LA MORTE
DIPINTA
Lisa Laffi
Editore: Tre60
Genere: Thiller
Pagine: 352
Anno edizione: 2024
Sinossi. Milano, oggi. Artemisia Gentileschi, trentaquattrenne direttrice del prestigioso museo Poldi Pezzoli, ha una carriera avviata e una vita apparentemente tranquilla dedicata al lavoro e alla cura del suo cane, Caravaggio. Ma il sogno di una normale routine va in frantumi quando, durante l’allestimento di una mostra con un famoso fotografo, Sebastian Garcia, Artemisia riceve alcune lettere anonime accompagnate da foto agghiaccianti. Qualcuno ha ucciso due persone e le ha utilizzate come macabri burattini per raffigurare, a modo suo, “La Calunnia” di Botticelli, e ha già preannunciato nuovi omicidi “ispirati” ai capolavori dell’arte. Paralizzata dall’orrore, Artemisia sprofonda nuovamente in un incubo che appartiene a un passato doloroso… Philadelphia, 2005. Artemisia è soltanto un’adolescente quando sua madre, Katherine, viene trovata morta in una lugubre raffigurazione del dipinto “Venere, Marte e Cupido” di Piero di Cosimo. Il primo sospettato è il marito, Pete Gentileschi, professore di Storia dell’arte, subito scagionato grazie all’alibi fornito dalla figlia. Ma l’omicidio resta senza un colpevole… Milano, oggi. Artemisia parte per Philadelphia in compagnia di Sebastian: sente di essere l’unica che può aiutare la Polizia a fermare l’assassino, e non ha mai dubitato dell’innocenza del padre. Ma il killer di Katherine è tornato a uccidere o si tratta di un imitatore? In una sorta di caccia al tesoro ingaggiata da lui come un gioco funereo, riuscirà Artemisia a fermarlo prima che porti a termine la sua ultima opera d’arte?
Recensione di Sabrina Russo
Cosa ci si aspetta di trovare in un thriller oltre a un omicidio e a delle indagini, che si concluderanno con la scoperta dell’insospettabile assassino? “La morte dipinta” è tutto questo, ma è indubbiamente anche un excursus approfondito e onorevole sull’arte, come bellezza capace di catturare, ammaliare e vivere nella memoria di chi guarda, per sempre.
Milano 2024. In quanto a conoscenze artistiche, Artemisia Gentileschi (lontana discendente della famosa pittrice del Seicento), poco più che trentenne, intelligente, bellissima e piena di interessi, è indubbiamente un’appassionata e un’esperta, grazie soprattutto al padre Pete, professore di storia dell’arte, che ha saputo trasmetterle questa passione fin da piccola.
In quanto direttrice del rinomato museo Poldi Pezzoli, è in attesa di iniziare uno shooting fotografico che vedrà splendide modelle impersonare quadri di famosi pittori del Rinascimento, come il Pollaiolo, il Boltraffio, il Botticelli, solo per citarne alcuni. Sebastian Garcia, il fotografo basco che si occuperà del set, dal momento in cui ha posato il suo sguardo su Artemisia, ha visto in lei la Venere del Botticelli, ragion per cui vorrebbe poterla fotografare, nonostante le sue reticenze.
Lo splendido momento che la vede trarre grandi soddisfazioni in ambito lavorativo verrà bruscamente interrotto da foto recapitatele, raffiguranti “La calunnia”, uno dei quadri più famosi del Botticelli. Impossibile non notare come i due protagonisti della scena, la Calunnia e il Calunniato, siano chiaramente morti.
Non meno drammatiche e minatorie le lettere che Artemisia ha ricevuto recentemente e che la costringeranno a tornare indietro nel tempo, a un fatto macabro che ha sconvolto la sua esistenza. Paura, sconcerto e un pessimo presentimento le sensazioni che prevarranno e che la vedranno costretta a tornare a Philadelphia, dove è cresciuta e rimasta fino all’età di sedici anni, ma dove non anela a ritornare.
Qui troverà ad attenderla persone a lei care, ma anche verità inaspettate e spaventose, in un intreccio di vite e rapporti familiari capaci di sconvolgere e annientare la maggior parte delle certezze che fino a ora hanno caratterizzato la sua esistenza.
Una protagonista coraggiosa Artemisia, che non desiste dal difendere chi ritiene innocente, pur mettendo a repentaglio se stessa. Determinata e testarda, vive l’assenza della madre come un vuoto incolmabile, e ora più che mai la ricerca della verità ma soprattutto del colpevole rappresentano il tanto desiderato epilogo.
“Vedo bene con gli occhi del cuore, mi dispiace soltanto di non essere riuscita a vedere ancora meglio con gli occhi veri, quella notte”.
La narrazione in terza persona alterna al presente momenti e accadimenti del passato, capaci di descrivere e caratterizzare i personaggi, numerosi, che sapientemente si amalgamano e interagiscono in una trama indubbiamente ben strutturata, coinvolgente, capace di stupire il lettore creando suspense e non lesinando colpi di scena.
Primo libro che leggo di questa autrice e personalmente sono rimasta affascinata dal modo in cui l’arte diventa in egual modo protagonista, subentrando sapientemente nella narrazione, così da renderla più ricca, affascinante, vera, grazie alle opere in questione che prendono forma nella mente del lettore e menzioni di luoghi e persone attinenti alla realtà, oltre a una breve e gradevole parentesi amorosa che la mia parte romantica non ha potuto non apprezzare.
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Lisa Laffi
è laureata in Conservazione dei Beni Culturali e vive a Imola dove fa l’insegnante. È autrice teatrale e di saggi di storia. Con Tre60 ha pubblicato i romanzi storici “L’ultimo segreto di Botticelli”, “La regina senza corona”, giunto al secondo posto al concorso indetto da Robinson come migliore biografia del 2020, e “L’erborista di corte”. Ha vinto i premi «Verbania for Women», «Alberoandronico» e «Terra di Guido Cavani».
A cura di Sabrina Russo
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