Recensione di Gabriele Loddo
Autore: Roberto Alajmo
Editore: Sellerio Editore
Genere: Giallo
Pagine: 240
Anno di pubblicazione: 2022
Sinossi. Quando Mariella, la sorella di Giovà, annunzia alla famiglia: «Mi sposo», restano tutti sbalorditi. Il suo matrimonio con Toni, dopo un fidanzamento durato decenni e distanziato fra Palermo e Torino, era visto come un’evenienza allo stesso tempo utopistica e incombente. La mamma Antonietta, la zia Mariola e la pettegola vicina Mariangela si mettono subito all’opera: la cerimonia deve essere all’altezza per evitare la più vergognosa delle sventure. Ossia che «le persone parlino». Ma il giorno delle nozze succede qualcosa che nessuno aveva previsto. E va tutto a monte. Dalla vergogna della famiglia Di Dio scaturisce un caso, e il comitato investigativo femminile vorrebbe risolverlo incaricando Giovà: l’unico maschio abile e arruolabile, purché si lasci guidare. Giovanni Di Dio, guardia giurata di Partanna, borgata confinante con la più celebre ed elegante Mondello, è uno di quei figli di mamma a cui nessuno affiderebbe un incarico di una qualche importanza. Né lui lo vorrebbe. E se un delitto lo obbliga a fare la parte dell’investigatore, è la verità che deve rotolargli tra i piedi, non lui a trovarla. Della verità, anzi, Giovà diventa l’esca. Poco alla volta si scatena una giostra di doppie vite, minacce incomprensibili, trappole pronte a scattare, cosche rivali, traffici, grandi somme, morti ammazzati, identità misteriose. Dipanando il racconto delle maldestre avventure di Giovà, la soluzione del delitto si fa strada insinuandosi fra le tortuosità della vita e le usanze di una famiglia siciliana sui generis ma nemmeno poi tanto. Giovà si colloca a metà tra il siciliano descritto da Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che aspira solamente al sonno, e il candido Giufà della tradizione popolare. Le sue riluttanti indagini così piene di inciampi sono anche la raffigurazione romanzesca di quella sorta di «maschilismo matriarcale» che nascostamente regna in Sicilia.
Recensione
I protagonisti di “Io non ci volevo venire”, romanzo giallo di Roberto Alajmo, ritornano per regalarci una nuova avventura nelle strade di Partanna. Il borgo della Sicilia fa da cornice alla narrazione e, nel suo piccolo, rispecchia in toto i pregi e le contraddizioni dell’isola.
“La strategia dell’opossum” mantiene lo stile già palesato dall’autore durante la stesura del precedente volume:
tra le righe trasudano immagini ricche di vitalità, profumi e colori che solo una scrittura ironica è in grado di far assaporare e apprezzare.
Come quando tratta temi seri o drammatici e li trasmette attraverso gli occhi e gli atteggiamenti di Giova’, un protagonista tanto ignavo che avrebbe negato il permesso di farlo vivere tra le pagine del libro, se solo l’autore gliel’avesse mai dovuto chiedere. Giova’ avrebbe fatto finta di dormire o si sarebbe dato morto come fa il piccolo marsupiale nominato nel titolo quando viene minacciato da un predatore.
Alajmo ci fa vivere il carattere austero e orgoglioso del popolo siciliano. Lo fa attraverso i sentimenti della famiglia Di Dio, un nucleo familiare rappresentato da donne scaltre e coraggiose, dalla madre di Giova’, da sua sorella e dalla zia. È una loro abitudine quella di raccogliersi in “consiglio”, quella di valutare e decidere insieme del futuro come fossero un’unica entità.
Un legame che è un patto non scritto, che gli serve a difendersi dalle “persone” al di fuori della loro dimora. Persone che guardano, che giudicano, che minacciano. Proprio come fa lo ‘Zzu e la piccola mafia dominante il quartiere.
Come sempre, la trama è originale. Lo stile è quello caratteristico dell’autore: sa gestire in maniera proverbiale il linguaggio verbale e quello non verbale. Show e tell sono dosati e equilibrati, il narratore esterno è un vero personaggio che tira le fila e accompagna con leggerezza il lettore versoun mondo sconosciuto.
La lettura coinvolgente e, spesso, mi sono ritrovato a ridere tra le sue pagine.
Roberto Alajmo
Giornalista professionista dal 1992, dal 1988 è al TG3 Sicilia della RAI dove è assunto nel 1993, oltre a collaborare con diverse testate nazionali. È stato docente a contratto di Storia del Giornalismo alla facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Palermo. Le sue opere sono tradotte in inglese, francese, olandese, spagnolo e tedesco. Suoi racconti sono stati pubblicati nelle antologie La porta del sole (Novecento, 1986), Luna Nuova (Argo, 1997), Raccontare Trieste (Cartaegrafica, 1998), Sicilia Fantastica (Argo, 2000), Strada Colonna (Mondello, 2000), Il Volo del Falco (Aragno, 2003), Racconti d’amore (L’ancora del mediterraneo, 2003). È autore del libretto dell’opera Ellis Island, con musiche di Giovanni Sollima (Palermo, Teatro Massimo, 2002). Il suo romanzo È stato il figlio ha avuto una trasposizione, nel 2012, in un omonimo film per la regia di Daniele Ciprì, con Toni Servillo come interprete protagonista. Il 27 settembre 2013 è stato nominato direttore dell’Ente Teatro Biondo Stabile di Palermo, dopo 15 anni di gestione di Pietro Carriglio. Oltre ai diversi premi per i singoli romanzi, ha vinto per la carriera il premio Ercole Patti. Nel 2021, con Io non ci volevo venire, dà il via alla serie della famiglia Di Dio.
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