La porta delle lacrime
Abraham Verghese
DETTAGLI:
Traduttore: Silvia Pareschi
Editore: Neri Pozza
Genere: Narrativa moderna e contemporanea
Pagine: 640
Anno edizione: 2024
Sinossi. La notte in cui Marion e Shiva vengono al mondo, le rose della direttrice Hirst sbocciano a incorniciare le finestre dell’ospedale di Missing, Addis Abeba. Rose rosse come il sangue che suor Mary Joseph, nella sala operatoria 3, sta perdendo a fiotti mentre cerca di dare alla luce i suoi gemelli, troppo sangue. Tutto è cominciato sette anni prima, quando una giovane indiana con gli occhi profondi raggiunge l’ospedale in cerca del dottor Stone, chirurgo apprezzatissimo ma uomo impenetrabile, armata soltanto dei suoi voti a Dio. Da quel momento, a ogni operazione, suor Mary Joseph si lava le mani e si piazza di fronte a lui manovrando divaricatori e passando bisturi senza che il dottore debba pronunciare una sola parola. E a ogni operazione l’intesa fra loro cresce. La stessa intesa – quasi telepatica – che ora lega i gemelli, due maschietti che miracolosamente sopravvivono alla madre, morta di parto, e al padre che, sconvolto, fugge abbandonandoli. I bambini crescono nell’ospedale, fra l’autoclave che sibila come un drago e le cure di medici e infermiere che vi lavorano. Entrambi si appassionano alla medicina, entrambi alla stessa donna: per questo Marion, sconfitto, lascerà l’Etiopia scossa da fermenti rivoluzionari per un poverissimo ospedale nel Bronx. Niente al modo sembra poter ricucire la ferita senza perdono che si è aperta tra i fratelli. Niente, se non l’incontro improvviso con un padre mai conosciuto. Nel racconto di una terra in cui il mito sembra emergere naturalmente dal quotidiano e di una famiglia che condensa in sé l’intera esperienza umana, Verghese intreccia i fili della sua trama guidato dal desiderio «di mettere a nudo le anime, oltre che i corpi, dei personaggi» (The New York Times), e dà vita a una storia unica, immensa, indimenticabile.
Recensione di Marina Toniolo
“Il tuo Gloria vive dentro di te, il peccato più grande è non cercarlo, ignorare ciò che Dio ha reso possibile in te”.
Narrato in prima persona da Marion Praise Stone ‘La porta delle lacrime’ racconta cinquant’anni di storia etiope, dall’abbandono degli italiani nel periodo post bellico, alla salita al potere dell’imperatore Hailé Selassié fino all’avvento del folle dittatore Menghistu. La storia della famiglia si intreccia con il percorso collettivo del popolo.
Nell’ospedale per i poveri Missing di Addis Abeba nascono nel lontano 1954 due gemelli omozigoti siamesi la cui appendice comune viene recisa nel momento del parto. Marion è il primogenito che nasce dal cesareo, Shiva il successivo.
La madre, suor Mary Joseph, un’infermiera indiana di straordinaria bellezza, muore durante il parto. Il padre, che si presume sia il dottor Stone, fugge abbandonando i gemelli. La loro crescita e formazione è affidata a due chirurghi indiani: Hema e Gosh. Marion, Shiva e Genet, figlia della domestica, vivono la loro infanzia e adolescenza tra la sala operatoria del Missing, il giardino rigoglioso che circonda l’ospedale e nella visione di tutte le persone che vengono curate indipendentemente dall’estrazione sociale. Finché un tradimento allontana i due gemelli e Genet le cui vicende saranno in ogni caso strettamente collegate.
Tragico, dolcissimo, epico.
Una saga familiare in cui nemmeno una parola è sprecata. Giunge diretto al cuore con l’entità ShivaMarion propria dei gemelli uguali per affinarsi negli insegnamenti di Gosh, il medico che trova la realizzazione di una vita in tre semplici passi: amare, imparare e insegnare. E’ il faro che illumina le giornate al Missing, della moglie Hema e di chi lo circonda. E’ il padre adottivo che diventa faro e pilastro e che sapientemente indirizza i ragazzi verso la professione medica. Ma tutti i personaggi ricorrono, non vengono mai abbandonati dall’autore.
È un romanzo di karma in cui tutto torna e il cerchio si chiude. Perfino quando un oceano separa Marion dal fratello: uno in America per il tirocinio medico, l’altro a Addis Abeba che diventa l’esperto mondiale per la cura delle fistole vaginali. A seguito di un avvenimento imprevisto, le loro teste trovano il modo di avvicinarsi nuovamente per essere in pace con sè stessi. Non potrebbero essere più diversi uno dall’altro: Shiva è geniale, lineare, libertino; Marion è pieno di dubbi, vergine fino alla fine e con un’intelligenza alternativa, oggi diremmo empatica. Ma potrebbero scambiarsi i posti e il risultato sarebbe il medesimo.
L’incontro di Marion con Thomas Stone, suo padre, e la storia da lui narrata è esattamente quello che il lettore si aspetta. Non rimangono buchi ne ‘La porta delle lacrime’ anche se è un romanzo che parla di mancanze, di fratture. Nulla è insanabile se non la morte.
Sono stata avvinta dalla trama perfetta e calibrata dovuta alla sapiente traduzione e la prosa quasi lirica non fa che rafforzare quest’idea. È una storia che rimane nel cuore perché proprio quest’organo viene dissezionato in tutte le possibili sfumature del dolore, della gioia e dell’amore. Tutto trasuda ma mai si rivela opprimente. Neppure nei vari passaggi in cui Abraham Verghese dimostra tutta la sua competenza nel campo operatorio. È una dissezione voluta: recidere organi come i legami molte volte significa la salvezza.
Poiché “quale trattamento si somministra per via auricolare in un’emergenza?”
“Parole di conforto”.
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Abraham Verghese
1955 Addis Abeba (Etiopia), è fisico e autore. Dopo il diploma allo Iowa Writers’ Workshop, nel 1994, ha scritto My Own Country, finalista al NBC Award, e The Tennis Partner, un New York Times Notable Book.Verghese ha ricevuto la National Humanities Medal, cinque lauree honoris causa ed è membro della National Academy of Medicine e dell’American Academy of Arts & Sciences. Tra i suoi libri, pubblicati in Italia da Neri Pozza, Il patto dell’acqua (2023) e La porta delle lacrime (2024).