Recensione di Sabrina De Bastiani
Autore: Fabrizio Silei
Editore: Giunti Editore
Collana: M
Anno edizione: 2021
Pagine: 588 p., Brossura
Sinossi. Torna una delle coppie di investigatori più sorprendenti del giallo italiano. Grande atmosfera, sapore popolare e una trama serrata che stavolta vedrà Pietro alle prese con il proprio demone: la rabbia.
«Un giallo che mi ha colpito per l’antifascismo smaccatamente popolare che descrive e per la figura del detective contadino: pochi studi, grande sapienza» – Francesco Guccini
«Fra le colline del Chianti e una Firenze misteriosa, un contadino con il genio di Leonardo e un giovane commissario ipocondriaco cercano di risolvere un enigma e di superare i propri limiti. Impossibile non amarli» – Marco Vichi
Firenze, 1937. È il compleanno del contadino Pietro, e il conte, conoscendo la passione per l’opera del suo prezioso aiutante, ha organizzato per lui una serata al teatro Comunale, insieme al commissario Vitaliano Draghi e alla contessina Nausica. Ma all’uscita dallo spettacolo li attende una notizia scioccante: alla Certosa del Galluzzo, sulle colline ricoperte da una coltre di neve, è stato ritrovato il cadavere di un ospite e di lì a poco quello del priore. Possibile che si tratti solo di una tragica coincidenza? Come al solito il geniale Pietro viene esortato ad accompagnare Vitaliano nel sopralluogo e, nonostante le sue resistenze, non può fare a meno di lasciarsi coinvolgere. Giunti fra le imponenti mura del monastero, i due si trovano di fronte il cadavere di un uomo che apparentemente ha sbattuto la testa dopo essere inciampato, un ospite della foresteria, di cui però nessuno dei monaci sapeva nulla. Il mistero si infittisce nella cella del priore, seduto alla scrivania con la testa ripiegata sul petto, le carte di un solitario disposte davanti a sé, insieme a un bicchierino di amaro. Nella mano destra tiene ancora due jolly, che forse sono un ultimo disperato messaggio. E non è tutto. Nella tasca del primo morto c’è una scatola di fiammiferi che pubblicizza l’esclusiva casa di appuntamenti di Madame Saffo. Ma cosa lega un convento di certosini a quel lussuoso bordello? Non resta che interrogare la tenutaria e le sue ragazze. Quando Pietro scopre che la maîtresse sta preparando una fanciulla vergine per l’arrivo del Duce, una furia incontrollata si impadronisce di lui…
Recensione
Leggendo “La rabbia del lupo”, non stupisce che Fabrizio Silei sia nativo di Firenze.
E non perché la vicenda, anzi le vicende narrate si svolgano prevalentemente a Firenze, pur se in un 1937 magistralmente e vividamente evocato dall’Autore.
Ma in quanto, come Firenze è anche celebre per essere stata ventre e culla del calcio storico, è altrettanto vero che in queste pagine ci si rende più che mai conto di essere in presenza di un Autore di Serie A.
Attenzione però, tutt’altro che di un gioco, si tratta.
Le vicende congegnate da Silei sono infatti capaci di toccare i contesti più diversi, tematiche scottanti ancora oggi, come l’adozione, la condizione della donna, le differenze di classe, la libertà ideologica e del proprio essere in senso esteso, non solo politicamente, dunque.
Trova voce propria e appropriata per ogni registro, l’Autore; la commedia che si innesta nel dramma degli eventi storici e personali rende “La rabbia del lupo” un kintsugi, di equilibrio e potenza, di sacro e dissacrante, di sorrisi e pathos. L’approfondimento psicologico ed il realismo dei personaggi è mimetico e sublime. C’è spazio, in questo affresco, per il giallo? Eccome se c’è. Asse portante e sfida per il lettore, tanto quanto per il commissario Vitaliano Draghi
Se qualcuno oltre al suo vecchio poteva capire, questi era lui. Tante volte si era chiesto se meritava i suoi insegnamenti, la sua attenzione e quel titolo in questura. (…) Tutt’altro che un gioco, dal momento che in palio c’era la vita di Pietro. Un pensiero capace di bloccare chiunque e poi gettarlo nel panico impedendogli di formulare qualsiasi ipotesi, ogni sorta di ragionamento. (…) La voglia di piangere, di alzarsi, di correre avanti e indietro senza senso. La stessa ansia che prende la madri quando, voltandosi nel mercato affollato, si rendono conto di non avere più il figlioletto vicino a loro. Fece un gran respiro e fu peggio.
“(…) Potrebbe essere questione di vita o di morte. Se ha capito lui, forse … posso capire anch’io!”
Seppe, mentre lo diceva, che non era affatto così
Vitaliano e Pietro.
I protagonisti.
Parlarne in coda è il contrappasso che devono pagare, per il loro rimanere così dentro al cuore. Un rapporto che cresce così come cresce Vitaliano, laddove il peso specifico di ciascuno sembra alternarsi nello svolgersi dei fatti, ‘solo’ per arrivare a capire che, di questo fagianino, ciascuno di loro possiede un’ala.
E che, se di volare si tratta, e qui si vola davvero alti, occorre farlo insieme.
Fabrizio Silei
Fabrizio Silei Laureato in scienze politiche, ha lavorato per anni come sociologo presso diversi istituti di ricerca dedicandosi soprattutto alle tematiche dell’identità e della memoria. È uno scrittore e illustratore per bambini. Tra le sue opere più famose vi sono Un pitone nel pallone, Bambino di vetro, Bernardo e l’angelo nero, Alice e i Nibelunghi, Il pugnale di Kriminal, Cartarte e Dalla terra alla Luna. L’Autobus di Rosa, ispirato alla storia dell’americana Rosa Parks, è stato tradotto in otto lingue e portato in scena in diversi teatri italiani, con il patrocinio di Amnesty International.
Tiene laboratori di scrittura autobiografica come cura di sé e di scrittura creativa, laboratori per ragazzi e bambini e corsi per insegnanti sulla didattica della creatività.
Nel 2012 con Il bambino di vetro vince il Premio Andersen. Nel 2014 vince il premio Andersen come miglior scrittore. Nel 2018 esce Alice e i Nibelunghi (Salani).
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