Recensione di Loredana Gasparri
Autore: Hannah Lynn
Traduzione: Micol Cerato, Mariacristina Cesa
Editore: Newton Compton Editori
Genere: Narrativa straniera di argomento mitologico
Pagine: 320
Anno di pubblicazione: 2022
Sinossi. Regina dal potere sconfinato, moglie assassina e vendicatrice, madre tradita e amorevole, figura capace di slanci e sentimenti di grande intensità o donna crudele e senza cuore? È davvero difficile provare empatia per una donna che tradisce il marito, Agamennone, e che lo uccide al suo ritorno da Troia assieme al proprio amante, senza conoscere fino in fondo le sofferenze a cui è stata sottoposta fin dalla giovane età. Una donna che ha dovuto sopportare l’omicidio del precedente marito e del figlio uccisi brutalmente, l’assassinio della figlia Ifigenia sacrificata con l’inganno agli dei dal padre. Senza contare le umiliazioni pubbliche, i soprusi e gli abusi a cui la regina di Micene deve sottostare per il bene pubblico. E così, in un racconto appassionante e commovente, Clitennestra assume sembianze di una modernità impressionante e il lettore si ritrova avvinto da una spirale di odio, amore, violenza e spargimenti di sangue di familiari che non ha eguali nella mitologia greca.
Recensione
Qualcuno disse:
“Mia è la vendetta”.
E leggendo del mito relativo a Clitennestra, viene naturale rispondere:
“Sì, vero, ed è meglio che la tieni tu”.
Considerando che il qualcuno di cui sopra non è un umano di questo mondo.
Hannah Lynn riscrive uno dei miti più complessi e controversi della tradizione greca antica, quello di Clitennestra.
Il suo identikit, in breve:
sorella di Elena (la bellissima regina di Sparta che mise a soqquadro città, uomini, donne e dei), sposa di Agamennone, regina di Micene, madre di quattro figli: Ifigenia, Elettra, Crisotemi e Oreste.
Ci si ricorderebbe appena di lei, per quanto sia di discendenza illustre, se non fosse per una macabra svolta nelle premesse che portano all’assedio di Troia. A Micene, Agamennone schiuma di rabbia perché non riesce a salpare per la guerra. Gli dei (una in particolare, si vedrà) sono irritati con lui, asciugano tutto il vento disponibile, inchiodandogli le navi nel porto in Aulide, impedendogli di affiancare il fratello Menelao nella sua spedizione contro Troia. L’unica soluzione possibile è estinguere la sete di sangue degli dei, che gli chiedono un grosso sacrificio.
Agamennone lo concede, senza pensarci troppo. La maggiore delle sue figlie, Ifigenia, dovrà morire per placare Artemide, la dea oltraggiata dal comportamento arrogante e irrispettoso del re miceneo. Poiché non è così facile spiegare ad una madre che la più radiosa delle sue figlie deve essere immolata come un agnello per compiacere una dea e procurare vento favorevole alle vele,Agamennone inganna Clitennestra dicendole che Ifigenia deve raggiungerlo al porto per sposare Achille, l’invincibile eroe.
Non passa molto tempo e la verità emerge. L’altare cui è salita la fanciulla è in realtà la sua tomba.Forse un’altra donna, pur con il cuore frantumato dall’angoscia, si sarebbe poi costretta alla rassegnazione, di fronte alla presenza degli dei, e ad una ragione di stato più forte di qualunque altra cosa.
Non Clitennestra.
La fine di Ifigenia è la classica goccia che va a tuffarsi in un vaso più che traboccante. La regina di Micene scopre di non poterne più. Non può più chiudere gli occhi di fronte a quello che è diventata, a quello che ha subito a causa di un marito manesco, prepotente e abusante. Con determinazione nutre la propria ferocia, facendone uno strumento e una strada per ritornare alla sua potenza e bellezza originaria di guerriera esperta e smaliziata. Scopre di sé, e tutti gli altri con lei, di essere notevole anche nell’arte di governare e Micene, con l’assenza di Agamennone e la mano conduttrice di Clitennestra, passa quasi indenne momenti difficili e recupera una certa floridità.
