Recensione di Alessio Balzaretti
Autore: Enrico Luceri
Editore: Fratelli Frilli Editori
Genere: Giallo
Pagine: 185
Anno di pubblicazione: 2021
Sinossi. Carla Manara credeva di essere guarita dal trauma doloroso che l’aveva colpita dieci anni prima: suo marito Roberto era stato assassinato in un modesto ed equivoco albergo di Roma, probabilmente dalla donna con la quale era stato visto allontanarsi dalla stazione ferroviaria. Carla non ne aveva mai accettato l’omicidio, anche perché la polizia non era riuscita a rintracciare la presunta assassina, la donna dai lunghi capelli biondi e il viso nascosto da un paio di grossi occhiali neri, che lo aveva sgozzato con un rasoio. Dopo dieci anni, e un equilibrio personale raggiunto faticosamente, il trauma di Carla si risveglia all’improvviso quando legge su un quotidiano che l’edificio dove fu commesso l’omicidio del marito sarà smantellato presto per diventare una multisala cinematografica. Così lei parte dalla cittadina in cui vive e prende alloggio nell’albergo romano, spinta dall’ossessione di trovare una spiegazione alla morte di Roberto. Sceglie la stessa stanza del delitto e cerca di ricostruire con pazienza cosa accadde davvero, rintracciando i testimoni dell’epoca, esplorando quegli ambienti, cercando indizi e soprattutto riflettendo. Un’indagine rischiosa, che mette in pericolo la sua stessa esistenza, perché una donna la segue nell’ombra, decisa a impedirle di scoprire la verità. Anche il tenace commissario Montefiori non ha dimenticato quel mistero lontano, e la sua indagine su un nuovo omicidio, gli farà incontrare di nuovo Carla Manara. Un sottile, enigmatico destino lega Montefiori, Carla e la donna che la segue ostinatamente. Come tre pedine su una scacchiera mosse da un giocatore invisibile. O viaggiatori smarriti in un labirinto. Dove forse sono entrati di proposito: perché il labirinto è la via di chi in fondo non vuole raggiungere l’uscita. O trovare davvero la verità che cerca.
Recensione
Un giallo classico, elegante, quasi d’altri tempi ma non per questo privo di suspense, mistero e violenza.
Questo è “La stanza del silenzio”.
La storia tra Carla e Roberto è segnata. Il loro matrimonio e l’amore che dovrebbe permeare l’intimità di due persone nel fiore della maturità, vengono condizionati da un disagio profondo.
Da una parte Carla, che vorrebbe essere amata dal suo uomo, come null’altro si potrebbe amare di più nella vita e dall’altra Roberto che, forse per timore di violare questa donna tanto fragile ai suoi occhi, si defila e fugge dalle situazioni che, per una coppia come la loro, dovrebbero essere il coronamento di una vita insieme.
Ad acuire il cortocircuito tra queste due personalità fondamentalmente deboli, interviene la madre di Carla che, per istinto di iper-protezione nei confronti della figlia, insinua il sospetto e delle compromettenti maldicenze a carico del genero.
Questo gioco al massacro si interrompe insieme alla vita di Roberto che viene trovato con la gola tagliata in un albergo a ore di un quartiere di Roma.
Da quel momento, Carla, piomba nella depressione e non può che abbracciare le peggiori ipotesi di tradimento avanzate dalla madre, la quale, si prende la responsabilità di occuparsi di lei sottoponendola ad una cura psichiatrica a base di farmaci che offuscano, in Carla, qualsiasi ricordo nitido dell’uomo che l’ha delusa.
Questa triste storia sembra essere già scritta eppure, quando Carla legge sui quotidiani che proprio quel famigerato albergo dove una prostituta ha assassinato suo marito, sarà demolito a breve, qualcosa si riaccende in lei.
Un colpo di coda della sua coscienza la spinge a partire per indagare un’ultima volta. Per arrivare dove la Polizia non è arrivata e per ridare a se stessa quella dignità di moglie che i fatti sembrano averle tolto da tempo.
Enrico Luceri disegna, come di consueto, la bozza di una vicenda semplice che poi, pagina dopo pagina, ripercorre, approfondendone i tratti e le sfumature, ridefinendo ogni singolo evento minuto per minuto, gesto per gesto e personaggio per personaggio.
