,  sono i suoi noir.

Veloci, fulminei, diretti, nell’impianto della trama.

Pungenti e graffianti nei messaggi sociali non tra le righe ma, francamente espliciti nelle righe.

E’ il coraggio dei deboli, quando hanno ricevuto abbastanza schiaffi, levano il disturbo.

Precisi, mirati, efficaci nella scrittura.

Attraverso le tende della finestra, intravedevo la luce sulfurea di un lampione a gas in mezzo alla piazza. E nella foschia notturna, la fiamma verde palpitava come le ali di una farfalla agonizzante.

E’ un dardo in tutte le declinazioni di cui sopra  “La moglie del becchino”, uscito per Nero Rizzoli con l’ottima traduzione di Elena Cappellini.

Un noir bruciante che prende fuoco e abbrivo nella culla di una provincia sonnolenta e anestetizzante, dove tutto sembra scorrere placido secondo ritmi lenti che  assecondano la natura.

La provincia è un oppiaceo. L’aria è dolce e la vita non ha la stessa consistenza che ha a Parigi. È più densa, più pesante, più ricca di significato.

Ma è una bugia, la prima di tante che andremo a scoprire. 

Perchè in queste pagine, a partire dall’ambiente provinciale, tutto tranne che sonnolento è, e a maggior ragione sarà, da quell’evento scatenante che ci avvinghia sin dalle prime righe e che  si concatenerà ad altri portando a risvolti impensati.

Ci invita e ancor di più  ci invoglia a guardare oltre le apparenze, Dard, stringendoci  in una spirale nera che non può che colpirci una volta di più per la modernità dei contenuti, anche nella loro declinazione, che pur calandoci nella realtà francese degli anni cinquanta  sono espressione di  una lingua universale.

Temi archetipici, se vogliamo, quelli di una donna di estremo fascino e bellezza, indifesa di fronte alle storture della vita, di un uomo di città, e che città, qui, Parigi, smaliziato e esperto, travolto  da una slavina di passione e amour fou, laddove tutti gli ostacoli, umani e materiali, che ne impediscono la realizzazione, lungi dal far desistere, si mostrano coriacei nel generare la più pervicace delle ostinazioni nel rimuoverli.

Complice il caso? Quanto? Come? O è una bugia anche questa e il caso siamo noi?

Siamo negli anni cinquanta, dicevamo,  in queste pagine, e le stesse sono figlie della loro epoca, non ripensate a posteriori, eppure basta alzare lo sguardo  al televisore e inevitabilmente imbattersi in serie di enorme successo, come Berlino o The perfect couple, per capire quanto certe tematiche siano davvero al di fuori del tempo e dello spazio e decisamente dentro il nostro immaginario.

L’enorme talento di Dard, il sapiente uso delle parole, la profondità psicologica e la perfetta declinazione dei personaggi, un ritmo mai calante, si realizzano a pieno nel suo mirare le parole e centrarle una a una. Come un dardo, ça va sans dire.

Non una di più, non una di meno. 

Ma quella giusta, senza sconti.

Essenziale, eppure lirico.

Mi sentivo crudele come la vita.

Mai, però, impietoso, Monsieur Dard e per questo, anche, la si ama.

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Frédéric Dard


(1921-2000) ha iniziato a pubblicare romanzi alla fine degli anni Quaranta e i 175 volumi della serie del commissario San-Antonio sono stati uno dei più grandi successi editoriali francesi della seconda metà del Novecento. Parallelamente, Dard ha scritto numerosi altri romanzi e racconti. Amico di Georges Simenon, come lui autore di una vastissima opera, Dard è considerato tra i più importanti esponenti del noir francese. Per Rizzoli sono usciti: Il montacarichi (2019), I bastardi vanno all’inferno (2021), Gli scellerati (2022), Prato all’inglese (2022) e Negli occhi di Marianne (2023).