La guerra, però, finisce. Agamennone non è morto sul campo di battaglia, non è colato a picco con le sue navi, nonostante le preghiere dell’affezionata sposa, e ritorna tronfio, arrogante e prepotente più che mai, e con una concubina illustre al seguito.
Clitennestra è un capolavoro di ipocrisia, ora.
Nei dieci anni di assenza del consorte, ha avuto tempo per riflettere, agire, trasformarsi e anche recuperare l’amore che sembrava ormai svanito dal suo cuore agonizzante. E la sua rabbia è cresciuta a dismisura. Quando esplode, finalmente, esige un prezzo molto alto.
A questo punto, potremmo far calare il sipario e preannunciare un sospirato e meritato lieto fine.
Ma certo che… no.
Esiste un motivo valido che ha dato origine al modo di dire: fare di una cosa una tragedia greca. Con la vicenda di Clitennestra lo vediamo perfettamente, in tutte le sue sfumature.
L’omicidio (o il giusto trattamento, a seconda dei punti di vista) di Agamennone è solo l’inizio di un’altra vicenda complicata e piena di contraddizioni, in cui i sentimenti di altre persone giocano un ruolo fondamentale. L’errore di Clitennestra è stato considerare che si trattasse di una questione tra lei e il marito. Esistono però i figli… Crisotemi è diventata sacerdotessa di Atena tempo addietro, ed è fuori dai giochi che si stanno per scatenare. Elettra e Oreste, però, sono lì. E ciascuno di loro ha una visione molto precisa e personale di quello che è avvenuto e di come si sentono verso la madre, che ora è un’assassina.
Se conoscete il mito, ne conoscete anche la fine. E intendo quella definitiva, il punto fermo che conclude la storia di Clitennestra e dei suoi figli.
Quello che il mito illustra, tenendo una determinata visione, è in realtà una questione particolarmente complicata, che ha tante ramificazioni.
Clitennestra è un’assassina perché ha ucciso un marito violento, prepotente e ingannatore, oppure è qualcuno che ha fatto giustizia, riparando un paio di torti gravi, che vanno oltre la morte di Ifigenia?
Deve essere condannata, o perdonata? E da chi, dagli uomini o dagli dei?
A questo punto entrano in scena i figli, Elettra e Oreste. Hanno richieste precise, opinioni precise e molto decise.
È giusto che pretendano quello che pretendono, o dovrebbero abbozzare e riconoscere che la vicenda avrebbe potuto chiudersi con l’uccisione di Agamennone, mettendo fine al sangue e al dolore già abbondanti?
Queste domande da sole si tirerebbero dietro almeno dieci risposte ciascuna, e tutte discordanti. E forse nessuna conclusiva. Forse, per questo motivo, il qualcuno dell’inizio disse: “Mia è la vendetta”. Perché è un concetto così contorto e complesso e misterioso, che la sola mente umana, con tutti i suoi sforzi, non è sufficiente a comprenderla. Non arriva a penetrare, e forse nemmeno concepisce di farlo, quei recessi misteriosi di cui la vendetta è dotata.
Per una mente divina, invece, non ci sono segreti o sfumature che le siano precluse. E se gli esseri umani non le distinguono, pur con i loro sforzi… non significa che gli dei debbano dare necessariamente spiegazioni. Diventa un atto di fede.
https://www.delfurorediaverlibri.it
Hannah Lynn
È nata e cresciuta in Inghilterra. Il segreto di Medusa è diventato un bestseller alla sua prima uscita ed è in corso di traduzione in numerosi Paesi. La vendetta degli dei è il secondo episodio della serie Greek Women.
Acquista su Amazon.it: