Recensione di Sara Pisaneschi
Autore: Damon Galgut
Editore: Edizioni E/O
Genere: narrativa
Pagine: 279
Anno di pubblicazione: 2021
Sinossi. Una saga familiare moderna che poteva arrivare solo dal Sudafrica, scritta in splendida prosa dall’autore vincitore del Booker Prize, Damon Galgut. Perseguitati da una promessa non mantenuta, dopo la morte della madre i membri della famiglia Swart si perdono di vista. Alla deriva, le vite dei tre figli della donna procedono separatamente lungo le acque inesplorate del Sudafrica: Anton, il ragazzo d’oro amareggiato dal potenziale inespresso che è la sua vita; Astrid, il cui potere sta nella bellezza; e la più giovane, Amor, la cui vita è plasmata da un nebuloso senso di colpa. Ritrovandosi per quattro funerali nel corso di tre decenni, la famiglia in declino rispecchia l’atmosfera del paese: un’atmosfera di risentimento, rinnovamento e infine di speranza. La promessa è un dramma epico che si dispiega al ritmo dell’incessante marcia della storia nazionale, che i lettori di Galgut ameranno di certo e che ne incanterà di nuovi.
Recensione
Non è facilissimo, per me, parlare di questo libro. Ho iniziato la lettura carica di aspettative. Insomma è pur sempre il romanzo vincitore del Booker Prize 2021 e ne ho avuto un po’ soggezione. Subito dopo tanta curiosità. La giuria, dopo una lunga discussione, ha deciso di scegliere il libro di Galgut perché presenta “un’incredibile originalità e fluidità di voce”. Vero.
L’originalità è sicuramente la cosa che mi ha colpito di più, dall’inizio alla fine. E anche la complessità. La sola scrittura è di per sé spiazzante e particolare in quanto l’autore cambia spesso registro narrativo passando dalla prima alla terza persona, ad esempio, o rivolgendosi improvvisamente al lettore. Così, anche di punto in bianco. E questo mi è piaciuto molto.
L’ho trovato ricercato e allo stesso tempo familiare e divertente. Sicuramente fuori dagli schemi. Il libro inizia con un grande dolore. Col dolore e la negazione di una ragazzina che perde la mamma dopo una difficile malattia. Non ne vuole neanche parlare. Chiusa nel suo silenzio è convinta, quasi sicura, che quell’abbandono non sia reale, che sia impossibile. Se non lo vedo non esiste. E si ritrova in mezzo a quel che resta della sua famiglia.
Un padre con cui è difficile rapportarsi, una sorella che la tollera a malapena e con cui non ha niente in comune, e un fratello su cui invece potrebbe fare affidamento se solo avessero mai trovato il tempo e la voglia di ascoltarsi. La piccola Amor e i suoi silenzi. La piccola Amor che da quando ha avuto l’incidente con il fulmine è sempre apparsa a tutti strana e distante.
“È abituata a essere trattata come una macchia confusa, una macchia ai margini della visione di tutti. Troppo giovane, troppo sciocca, per essere presa sul serio. Ed è anche una bambina strana, stranissima. Insolita e forse tragica, facile da trascurare”.
Lei che a tredici anni non ha ancora capito in che paese vive. “La storia non l’ha ancora calpestata”. Sono gli anni dell’ apartheid e della segregazione razziale, quelli della supremazia bianca a cui appartiene. Oltre al grande vuoto lasciato dalla madre, sullo sfondo c’è una promessa.
Quella fatta da un marito affranto alla moglie morente e che non è in grado di mantenere, non subito, per poi addirittura dimenticarsene. Grande e profonda incomunicabilità portano tutti a vivere vite separate. Pochissimi i contatti fino al funerale successivo, quello del padre, molti anni dopo. E quello dopo ancora. Destinati, per volere e per necessità, ad incontrarsi solo in queste occasioni.
Quando è il dovere che chiama, quando è inevitabile tornare a casa e aprirsi ai ricordi e ai sensi di colpa. Quando diventa sempre più difficile riconoscersi. Dal 1986 al 2016 i funerali sono le sole occasioni di incontro.
La promessa non mantenuta sempre il grande scalino da superare. Non è quella però l’unica promessa non mantenuta. La storia del Sudafrica e dell’ apartheid è l’altra grande protagonista, e lepromesse non mantenute sono anche quelle di un intero popolo disudafricani neri ai tempi del nuovo vento di democrazia. Uno sfondo davvero ingombrante.
Vari i piani di lettura che ho riscontrato. Si può leggere come una “semplice” saga familiare con tutte le difficoltà, gli stati d’animo, i sentimenti non condivisi e le inevitabili separazioni dei protagonisti. Personaggi di grande spessore e umanità.
Si può focalizzare l’attenzione sulla storia di un paese travagliato e sempre in lotta, frazionato, indignato e ferito. Oppure, ancora, solo godendo dell’ originalità e del coraggio di una scrittura sui generis che stupisce il lettore ad ogni singolo capitolo. Tutto in perfetto ed armonioso equilibrio.
È stata una lettura impegnativa, sì, ma anche davvero sorprendente.
Damon Galgut
Damon Galgut, nato a Pretoria nel 1963, due volte finalista al BookerPrize, è tra gli scrittori di maggior successo della generazione letteraria sudafricana post-apartheid. Nato in una famiglia di avvocati, ha studiato recitazione nell’Università di Cape Town e debuttò con A Sinless Season a 17 anni; il suo lavoro di maggior successo è The Good Doctor, 2003. Nel novembre 2021, il suo romanzo The Promise ha vinto il Booker Prize2021. È il terzo scrittore sudafricano a vincere il Booker, dopo NadineGordimer e Coetzee, che ha vinto due volte.
Acquista su Amazon.it: