Recensione di Francesca Mogavero
Autore: Blue Jeans (Francisco de Paula Fernández González)
Editore: DeA Planeta
Traduzione: Sara Cavarero
Pagine: 540
Genere: Thriller/Crossover
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. Una mattina di maggio Aurora Ríos viene trovata morta nella palestra della scuola. Qualcuno le ha inflitto un colpo fortissimo sulla testa e ha abbandonato vicino al corpo martoriato uno strano indizio: una bussola. È forse questo il primo momento in cui i compagni si accorgono veramente di Aurora, la “ragazza invisibile”. A diciassette anni, Aurora non ha amici, né una famiglia che voglia occuparsi di lei. La sua morte fa chiasso, forse troppo, finché tutti ammutoliscono. Perché all’improvviso tutti a scuola vengono sospettati per il delitto. Ma chi è il vero responsabile di quello che è successo? Julia Plaza è ossessionata da questa domanda. Compagna di classe di Aurora, Julia ha un’intelligenza straordinaria e una memoria prodigiosa, ed è in grado di realizzare un cubo di Rubik in meno di cinquanta secondi. Così, quasi per gioco, e con l’aiuto del suo migliore amico Emilio, inizia a indagare sul delitto. Ma il gioco si trasforma rapidamente in un vortice da cui Julia non può più uscire: perché niente è come sembra e l’assassino della bussola potrebbe essere proprio accanto a lei.
Recensione
Quanto è difficile essere teenager!
Non è solo il titolo di un film dei primi Anni Duemila, ma una grande verità che nessuno ci racconta a tempo debito… perché tanto ci siamo passati e ci passeremo tutti, e tutti ci portiamo dietro un carico di rimozioni, senso di rivalsa, risate, aneddoti e nostalgie più o meno ingombrante.
Prime cotte, delusioni, conflitti con i coetanei, con gli adulti e il proprio corpo, problemi scolastici e di famiglia, ribellione e desideri legittimi di essere se stessi, senza dover mentire più: c’è questo e molto altro ne La ragazza invisibile, con l’aggiunta di un elemento non trascurabile… l’omicidio.
Aurora Ríos, diciassettenne dallo sguardo azzurro e impenetrabile, viene trovata morta nella palestra della scuola, truccata come non faceva mai. Perché Aurora era bella ma invisibile, come tanti adolescenti – ma ha davvero un’età e una data di scadenza l’invisibilità? – ma forse per lei qualcosa stava cambiando, forse qualcuno l’aveva vista davvero. O forse si trattava solo dell’ennesima illusione. Dall’esito drammatico e definitivo, per giunta.
Chi l’ha uccisa e per quale ragione?
Se lo domanda tutta la scuola – una società complessa in scala ridotta – e l’intera città – piccola realtà iberica senza nome, ma campione di ciò che accade ovunque e sempre.
Non c’è nulla che ti metta in maggiore luce quanto sparire: per Aurora, alle cui spalle si sparlava fino a un attimo prima che quella schiena diventasse fredda, si versano lacrime, si montano tributi televisivi, si fanno incubi, si chiede giustizia a gran voce, anche se prima le si era a malapena rivolto un saluto.
Un meccanismo umano, dettato da una miscela di curiosità morbosa, sindrome del testimone (“Io ero lì”) ed empatia (“Poteva capitare a una persona cara, poteva capitare a me”).
Di certo, quando la morte cala la falce – o un’altra arma del delitto, che si scoprirà ben presto, ma non vi dico cosa né come – nulla è più come prima: i colori si spengono e i sospetti si moltiplicano.
Chi poteva odiare una ragazza trasparente?
E se nemmeno una ragazza trasparente è al sicuro, come può esserlo qualcun altro, dalla più popolare al bad boy, dallo strambo alla più brillante dell’istituto?
Julia Plaza, brunetta dal sorriso irresistibile e dalla mente straordinaria, fan dello scacchista Magnus Carlsen, non fa altro che pensare a Vera, madre di Aurora, e, complici anche gli hashtag, le conversazioni su WhatsApp e il miglior amico Emilio, aspirante giornalista, si trova invischiata nelle indagini – una memoria eccezionale, la passione per Agatha Christie, un padre sergente della polizia giudiziaria e una madre medico legale sono ulteriori forti incentivi.
Julia ragiona, mette insieme gli indizi, accetta la sfida, compone le crude facciate del cubo di Rubik di una realtà pesante, in cui nessuno è innocente e ciascuno è vittima: di un destino non scelto, di un’immagine indesiderata, degli eventi e di una cattiva stella. Non vedere, o vedere con occhi miopi o disattenti, è come uccidere?
Fenomeno esploso sulla piattaforma Fotolog (dopo il rifiuto di otto editori), Blue Jeans, pseudonimo di Francisco de Paula Fernández González, arriva in Italia con il suo undicesimo romanzo, il primo di una trilogia, che coniuga il suo interesse per le tematiche giovanili, i gialli e i social network. Una ricetta riuscita e dal bouquet composito, che ci trasporta dallo young adult all’intrigo più classico, dal romance al mistery, con un finale inaspettato: un crossover che si legge come una serie di Netflix, con ingordigia crescente e senza sbattere le ciglia per non perdersi neanche un dettaglio, un episodio/capitolo dopo l’altro, cercando di arrivare alla soluzione prima della protagonista. Impossibile, questo posso spoilerarlo.
A cura di Francesca Mogavero
Blue Jeans
Blue Jeans è lo pseudonimo con cui Francisco de Paula Fernández González firma i suoi libri. Nato a Siviglia, è cresciuto a Carmona. Attualmente vive a Madrid dove si è laureato in Giornalismo. Si dedica a tempo pieno alla scrittura: i suoi romanzi sono bestseller internazionali, con oltre un milione e mezzo di copie vendute all’attivo e anche un adattamento per il grande schermo. Con La ragazza invisibile Blue Jeans esordisce nella suspense, genere di cui è un appassionato lettore.