LA NURSERY




VIAGGIO NELLA LETTERATURA

CON LA PSICOLOGIA

Szilvia Molnar


DETTAGLI:

Traduttore: Francesca Pellas

Editore: Guanda

Genere: Narrativa

Pagine: 224

Anno edizione: 2024

Sinossi. Quando nasce un bambino c’è un prima e un dopo: il neonato varca la soglia di casa in braccio ai genitori e la trepidante attesa lascia subito il posto all’ansia, allo smarrimento, e anche a un energico desiderio di avere indietro la vita di prima. Troppo tardi. Quando i giovani protagonisti di La Nursery tornano dall’ospedale con la piccola Button, il bell’appartamento di New York dove hanno costruito una vita di lavori creativi e cene con gli amici diventa improvvisamente una nursery. In un angolo della camera da letto languisce il tavolo dove, solo qualche settimana prima, la narratrice traduceva e malediceva gli editori per i tempi stretti delle consegne. Ma quel vecchio mondo, la vecchia vita, ora è un ricordo lontano. Ora c’è Button, la cura di Button e… un anziano vicino un po’ strambo che un giorno bussa alla porta. Il mondo fuori, la Brooklyn con i bei tramonti e drink ai tavolini dei bar, diventa sempre più inaccessibile.

 Recensione di Ilaria Bagnati

Come sono solita dire, con la nascita di un figlio la vita non cambia ma ne inizia una nuova. Dico questo perché con un figlio, almeno i primi mesi, una mamma viene sempre dopo, i suoi bisogni vengono dopo quelli del figlio, ogni necessità di una mamma deve essere rimandata.

Ci si trova spesso impreparati ad affrontare tutto ciò, a mettersi da parte per accudire un figlio.

La protagonista di La nursery che di professione è una traduttrice, una volta arrivata a casa sente la nostalgia della vita precedente al parto, si sente diversa e inizia a raccontare di come le giornate con Bottone (nomigonolo datole dalla madre) siano tutte uguali, non si sa dove iniziano nè dove finiscono.

Tutte le giornate sono un susseguirsi di poppate, sonnellini in braccio, cambio pannolini e via che si ricomincia. Inoltre la donna si chiude in se stessa, non vuole più uscire di casa né vedere altre persone a parte l’anziano vicino da poco vedovo. 

Sicuramente la nostra protagonista sta vivendo una sindrome chiamata maternity blues, nota anche come sindrome del terzo giorno perché compare a 2-3 giorni dal parto e scompare entro una decina di giorni.

E’ dovuta principalmente ai bruschi cambiamenti ormonali successivi al parto, con caduta di livelli di estrogeni e progesterone. Questa sindrome colpisce il 50-80% delle neomamme ed è caratterizzata da tristezza, confusione, pianto frequente, ansia, instabilità dell’umore, stanchezza, ipersensibilità e confusione. Questa condizione tende a scomparire da sola anche se mamma e bambino hanno necessità di supporto e comprensione.

Dato che le neomamme vengono solitamente dimesse dall’ospedale pochi giorni dopo il parto, dovrebbero essere informate di questa condizione prima della dimissione.

E’ importante anche riconoscere una maternity blues perchè il 20% delle mamme che ne soffrono svilupperà in seguito una depressione puerperale.

Infatti purtroppo alcune situazioni tendono a non migliorare e addirittura ad aggravarsi sfociando così in una depressione post-partum. I sintomi più comuni sono sentimenti intensi di tristezza, collera, vergogna, incompetenza, difficoltà del sonno e calo dell’appetito. Spesso a questo stato mentale si associano maggiore irritabilità, trascuratezza verso sé stesse e il bambino e sintomi fisici come mal di testa. Inoltre possono essere presenti pensieri insistenti, anche se di breve durata, che ruotano attorno al fare del male al bambino o al farlo cadere. La donna del libro manifesta spesso questi pensieri: pensa di soffocare la bambina con un cuscino, di schiacciarla.

Quando si va incontro ad una vera e propria depressione post partum, i sintomi possono essere simili a quelli della depressione maggiore e possono essere tali da interferire anche con la capacità di prendersi cura del bambino, o nella gestione di altre attività. 

La depressione post partum viene spesso curata attraverso una corretta consulenza e terapia. Per quanto riguarda la consulenza, può essere d’aiuto parlare del proprio malessere con uno psichiatra, uno psicologo od un’altra figura che svolga una professione nel campo della salute mentale. Un’altra possibile soluzione deriva dall’impiego di farmaci antidepressivi, che generalmente vengono prescritti in caso di depressione post partum.

A mio parere La nursery in modo chiaro e limpido, talvolta anche in modo ironico, racconta molto bene il vissuto di molte neo-mamme. L’autrice è stata brava nel  descrivere sentimenti, emozioni e pensieri della protagonista e a mostrare anche i lati meno piacevoli della gravidanza e del post-parto. 

Consiglio la lettura di La nursery alle neomamme che si sentono incomprese, diverse e che provano sentimenti di colpa per ciò che provano e pensano. Consiglio la lettura anche ai neopapà che così possano provare a comprendere meglio le proprie compagne senza giudizio.

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Szilvia Molnar


nata a Budapest e cresciuta in Svezia, è la responsabile dei diritti esteri presso un’agenzia letteraria di New York. I suoi lavori sono stati pubblicati da numerose riviste internazionali, tra cui Guernica, Lit Hub, The Buenos Aires Review, Neue Rundschau. Attualmente vive a Austin, in Texas. La nursery è il suo primo romanzo, in corso di traduzione in numerosi Paesi.