Recensione di
Loredana Cescutti
Autore: Anne Holt
Traduzione: Margherita Podestà Heir
Editore: Einaudi
Serie: Selma Falck #1
Genere: Giallo nordico
Pagine: 536 p., R
Anno di pubblicazione: 2020
Sinossi. Selma Falck, ex atleta di fama mondiale e avvocato di grido, ha perso tutto. Il marito, i figli, il lavoro e il suo vecchio giro d’affari. Sola, emarginata e con un vizio che minaccia di trascinarla ancora più in basso, Selma si è rintanata in un lurido appartamentino nella zona più squallida di Oslo. Fino a quando Jan Morell, padre di Hege Chin Morell, campionessa di sci di fondo norvegese, non bussa alla sua porta. La figlia è risultata positiva al doping e rischia la squalifica dalle Olimpiadi di PyeongChang. Convinto che Hege sia stata sabotata, Jan offre a Selma il compito apparentemente impossibile di provarne l’innocenza. Ma quando Selma accetta l’incarico e inizia a investigare, uno sciatore della nazionale viene ritrovato morto dopo un allenamento. L’autopsia rivela tracce della stessa sostanza presente nel sangue di Hege. E mentre l’indagine si infittisce e un altro cadavere viene scoperto, Selma comincia a rendersi conto che anche la sua vita è in serio pericolo.
RECENSIONE
– Ma perché proprio io?
Jan Morell sorrise appena.
– Guardati allo specchio, – rispose con una punta di disprezzo. – Leggi il tuo curriculum. Se c’è qualcuno che ha la possibilità di scoprire cosa c’è dietro, sei tu. Atleta ai massimi livelli. Avvocato ai massimi livelli. Tre casi noti di doping di cui due vinti.
Inoltre, sei uno dei volti più famosi di tutta la Norvegia nonché un esempio di donna che gode di grande ammirazione.
«Avvincente, originale, sorprendente. Holt scrive con la maestria dei migliori scrittori scandinavi».
The Times
Un’autrice che non smette mai di stupire».
Verdens Gang
Va bene, lo ammetto, io credo di essere stata una fra le pochissime persone al mondo a non aver ancora mai letto nulla di Anne Holt, fino ad ora. Un’autrice prolifica norvegese che ha all’attivo un buon numero di pubblicazioni, e che è da poco tornata in Italia con questo nuovo romanzo intitolato “La pista” con il quale va a introdurre nel panorama letterario un nuovo personaggio, ovvero Selma Falck. Ma chi è in realtà la signora Falck?
“Abbiamo un accordo.
Uno: ti restituisco i soldi.
Due: restituisco l’abilitazione.
Tre: non giocherò mai più. A niente. In assoluto.
Ti sei dimenticata un punto. – Cosa? –
– Del nostro accordo. –
Punto quattro. Mi devi fornire la dichiarazione scritta di uno psicologo o psichiatra autorizzato dove si dice che sei in terapia.
Adesso toccò a Selma irrigidirsi.
– Quella clausola deve scomparire.
– Non se ne parla proprio.”
In poche parole, Selma è proprio questo, o sarebbe meglio dire, è ciò che ne rimane.
Aveva tutto e ora si trova con niente, vive in un buco alla periferia di Oslo, in un appartamento infestato dai topi, il marito l’ha allontanata, i figli la odiano e glielo ricordano quotidianamente attraverso messaggi sul telefono. Le uniche due figure che le restano fedelmente a fianco sono il gatto Darius a cui non è particolarmente affezionata e il suo migliore amico, Einar, un barbone che vive sotto il ponte dell’autostrada.
Insomma, come partenza potrebbe non apparire molto esaltante e vi dirò, nel decidere di affrontare questo libro ho fatto una mezza pazzia, sono rimasta incuriosita dalla sinossi ma non credevo che ne sarebbe potuto saltar fuori qualcosa di così particolarmente interessante e invece…
… invece è stata una sorpresa. Mi sono sentita catturare dalla storia che si mette in moto da subito che procede a velocità regolare e costante ma, che ti invoglia a proseguire grazie all’abilità che devo assolutamente riconoscere alla Holt, di inserire nuovi elementi a ogni pagina, a ogni capitolo e a ogni parte della storia, e qui sicuramente di vicende da prendere in considerazione ce ne saranno più di una. Tu leggi e leggi, i capitoli scorrono, tu percepisci di essere sempre più coinvolta e prosegui così, dicendoti: “Vado avanti ancora un po’ e poi mi fermo.”, ma così non sarà.
La narrazione avvince nella sua semplicità, arricchita da informazioni preziose che solo verso la fine si paleseranno e si riuniranno, con l’intento di fornire una chiarezza necessaria ad un lettore, che oramai non abbandonerà il libro fino che tutto non avrà una soluzione. E per tutto mi riferisco alla risoluzione dell’indagine ma anche agli scheletri di ognuno, che emergeranno con l’intento di farti comprendere alcune particolari situazioni.
Rispetto alla storia, i temi trattati sono di un certo peso, perché quando si va a toccare la nazionale norvegese per lo sci di fondo, è necessario muoversi con i piedi di piombo, poiché questo è indubbiamente lo sport nazionale, quello più importante fra tutti e la Norvegia, è la nazione regina che a ogni campionato e a ogni olimpiade porta a casa il numero più alto di medaglie in questa disciplina.
Insomma, un incarico difficile e un’indagine complicata e pericolosa.
