Recensione di Francesca Marchesani
Autore: James Baldwin
Editore: Fandango
Traduzione: Attilio Veraldi
Genere: Saggistica
Pagine:118
Anno di pubblicazione: Febbraio 2020
Sinossi. Non è mai troppo tardi per conoscere James Baldwin ma, se c’è un modo giusto per farlo, è con questo libro. Pubblicato per la prima volta nel 1963, La prossima volta il fuoco di James Baldwin colpisce dritto al cuore della cosiddetta “questione nera”. Straordinario per la sua narrazione magistrale, così come per il resoconto intimo e sincero che ripercorre l’esperienza della popolazione di colore degli Stati Uniti, il libro è considerato una delle più appassionanti e autorevoli indagini sui rapporti interrazziali, in cui le tematiche di amore, fede e famiglia si intrecciano fino a sferrare un attacco diretto all’ipocrisia del paese della libertà. “Questo paese innocente ti ha confinato in un ghetto, e in questo ghetto è stabilito che tu marcisca. Sarò più preciso, perché qui è il nocciolo della questione, è qui l’origine della polemica mia col mio paese: tu sei nato dove sei nato e hai di fronte a te il futuro che hai perché sei nero, per questa e nessun’altra ragione.”
Recensione
Ho letto libri che parlavano di donne violentate, maltrattate, umiliate e derise. Ho letto libri che parlavano di malattie terminali. Ho letto libri che parlavano di guerre, naufragi e tsunami. Ho letto libri ambientati nello spazio o nel futuro.
E queste sono tutte situazioni che non ho mai vissuto, non vivrò mai. Non posso scriverle, mi limito quindi a leggerle e a provare di comprenderle nonostante non mi tocchino personalmente. Ma leggere è empatizzare con situazioni che non ci sono familiari.
È un modo per indossare dei panni che altrimenti non potrebbero mai starci. Comprendere una cosa senza esserci dentro è facoltativo. Nessuno te lo impone.
Ma farlo è sempre una cosa buona perchè siamo umani. E in quanto tali abbiamo un quantitativo di tempo limitato sulla terra. E a volte non si riesce a fare tutto quello che ci programmiamo di fare in una vita. E quindi arriviamo allo stesso punto, leggere ti fa vivere milioni di vite, diverse, incredibili.
Ho letto un libro che parla di razzismo. E io sono bianca e non potrò mai, mai davvero, capire come secoli di ingiustizie e torture abbiano influito su un intero popolo. Ma ci voglio provare lo stesso.
Chi ha paura dell’uomo nero?
L’uomo bianco che lo demonizza perché tutto quello che è diverso lo turba.
Ma come cresce un bambino che fin da piccolo viene denigrato e maltrattato per il colore della pelle?
Ci possiamo definire persone se etichettiamo gli altri esseri umani in questo modo?
“ Ti scongiuro di ricordarti sempre che ciò che i bianchi credono, ciò che fanno e le sofferenze che ti procurano, non testimoniano la tua inferiorità, bensì la loro disumanità e la loro paura.”
Un uomo non dovrebbe essere molto più di quello che vediamo da fuori?
Il suo cibo preferito. Il modo in cui inclina la testa quando sorride. Le canzoni che canticchia sotto la doccia.
Siamo tutti essere umani, cerchiamo di essere più umani.
Sull’odio non si è mai costruito nulla.
James Baldwin
James Baldwin (Harlem, 1924) attivista del movimento per i diritti civili negli anni cinquanta e sessanta. Dal 1948 in poi ha trascorso la sua esistenza tra la Francia del Sud e New York. Ha scritto romanzi, opere teatrali e saggi, tra cui: Gridalo forte (1953), Mio padre doveva essere bellissimo (1955), La camera di Giovanni (1956), Un altro mondo (1961), La prossima volta, il fuoco (1963), Blues per l’uomo bianco (1964), Stamattina, stasera, troppo presto (1965), L’angolo dell’amen (1968), Sulla mia testa (1979), Il prezzo del biglietto (1985). Nel 2019 viene pubblicato Un altro mondo (Fandango).
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