A cura di Sara Pisaneschi
Autore: Giovanni Ricciardi
Casa Editrice: Fazi
Genere: Giallo
Pagine: 222
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. Il vecchio Oreste ha un segreto. Poco prima di morire, costretto in un letto d’ospedale, chiede di poter parlare con un amico di famiglia, il commissario Ponzetti. Ma è troppo tardi, e così l’uomo porta via con sé un’oscura verità. Dieci anni dopo, Marco, il figlio di Oreste, invita Ponzetti nell’appartamento dei suoi genitori per mostrargli gli oggetti che ha rinvenuto in una cassaforte e di cui nessuno era al corrente: una pistola risalente alla seconda guerra mondiale e una lettera indirizzata a un misterioso Ulisse da parte di una donna. La scoperta, insieme ad altri dettagli, getta un’ombra sul passato di Oreste, esule istriano giunto a Roma nel 1954, in fuga dalle terre passate alla Jugoslavia all’indomani della guerra e da un clima di intimidazione e violenza. Da qui parte l’indagine non ufficiale di Ponzetti, che si svolgerà tra Roma, Trieste e la Slovenia, intorno all’enigmatica storia di Oreste: un caso in cui, come sempre, vengono coinvolti il fidato ispettore Iannotta e i familiari del commissario. Una storia che porterà tutti a confrontarsi con il dramma, a lungo taciuto, dell’esodo istriano e dei profughi giuliano-dalmati. In un giallo denso di indizi e interrogativi da sciogliere, a metà tra l’indagine poliziesca e la ricostruzione storica, Ottavio Ponzetti darà finalmente voce al destino taciuto di un uomo, vittima di una tragedia collettiva, che per tutta la vita è rimasto legato a un passato lontano che lo ha persino privato del diritto alla memoria.
Recensione
“Scovare la voce nascosta nel muto passaggio di un’esistenza intera”.
È questo che accetta di fare il commissario Ponzetti quando Marco, il figlio di Oreste Zarotti, gli chiede aiuto per svelare il mistero che, dopo dieci anni dalla morte del padre, si trova a dover affrontare. Ponzetti conosceva Oreste, la sua cortesia, la sua educazione, la sua pacatezza, e ricorda bene quella sera in cui lo stesso Oreste gli voleva fare un’ultima confessione in quel letto di ospedale. Non aveva mai saputo di cosa si trattasse.
Non aveva fatto in tempo ad arrivare. Una vecchia pistola e una lettera senza mittente e destinata ad un fantomatico Ulisse, sono gli unici indizi da cui partire. Maria, la figlia del commissario, incuriosita dalla lettera e dai luoghi in essa descritti, decide di aiutare Ottavio in questa sorta di indagine privata, insieme all’immancabile collega Iannotta e la sua magnifica “romanità”.
E piano piano riescono a ricostruire il doloroso passato di Oreste, le sue origini, le tragedie che ne hanno segnato la giovinezza, le passioni e i distacchi. Il suo estremo bisogno di dimenticare e di proteggere chi ama.
Molte le cose sorprendenti di cui nemmeno il figlio Marco era a conoscenza tra cui, in grande spicco, la devastante storia dell’esodo istriano dei profughi della ex Jugoslavia che tendiamo un po’ a dimenticare (forse) e che mi ha aperto un mondo. Molto doloroso, è vero, ma assolutamente necessario alla memoria.
Da Monfalcone a Pola, a Trieste, fino ad arrivare a Roma e a Firenze. La lotta politica, le speranze crollate, le famiglie distrutte… tutte cose che non devono essere dimenticate. Tutto con grande e precisa dovizia di particolari.
Il leggendario istinto di Ponzetti e la sua determinazione riescono a svelare l’ingarbugliato mistero, anche quando sembra che non ci siano strade da seguire, anche quando tutto sembra remare contro, e quando le onde del passato hanno cancellato quasi ogni dettaglio.
Personaggi bellissimi, molto intensi e descritti a puntino. Personaggi che fanno arrabbiare e commuovere. Chi era Ulisse? E Oreste è riuscito a perpetrare la sua vendetta?
La risposta è sì, ma in un modo del tutto inaspettato.
