Recensione di Marianna Di Felice
Autore: Roberto Ciai – Marco Lazzeri
Editore: Newton Compton
Genere: Thriller storico
Pagine: 416
Anno di pubblicazione: 2021
Sinossi. Quali oscuri e sanguinari intrighi si concentrano intorno alla cella del frate, accusato di eresia dall’inquisizione romana? Londra, fine del XVI secolo. Il capitano John Corso, ex guardia personale di Sua Maestà Elisabetta I d’Inghilterra, è un uomo amareggiato dalla vita e incline alla violenza, desideroso di trascorrere i suoi ultimi anni in pace. Ma una lettera del cerusico italiano Cesare Scacchi, diretta alla regina, è destinata a cambiare ogni cosa. Il cerusico assiste i reclusi nelle prigioni del Sant’Uffizio a Roma e uno di loro gli è particolarmente caro: frate Giordano Bruno da Nola («huomo di grande scientia», come lo definisce, «patrone di una visione del mondo fatale e hardita, ribelle eppur coherente»). La preghiera di salvarlo dal rogo è accolta dalla sovrana, che incarica Corso di occuparsene. Con la minaccia di radere al suolo il suo villaggio in caso di rifiuto. Tra i dubbi e il veleno di ricordi terribili, il capitano parte per Roma. In un inverno straziato da freddo e piogge torrenziali, raggiunge il Sant’Uffizio e nelle carceri incontra frate Bruno, a cinquanta giorni dalla data dell’esecuzione. Giordano Bruno sa che la morte nel fuoco gli corre incontro ora dopo ora, tuttavia rifiuta di fuggire. Per quale motivo non vuole il suo aiuto? Chi sono i potentissimi nemici che lo vogliono morto? E, soprattutto, chi sta tramando alle spalle del capitano Corso?
Ho lottato, è molto: credetti poter vincere (ma alle membra venne negata la forza dell’animo) e la sorte e la natura repressero lo studio e gli sforzi. È già qualcosa l’essersi cimentati; giacché vincere vedo che è nelle mani del fato. Per quel che mi riguarda ho fatto il possibile, che nessuna delle generazioni venture mi negherà; quel che un vincitore poteva metterci di suo: non aver temuto la morte, non aver ceduto con fermo viso a nessun simile, aver preferito una morte animosa ad un’imbelle vita.
Recensione
Questo libro fa affiorare l’emozione che risiede nel profondo dell’animo nei confronti di un personaggio tanto controverso quanto magnifico che fu Giordano Bruno.
Il poter leggere di Bruno, parlare di questo grande personaggio, ripercorrere seppur per brevi tratti la sua filosofia gonfia il cuore fino alla commozione. Uno strano personaggio se non lo si capiva, uno personaggio insolito per chi si adegua alla massa, un personaggio a tratti misterioso, questo si perché sembra appartenere ad un altro mondo, ma una mente decisamente ricca e brillante che hanno spento con la prigionia e poi con la decisione del rogo.
Una storia quella inventata dall’autore su basi storiche che cattura il lettore mano a mano che prosegue la sua lettura, fino a fargli venire quel classico nodo in gola proprio di chi vorrebbe urlare a certi personaggi che stanno commettendo un grandissimo errore per seguire le proprie battaglie personali, ma che si spegne proprio quando le parole nascono perché ormai il lettore si rende conto che è troppo tardi e che a nulla sarebbero valse quelle parole.
Le stesse che ripete senza sosta il cerusico Scacchi a chiunque possa ascoltarlo, persino al Papa Clemente VIII dice che stavano sbagliando tutto e che Bruno era diventata una scusa da usare per vendette e per primeggiare su rivali. Clemente di nome e non di fatto, aveva timore di esser spodestato e di attirarsi le ire di chi non era d’accordo sulla grazia nei confronti del filosofo.
Clemente VIII stavolta che come Clemente V per timore e per continuare ad essere Papa manda al rogo. Era già stato buono con Enrico IV di Borbone, quello della famosa frase “Parigi val bene una messa” che aveva accettato come legittimo re di Francia dopo aver abbracciato il cattolicesimo e questo gli aveva scatenato contro le ire di molti soprattutto di Santorio, colui che doveva essere Papa.
Tra ire, odi, vendette, sotterfugi capitò il domenicano di Nola, Giordano Bruno che non avrebbe chiesto perdono, non avrebbe rinnegato le sue teorie che erano filosofiche come molte altre che la Chiesa non toccava. Ma erano tempi duri, troppe infiltrazioni calviniste, luterane, anglicane minavano la buona sorte della Chiesa!
Ma Scacchi era un vero amico che non si sarebbe dato per vinto, con lui anche Corso l’inglese che la regina obbligò ad aiutare il cerusico. Una bellissima storia che rapisce il lettore e lo fa ritrovare in quel periodo buio, reso ancor più buio dalle stelle disegnate nella cella dal frate domenicano, una profezia che si verificò 344 anni dopo. Decisamente affascinante lo svolgimento reso fluente dalla scrittura articolata, ma per nulla pesante dell’autore.
Il lettore andando avanti con la lettura si chiede se in mezzo a voti di castità infranti, uccisioni commissionate per eliminare rivali o zittire probabili testimoni, torture e roghi commissionati solo per l’eccitazione di veder contorcersi persone e davanti a molto altro, il buon Bruno doveva essere eliminato solo perché criticava l’ignoranza, e la conseguente superstizione, esaltando la conoscenza e i ragionamenti che attraverso questa portavano a delle logiche verità!
Un libro che fa riflettere, che ricorda la storia del frate domenicano che si poneva domande al di là di qualsiasi pensiero, che ragionava e scriveva le deduzioni che potevano far rimanere attoniti perché erano troppo avanti per quel periodo, Bruno sembrava un uomo venuto dal futuro. E la storia fa rimanere il lettore col brivido dell’incertezza perché…mi dispiace, ma dovete leggere il libro perché non ve ne pentirete. Buona lettura!
A cura di Marianna Di Felice
marisullealidellafantasia.blogspot.it
Roberto Ciai
Marco Lazzeri
Roberto Ciai avvocato di Roma, ha pubblicato numerosi romanzi. Insieme a Marco Lazzeri ha firmato per la Newton Compton il thriller storico La guerra dei papi e La profezia perduta di Giordano Bruno.
Marco Lazzeri è un ingegnere di Castel Gandolfo. Insieme a Roberto Ciai ha lavorato per tre anni alla ricerca documentaria (con sopralluoghi, analisi di archivi, interviste e consulenze di esperti) da cui è scaturito il primo dei thriller storici che hanno firmato a quattro mani.
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