La seconda
indagine calabrese
del commissario Perri
Ennio Masneri
DETTAGLI:
Editore: Golem
Genere: Narrativa gialla
Pagine: 192
Anno edizione: 2024
Sinossi. Spiaggia isolata. Un bambino si allontana dai genitori, che discutono animatamente sotto l’ombrellone, e va in cerca di avventura. Scopre così per caso, ai piedi di un oleandro, il cadavere mutilato di una ragazzina: è priva di organi, mani, occhi e capelli; ha la pelle più bianca delle pietre che a stento la nascondono. La venere di ghiaccio – così viene chiamata dalla solita stampa sensazionalistica – ha però un sorriso enigmatico a illuminarle il viso, quasi a voler eludere la morte… Perri, chiamato con la sua squadra a indagare sull’accaduto, ne resta profondamente turbato. Da uomo, ancor prima che da commissario, sperimenterà la rabbia e la frustrazione miste all’orrore per un omicidio di un’efferatezza inaccettabile. Mentre le indagini stentano a decollare, tra continui depistaggi e veri e propri coup de théâtre del misterioso colpevole, decide quindi di accettare l’aiuto di un irrequieto ispettore francese: insieme scopriranno una verità scomoda, che affonda le sue radici in un substrato di rituali crudeli e superstizioni ataviche.
A cura di Marina Toniolo
Quando ho terminato la lettura de ‘La Venere di ghiaccio’ ho pensato subito ad un romanzo intermedio, quasi esplorativo: non è dotato come il precedente della brillantezza intrinseca del sole estivo.
Qui ci avviciniamo verso la stagione autunnale, anche se le giornate sono ancora calde. Il declino della luce si riflette nel commissario Perri, sconvolto oltre ogni dire dal ritrovamento di una ragazza che ha appena partorito e che è stata brutalmente uccisa e mutilata.
Le indagini ristagnano. Il commissario si chiude in un bozzolo incapace di dirigere la mente obiettivamente. L’incontro con un ispettore francese, a mio avviso un personaggio interessante e costruito ad hoc, riesce a scuotere Perri dalla staticità in cui si trova.
Stilisticamente perfetto, con una costruzione della trama e dei capitoli lineare e semplice, ‘La Venere di ghiaccio’ pur nella sua brevità offre spunti interessanti di riflessione ponendo l’accento sulla tratta di donne e ragazze africane con peculiarità fisiche per avviarle alla prostituzione nel nostro paese.
Non solo: certe caratteristiche portano a rituali macabri frutto dell’ignoranza e della superstizione.
La grossa capacità dell’autore sta nella vivacità dei dialoghi e, in questo caso, nella descrizione, pur fugace, dei piatti tipici calabresi. Il commissario Perri è un uomo normale succube delle indecisioni tipiche di chi ha visto troppo nel mestiere.
Non al livello de ‘La misura dell’orizzonte’ ma meritevole per l’evoluzione psicologica di cui si può intravedere sicuramente un proseguo.
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Ennio Masneri
(Crotone 1978) ha origini calabro-lombarde e si è laureato in Lettere e Filosofia presso l’Università di Perugia. Attualmente vive a Vittuone (Milano). Coltivando da sempre la passione per la scrittura, si è cimentato negli anni in diversi generi, per esordire infine nel mondo della letteratura con i racconti de ‘Il silenzio del niente’.
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