Quella che sembra una diatriba tra coniugi sfociata nel dramma della morte di lui, in realtà è la storia di un legame troppo forte tra madre e figlia. Un cordone ombelicale che non ne vuole sapere di essere reciso e quel troppo amore che può diventare cieco e distruttivo.
Clara è tutto tranne che un’investigatrice e l’autore, in questo senso, non cerca di costruire una nuova eroina ma, al contrario, ne mette a nudo l’ingenuità e le paure ma anche il coraggio di chi si avventura in un mondo che non le appartiene.
La vicenda si svolge in un angolo di Roma che è fatto più di persone che di monumenti e architettura storica, in uno spazio temporale che è difficile definire e che volutamente viene messo in secondo piano, come se questi eventi potessero appartenere al passato, al presente o al futuro, senza spostare l’attenzione del lettore dall’indagine.
Ad intervenire come risolutore, in un labirinto senza uscita, appare il commissario Montefiori, un personaggio sui generis, di cui si sentiva la mancanza nella prima parte del romanzo e che rappresenta, in qualche modo, il grimaldello che conduce il lettore a scoprire la verità sul mistero della morte di Roberto.
La stanza del silenzio è un romanzo elegante, come ho già detto, che sembra accarezzarci con delicatezza, che ci illude nascondendoci la cruda verità, un po’ come l’effetto dei farmaci che Clara assume per cancellare i suoi ricordi.
Attraverso un testo scorrevole e veloce da assimilare, Enrico Luceri conferma, per l’ennesima volta, che il Giallo vive di vita propria ed ha ancora molto da dire a discapito di quei thriller moderni, che peraltro io amo, che puntano a colpire il lettore in maniera sempre più esplicita e irriverente.
Qui siamo su un piano diverso, meno sensazionale e più deduttivo, dove è i lettore a decidere come visualizzare le scende più cruente e come metabolizzare gli eventi e le azioni dei singoli personaggi.
In uno scenario letterario dove si cerca sempre di più il “mai scritto prima”, La stanza del silenzio ci restituisce quella normalità di cui non potremo mai fare a meno.
Enrico Luceri
Laureato in Ingegneria, lavora dalla metà degli anni ottanta in società di impiantistica per progetti. Appassionato di Agatha Christie, che è tra i suoi modelli letterari, e del giallo deduttivo, è autore di romanzi, di una settantina di racconti e di sceneggiature, oltre che di saggi sul cinema, tra cui Storia del cinema giallo thrilling italiano presentato a puntate sulla rivista Sherlock Magazine edita da Delos Books. Nel 2008 ha vinto il Premio Tedeschi. Pubblica articoli in appendice alla collana I Classici del Giallo Mondadori, nella sezione “I segreti del giallo”. In collaborazione, ha scritto i romanzi: Il prossimo novilunio (con Antonio Tentori, Oltre edizioni, 2020), Chi ha spento la luce (con Sabina Marchesi, Bertoni, 2019), La donna di cenere (con Marzia Musneci, Damster, 2018), La voce del buio (con Antonio Tentori, Mondoscrittura, 2017), Solo dopo il crepuscolo (con Sabina Marchesi, Damster, 2016). Ha creato con Giulio Leoni e Massimo Pietroselli la serie di romanzi Gli archivi segreti della sezione M, pubblicata da TEA (2019, 2020). Inoltre ha scritto i saggi Giallo Pulp (con Luigi Cozzi, Profondo Rosso, 2018), La porta sul giallo (con Sabina Marchesi, Prospettiva, 2010). Altri suoi racconti sono presenti nelle antologie I luoghi del noir (Fratelli Frilli Editori, 2020), Assassinii sull’Orient Express (Mondadori, 2020), Viterbo in noir (Fratelli Frilli Editori, 2019), Obscuria (Damster, 2018), Romanza noir (Damster, 2017), L’estate è una cattiva stagione (Damster, 2017), Delitti in giallo (Mondadori, 2015), in appendice a I Classici del Giallo Mondadori n.1329 (2013), in Delitto capitale (Hobby&Work, 2012) e Nero Lazio (PerroneLab, 2010).
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