SINOSSI. «Quanti mesi, quanti anni ci vogliono perché un bambino diventi un ragazzo, e un ragazzo un uomo?». Ad Alain Poitaud, direttore appena trentaduenne di un settimanale di enorme successo, bastano poche ore per smettere di essere l’uomo che è stato e «diventare un altro». Accade in una piovosa sera di ottobre, allorché, tornando a casa per cambiarsi in vista di una cena in compagnia della moglie Jacqueline e della piccola corte di cui è solito circondarsi, trova ad aspettarlo davanti al portone un ispettore della Polizia giudiziaria. Poco dopo, al Quai des Orfèvres, si sentirà dire che Jacqueline ha ucciso la sorella minore, Adrienne, con un colpo di pistola, chiudendosi poi in un mutismo assoluto. La stampa ci metterà poco a scoprire che con Adrienne, per parecchi anni, Alain è andato a letto regolarmente, e parlerà di «dramma della gelosia», ma lui – l’uomo cinico, superficiale, mondano, il donnaiolo incallito sempre pronto a fare dell’ironia – comincerà a chiedersi quale sia stato il vero motivo di quel gesto. E mentre la polizia conduce la sua indagine, si interrogherà su quella giovane donna accondiscendente e discreta (tanto che fin dall’inizio l’ha chiamata Micetta), che ha sposato quasi per gioco, che gli è sempre stata accanto senza chiedere niente – ma, soprattutto, in un crescendo di smarrimento e di angoscia, si interrogherà su sé stesso.
TRAMA. La vita sregolata e libertina di Alain Poitaud, imprenditore di successo, famosissimo in Francia per essere l’editore della rivista “Toi” subisce un brusco scossone quando viene informato dell’arresto della moglie, Jaqueline, per tutti “Micetta”. Lo scossone diventa un terremoto quando la polizia lo informa che la moglie è rea confessa dell’omicidio della sorella, Adrienne, sposata con un alto funzionario della Banca di Francia. Scopo delle indagini è scoprire il motivo che ha spinto Jaqueline al fratricidio. Ben presto l’unica pista è quella del delitto passionale ma, a non essere ancora chiaro agli inquirenti, è chi fosse il soggetto comune alla passione delle due donne. Alain Poitaud era stato l’amante della cognata fino a un anno prima, relazione tenuta riservata ma, con ogni probabilità, a conoscenza di tutti i protagonisti. Il matrimonio era stato più un capriccio che una necessità, Alain tradiva regolarmente la moglie, non solo con la cognata, ma con moltissime altre donne, per contro, “Micetta” godeva della più totale libertà. Poitaud comincerà a chiedersi il motivo di quel gesto, in ciò non aiutato dalla moglie che, non solo si chiude nel mutismo più totale nei confronti del magistrato ma, fa sapere al marito, tramite l’avvocato, che non intende più vederlo almeno fino al processo. La scoperta della verità sarà poi il colpo di grazia, Alain Poitaud incomincerà a guardarsi dentro indagando su che cosa sia stata la sua vita dall’infanzia fino a quel momento, al suo rapporto nei confronti dei genitori, della moglie, del figlio e del lavoro fino a ritenere necessaria una svolta netta e definitiva.
LA PRIGIONE
di Georges Simenon
Adelphi Editore 2024
Simona Mambrini ( Traduttore )
Noir, pag.170
Recensione di Bruno Balloni
Al momento, indubbiamente, il miglior noir che abbia mai letto. L’assassino è noto, la vittima pure e anche al movente si arriva ben presto ed ecco che Simenon affila la penna per raccontarci il personaggio principale, Alain Poitaud.
Di lui scopriremo l’infanzia e come essa abbia condizionato la sua età matura, i suoi affari e la sua vita privata, di affetti non ne possiamo parlare, le donne che lo hanno circondato e accompagnato non sono state altro che complementi d’arredo, il figlio un evento che ha movimentato la sua vita senza condizionarla e mentre Simenon scrive, non solo il lettore, ma lo stesso personaggio ne prende coscienza.
Consapevole della proprio arrivismo e del propria cinismo, solo dopo la scoperta del tradimento della moglie arriverà, come un flash, la consapevolezza di come ha speso i propri anni, tra feste, donne e fiumi di alcool, una vita effimera che, d’improvviso lo nausea e alla quale decide di porre rimedio, a modo suo.
Un romanzo breve da leggere e rileggere, un classico del noir francese più autentico che ricorda le atmosfere cupe e malinconiche dei film di Jean-Louis Trintignant.
Assolutamente consigliato.
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Georges Simenon
Georges Joseph Christian Simenon (Liegi, 13 febbraio 1903 – Losanna, 4 settembre 1989) è stato uno scrittore belga di lingua francese e autore di numerosi romanzi, noto al grande pubblico soprattutto per avere inventato il personaggio di Jules Maigret, commissario di polizia francese, protagonista in ben settantacinque romanzi e ventotto racconti. La produzione di Georges Simenon è sconfinata, a lui si devono centinaia di romanzi e racconti, molti dei quali pubblicati sotto vari pseudonimi, la tiratura complessiva delle sue opere, tradotte in oltre cinquanta lingue e pubblicate in più di quaranta paesi ha superato i settecento milioni di copie e risulta essere il terzo autore di lingua francese più tradotto nella storia dopo Jules Verne e Alexandre Dumas (padre). Sebbene abbia raggiunto la notorietà planetaria grazie al personaggio del commissario Maigret l’opera di Simenon non si è limitata al genere poliziesco anzi, a buon titolo si può affermare che abbia intrecciato diversi generi e sottogeneri letterari, dal romanzo popolare al romanzo d’appendice passando al noir e al romanzo psicologico. Uno stile inimitabile caratterizzato, nonostante il vocabolario scarno e la rinuncia a qualsiasi finezza letteraria, da atmosfere molto dense e personaggi che incarnano il popolo nelle sue infinite sfaccettature.