di Alessandro Cellini
Autore: Riccardo Landini
Editore: Newton Compton
Genere: Thriller
Pagine: 224
Pubblicazione: giugno 2022
Sinossi. Di ritorno dal funerale del suo carissimo amico Oscar, Astore Rossi trova una scritta inquietante sul muro di fronte alla sua bottega: “So cosa hai fatto”. La vernice rossa rende il messaggio ancora più minaccioso. Questo sarà solo il primo di una serie di avvertimenti che giungeranno, di lì a poco, al restauratore. Astore non ha idea di chi possa esserne il responsabile né immagina minimamente a cosa si riferisca. Quando una notte qualcuno lancia un sasso contro una delle sue finestre, infrangendone il vetro, affacciandosi Astore intravede una figura che si allontana nell’oscurità. Non riesce a credere ai suoi occhi: si tratta di qualcuno che gli ricorda una vicenda dai tratti orrorifici in cui è rimasto coinvolto anni prima. Possibile che una delle sorelle Spada sia ancora viva? E che qualcuno sappia quello che è accaduto? Astore è sconvolto, ma l’incubo in cui sembra essere precipitato non ha fine: pochi giorni dopo Alessandro Cellini, un suo amico di vecchia data, viene ucciso in modo atroce. C’è un legame tra la sua morte e le minacce che Astore riceve? È davvero possibile che quel passato che ha voluto dimenticare sia tornato a tormentarlo?
La strana morte di Alessandro Cellini
A cura di Claudia Cocuzza
Recensione di Claudia Cocuzza
Quarta avventura per Astore Rossi. Dopo Il giallo di via San Giorgio, Il giallo della villa abbandonata e Il giallo del paese maledetto (precedentemente pubblicato con il titolo Segreti che uccidono), usciti per Newton Compton tra il 2019 e il 2021, il nostro restauratore si trova di nuovo coinvolto in una vicenda delittuosa, anzi, è costretto a fronteggiare contemporaneamente due situazioni, una presente e un’altra che lo trascina in un passato tanto orribile che, sebbene siano trascorsi diversi anni, non è riuscito ancora a superare.
Astore Rossi è un uomo dalla vita piatta, o meglio lo sarebbe se gli eventi non lo costringessero ad agire allo scopo di tirare fuori dai guai sé stesso o le persone che ama. C’è da dire che, in tutta onestà, sembra proprio che queste avventure adrenaliche vada a cercarsele perchè, per sua stessa ammissione, ha una tendenza – forse ereditaria – alla disperazione e guarda a questi eventi quasi come a un salvagente che gli impedisce di annegare in una vita altrimenti insignificante.
In realtà adesso ha un motivo per cui andare avanti, la nascita del figlio Jacopo ma, anche qui, niente fila liscio: nonostante il sentimento che li unisce, è ai ferri corti con la compagna, Anthea, a causa di un’altra delle indagini in cui si è trovato coinvolto.
Astore è un soggetto particolare: malinconico, solitario e isolato, tanto da non possedere neppure un televisore e non disporre della connessione a internet, il suo mondo è fatto di bellezza antica e forse fuori dal tempo: muovendosi tra gli oggetti da restaurare e i grandi classici da leggere e rileggere, anche lui assume i contorni di un personaggio del passato catapultato in un presente verso il quale non nutre nessuna fiducia.
La vicenda è narrata in prima persona da Astore – escludendo il prologo e un interludio, tra capitolo IX e capitolo X, in cui la voce narrante è quella del misterioso antagonista – e il lessico che l’autore attribuisce al personaggio è elegante, ricercato, mai informale. Interessanti le incursioni dell’autore nella narrazione.
“Ma, in fondo, il futuro di chi avrebbe potuto apparire certo? Men che meno il mio che sembrava uscire direttamente dalla mente di uno scalcinato scrittore di gialli” dice Astore, o ancora ascoltiamo dalla bocca del commissario Eugenio Grandi (omaggio al Eugenie Grandet di Honoré de Balzac): “Nei suoi amati libri è bello che ci sia un uomo qualunque che risolva i misteri prima dei poliziotti, ma questo non è un romanzo”. Questi passaggi metanarrativi, in cui viene abbattuta la famosa quarta parete, permettono a Landini di comunicare la propria poetica rivolgendosi direttamente al lettore.
Caratteristica degna di nota è poi l’ambientazione:
“Il cuore dell’ormai prossimo inverno si faceva sempre più nero, vanamente contrastato dalle luci della città, più avvilenti che gioiose.”
In sintonia con le tinte noir del romanzo, le vicende si svolgono tra novembre e dicembre, in pianura padana, per cui nebbia, pioggia, sferzate di vento e gelo fanno da sfondo – ma, forse, sarebbe più indicato dire da sottofondo – ai pensieri neri di Astore e agli eventi che lo coinvolgono.
Sebbene sia il quarto romanzo della serie di Astore Rossi e la trama risulti strettamente correlata a vicende variamente distribuite tra gli episodi precedenti, è possibile leggerlo anche senza aver prima letto gli altri poiché la comprensione non risulta inficiata.
Come spesso accade quando si ha a che fare con un personaggio seriale, l’epilogo della storia chiude la trama verticale ma lascia aperta quella orizzontale e prospetta un chiarissimo cliffhanger investigativo.
Un nuovo caso sta già aspettando Astore Rossi, c’è da scommetterci.
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Riccardo Landini
Nato in Emilia ma d’origine romagnola, ha alle spalle studi classici e nel cuore una grande passione per Piero Chiara e il cinema italiano degli anni Settanta. Nel 2009 ha esordito nella narrativa con il romanzo E verrà la morte seconda, a cui è seguita la trilogia Il primo inganno, Non si ingannano i morti e Ingannando si impara. Nel 2013 ha vinto il premio Giallo Stresa. La Newton Compton ha pubblicato Il giallo di via San Giorgio, dove per la prima volta è comparso il personaggio di Astore Rossi, Il giallo della villa abbandonata, Il giallo del paese maledetto (precedentemente pubblicato con il titolo Segreti che uccidono) e La strana morte di Alessandro Cellini.
A cura di Claudia Cocuzza
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