Selma Falck si presenta come una donna potente o meglio, potente lo era e adesso è solo forte nel carattere ma deve trovare le giuste motivazioni per reagire, dato che ha una denuncia per appropriazione indebita che rischia di essere depositata entro breve. Per lei era normale muoversi e venir riconosciuta, considerata e adesso invece cerca di scomparire, di rendersi invisibile, di vivere sottotraccia, di non attirare l’attenzione. Leggendo è lei stessa, che un po’ alla volta ti racconta il perché sia così, ciò che l’ha spinta verso la vita sbagliata, verso quella malattia che lei non riconosce come tale.
“… il dolore piatto che avvertiva era profondamente diverso dall’intensità vitale, incontenibile che provava quando osava. Correva rischi. Gareggiava. Giocava.”
Il gioco e i tribunali la facevano sentire viva, mentre il resto della sua vita lo avvertiva come “qualcosa che va semplicemente fatto”. Ci si sposa perché tutti se lo aspettano e allo stesso modo, si fa figli perché le convenzioni sociali lo prevedono. Lei sa anche che non sono cose facili e piacevoli da ammettere, e spesso ha la percezione di essere sbagliata, di avere qualcosa di anormale. Poi però ci sono le carezze o gli abbracci sinceri destinati al suo amico Einar, donati non per prassi ma bensì per un vero sentimento, un legame che va oltre il dovere, che la porta ad occuparsi di lui per quanto possibile e fin dove l’altro glielo permette. Minestre e caffè caldo, cioccolatini, e tante parole.
Einar, anche lui una figura pittoresca, che brucia le pagine e ti arriva così, in tutta la sua apparente sgradevolezza. L’autrice stessa lo descrive sporco, puzzolente, con la testa che va per le sue, non molto presente ma poi quando parla con Selma emerge altro, una lucidità strana, obiettiva, che la guida a ragionare e riflettere. E tu ti chiedi: “Chi è quest’uomo, e che legame ci può mai essere fra lui e il più famoso avvocato di Norvegia?”.
Per conoscere la risposta, dovrete leggere il libro e così, ancora una volta verrete spiazzati da un’altra storia comune, che però assume importanza e ti dimostra nuovamente, se ce ne fosse bisogno, l’imprevedibilità della vita. Basta poco per cadere, e soprattutto poi, bisogna avere una grande mano per rialzarsi.
La trama è ben costruita, i personaggi sono caratterizzati talmente nel dettaglio, da finire per renderli quasi reali, vivi, vicini a noi. Non appaiono come dei super eroi che devono colpire il lettore con azioni ad effetto o comportamenti particolarmente stravaganti ma, sono al contrario uomini e donne che hanno un vissuto anche difficile e faticoso e che sono riusciti a sopravvivere, in qualche modo, fino ad ora.
Permettetemi poi un breve cenno per le ambientazioni che ho trovato spettacolari. A ridosso del Natale, periodo nel quale è ambientato il libro, accompagnata dalle parole dell’autrice, mi sono immaginata case dai tetti ricoperti di neve bianca e soffice come zucchero a velo, prati allo stesso modo avvolti dal bianco, puliti, incontaminati se non per le tracce delle impronte lasciate dalle alci che scendono a valle per cercare qualcosa da mangiare. Carote e mele posizionate volutamente davanti alle abitazioni dagli stessi proprietari, a beneficio di questi animali, affinché possano nutrirsi e sopravvivere alla stagione fredde.
La sintonia con i personaggi, con la scrittura per me assolutamente nuova in quanto neofita lettrice di Anne Holt, con i ritmi e con il favoloso intreccio che un po’ alla volta viene dipanato all’interno del libro, è stata totale. Una lettura decisamente interessante, ricca di contenuti sia per quanto riguarda le nozioni tecniche sia per l’analisi sociale di un paese come la Norvegia, ovviamente diverso dal nostro.
Posso dire in assoluta tranquillità e con convinzione, che nel tempo leggerò sicuramente anche i libri di quest’autrice che fanno riferimento ad altre serie, perché sono veramente rimasta conquistata da questa scrittura, che pur non presentando veri e propri effetti speciali ti rapisce da subito, finendo per intrappolarti nella storia come in una ragnatela, senza via d’uscita.
A presto Selma!
Anne Holt
(Larvik, 16 novembre 1958) è una scrittrice, avvocato e giornalista norvegese. È cresciuta a Lillestrøm e Tromsø per poi trasferirsi ad Oslo nel 1978 dove vive con la compagna Anne Christine Kjær (nota anche come Tine Kjær) e la figlia Iohanne. Anne Holt si è laureata in legge all’Università di Bergen nel 1986, ha lavorato per la Norsk rikskringkasting (NRK), l’azienda radiotelevisiva di stato norvegese, nel periodo fra il 1984 ed il 1988. Successivamente ha lavorato per due anni al dipartimento di polizia di Oslo per poi diventare avvocato. Nel 1990 è tornata alla NRK dove ha lavorato per un anno come giornalista ed anchor woman per il notiziario Dagsrevyen. Anne Holt ha iniziato la sua carriera di avvocato nel 1994 ed è stata ministro della giustizia norvegese dal 1996 al 1997. La sua carriera di scrittrice inizia nel 1993 con la pubblicazione de La dea cieca. Anne Holt è uno degli autori di noir e libri gialli più famosi della Norvegia.
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