Un libro importante, secondo me. Piacevole e, allo stesso tempo, molto istruttivo e interessante.
I PERSONAGGI
Oreste Zarotti è il protagonista, anche se fisicamente presente nel romanzo solo all’inizio. È la ricerca della sua verità che smuove tutto il resto. Oreste, alto e ossuto, ormai avanti con l’età, ha la vista fioca e preferisce non guidare più la macchina. Questo restringe la cerchia delle sue frequentazioni. Non è mai stato un gran chiacchierone e con la vecchiaia si è fatto più pigro, anche con le parole. Non si è mai lasciato andare troppo neanche con la moglie e i figli e non ha mai voluto svelare troppo del suo passato, come fosse una forma di difesa nei loro confronti. Ha relegato il passato nel luogo a lui più consono: il passato. Ha viaggiato molto, soprattutto per lavoro. Era un geometra molto preparato e apprezzato anche se ha lavorato sempre da dipendente, senza mai aprire uno studio proprio. Serio, schivo, educato e rispettoso, ha sempre vissuto un po’ in disparte. Porta via con sé un grande segreto.
Marco Zarotti è il figlio di Oreste. Fisicamente somiglia poco al padre con i suoi muscoli “da uomo fatto” e il petto da lottatore. È molto attento alla famiglia e affidabile. Molto protettivo anche nei confronti dei genitori, non finisce mai di preoccuparsi per loro, e accoglie la madre in casa sua nei suoi ultimi anni di vita. Si trova in difficoltà economiche e svuota l’appartamento dei genitori in cerca di un quadro di valore. Non lo trova. Trova invece una vecchia pistola e la lettera di una donna indirizzata ad un certo Ulisse e questo ritrovamento diventa un’ossessione. Deve andare fino in fondo anche se non è completamente sicuro di voler sapere la verità.
Ottavio Ponzetti è il commissario a cui chiede aiuto Marco per conoscere la verità sul padre. Possiede grande intuito e forte determinazione. Va avanti anche quando sembra che non ci siano vie d’uscita. Sognava di studiare lettere antiche all’università ed è per questo che viene affascinato dal ritrovamento della lettera tra le carte di Oreste. È “costretto” così a fare anche un po’ il filologo, suo sogno nel cassetto. Camminando al suo fianco (perché sì, preferisce camminare piuttosto che spostarsi in macchina) si scopre la vera essenza di Roma. Adora la sua famiglia. Cerca sempre di fare la cosa giusta.
Maria Ponzetti è la figlia del commissario. Tratti infantili in un corpo da donna. Molto colta e gran studiosa, nasconde un animo profondamente romantico. Decide di aiutare il padre, ammaliata dalla lettera ritrovata. Decide di partire per cercare tracce della donna misteriosa e anche un po’ se stessa. Sempre “in guerra con le proprie viscere” non è quasi mai in pace con il mondo. Vive un po’ troppo immersa nelle sue fantasie in attesa della grande occasione, che sia lavoro o amore, meglio se entrambi. Una vera e propria Ponzetti.
Nelida è solo Nelida. Una cugina alla lontana di Oreste, la zia che Marco non ha mai avuto da piccolo. Capelli bianchi e carnagione delicata, ancora bella nonostante abbia già passato i settanta. Professoressa in pensione semplice e dolcissima. Per amicizia tiene tutte le cose di Oreste a casa sua e ha catalogato ogni libro e ogni quadro in modo quasi maniacale. La sua casa sembra un museo. Gentile e taciturna. Fino a quando non si apre con il commissario Ponzetti.
Nelida non è “solo” Nelida.
Giovanni Ricciardi
È professore di greco e latino in un liceo di Roma. Il personaggio da lui creato, il commissario Ottavio Ponzetti, è protagonista di una fortunata serie di romanzi tra cui I gatti lo sapranno, vincitore del premio Belgioioso Giallo 2008; Il silenzio degli occhi, finalista al premio Fenice Europa 2012; Il dono delle lacrime, candidato al premio Scerbanenco 2014. Il penultimo episodio della serie è L’undicesima ora, del 2017. Una raccolta con le prime tre indagini del commissario Ponzetti è uscita nel 2012; un’altra, con altre tre, nel 2015; la terza, con le ultime due, nel 2018.
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