La vita vera




Recensione di Ilaria Bagnati


Autore: Adeline Dieudonné

Traduzione: Margherita Belardetti

Editore: Solferino

Genere: romanzo di formazione

Pagine: 220

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. Tra i prefabbricati del Demo, c’è una casa che non è uguale a tutte le altre. Ha quattro stanze, una per i genitori, una per la sorella, una per il fratello e una per i cadaveri. È qui che lei, la sorella, una ragazzina di dieci anni, deve combattere con i mostri che la circondano: suo padre, violento e rivoltante, sua madre, inconsistente come un’ameba. E poi ci sono gli animali impagliati che abitano nella «stanza dei cadaveri», frutto della forsennata passione paterna per la caccia, quasi animati da vita propria. Tutto nello squallore del Demo sembra trasformarsi in una feroce mattanza, persino l’abitudine di prendere un gelato dal carretto che suona il Valzer dei fiori. E questa violenza penetra in Gilles, il fratellino adorato, e lo trasforma: la sua testa si riempie di «parassiti » e la dolcezza di sua sorella non riesce più a riscaldarlo. Ma lei non cede: con un’ostinazione incrollabile, fa appello a tutte le sue energie per salvarlo, non importa a che prezzo.

Recensione

La protagonista di La vita vera è solo una bambina di dieci anni ma fa da mamma al proprio fratellino Gilles di sei. Lo coccola, lo fa divertire, lo protegge e cerca di distrarlo dalla miserabile vita che deve vivere a causa di coloro che gli sono capitati come genitori.

Il padre “era un uomo immenso, con le spalle larghe, la stazza da squartatore. Mani da gigante. Mani che avrebbero potuto decapitare un pulcino come si stappa una bottiglia di Coca. Oltre alla caccia, mio padre nella vita aveva due passioni: la tv e il whisky. E quando non era occupato a cercare animali da ammazzare ai quattro angoli del pianeta, collegava la tv a due casse che erano costate quanto un’utilitaria, la bottiglia di Glenfiddich a portata di mano.”

Il padre è violento, picchia la moglie per scaricare la propria rabbia.

La madre aveva una paura matta di mio padre. […] Era una tipa magra, con lunghi capelli flosci. Non so se esistesse prima di incontrarlo. Suppongo di si. Doveva assomigliare a una forma di vita primitiva, unicellulare, vagamente traslucida. Un’ameba. Un ectoplasma, un endoplasma, un nucleo e un vacuolo digestivo. E negli anni a contatto con mio padre, quel nonnulla si era a poco a poco riempito di paura.” La madre dedica tutte le sue attenzioni alle piante e agli animali, soprattutto le caprette che hanno nel cortile di casa. La casa è la più grande del Demo, un quartiere degradato costituito da prefabbricati tutti uguali “allineati come pietre tombali“.

La casa ha quattro camere, una per i genitori, una per lei, una per il fratellino e una per i cadaveri, ossia gli animali impagliati trofei di caccia del padre. Tra gli animali spunta una iena che avrà un ruolo cruciale nella vita dei due bambini.

La vita in quella casa è davvero difficile, i bambini sono abbandonati a loro stessi, la madre non ha le forze per occuparsi di loro e i bambini cercano di cavarsela come meglio possono nonostante le continue scene di violenza che hanno luogo soprattutto durante i pasti e alle quali assistono.

Da noi i pasti in famiglia somigliavano a una punizione, a un gran boccale di piscio che ci toccava bere tutti i giorni”.

Gilles forse perché più piccolo sembra accusare maggiormente della situazione famigliare e quando diventa spettatore insieme alla sorella di un incidente in cui è coinvolto il gelataio del quartiere subisce poco a poco una trasformazione. La sorella è l’unica a vedere nel suo sguardo qualcosa di diverso, secondo lei la testa del fratello è stata infestata dai parassiti, i parassiti della violenza e il suo unico scopo è e sarà quello di non permettere ai parassiti di prendere il sopravvento nella testa del suo adorato fratellino.

Ci riuscirà?

Ma non potevo accettare di passare la vita a guardare i parassiti mangiare il cervello del mio fratellino. Di perderlo per sempre. A costo di dedicarci tutta la mia esistenza, avrei cambiato le cose. O sarei morta. Non c’era altra soluzione”.

La vita vera è il racconto di due fratellini che devono fare i conti con la violenza domestica e di come ognuno reagisce a modo proprio a questa violenza. La protagonista non si abbatte, non vuole arrendersi come la madre “ameba” e diventare anche lei a sua volta una vittima vuota e senza personalità. Per salvare il fratellino Gilles dai parassiti decide di studiare la scienza, prende lezioni private da un professore che paga facendo la babysitter.

Non si abbatte e lotta con tutte le sue forze. Si innamora e si nutre degli istanti con colui che ama, si aggrappa a quei momenti e li tiene impressi nella mente e nelle viscere perché in fin dei conti è una bambina e ha bisogno anche lei di affetto. Gilles forse perché più piccolo non ha la stessa forza di reagire della sorella, si lascia andare al male, ne viene annientato e ne diventa vittima anche lui.

L’autrice ha una capacità strabiliante di descrivere la vita dei due fratellini, racconta per mezzo della sua protagonista cosa voglia dire vivere nella violenza. La penna della Dieudonnè è affilata, diretta, senza fronzoli, le sue parole spesso sono laceranti, creano un vuoto nel lettore che non può non appassionarsi alla storia e soffrire per ciò che legge.

Ciò che fa più male è sapere che ciò che leggiamo può essere benissimo la storia di altri bambini, di bambini veri, in carne e ossa.

Quanti bambini sono spettatori di violenza in casa?

Quanti fratelli seppur piccoli devono fare da madre o da padre ai fratelli più piccoli?

Tanti, troppi. Proprio per questo La vita vera è un libro assolutamente da leggere perché tutti noi dobbiamo essere a conoscenza dell’impatto che ha la violenza domestica. Io non riuscivo a staccarmi dalle pagine perché volevo, dovevo sapere se c’era speranza per i due bambini, la speranza di un futuro migliore, senza violenza.

A cura di Ilaria Bagnati

 ilariaticonsigliaunlibro.blogspot

Adeline Dieudonné


Con il suo primo racconto, Amarula, ha vinto il Grand Prix du concours de la Fédération Wallonie-Bruxelles, nel 2017. Nello stesso anno ha scritto e interpretato la pièce teatrale Bonobo Moussaka e pubblicato il racconto Seule dans le noir. La vita vera (Solferino 2019) è il suo primo romanzo ed è stato la rivelazione dell’ultima stagione letteraria francese: celebrato dalla critica, è da mesi in testa alle classifiche e si è aggiudicato prestigiosi riconoscimenti, tra cui il Premio FNAC 2018 e il Premio Renaudot des Lycéens

 

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