L’ALBERO DI NESPOLE
di Giulietta Fabbo
Pav Edizioni 2023
narrativa, pag.174
Sinossi. “L’albero di nespole” racconta la storia di una famiglia in un paesino del sud Italia, che, tra devastazione sociale e decisioni imponderabili, vede caratterizzare il destino dei suoi componenti. La speranza e l’amore però, riescono ad eludere il fato e a sopravvivere nonostante le miserie umane. Un libro che ripercorre, a cavallo della II guerra mondiale, gli avvenimenti che sconvolsero l’Italia, che determinarono la ripresa del bel Paese e nel quale gli eventi bellici e il boom economico prendono forma concreta nelle vite dei protagonisti.
L’albero di nespole
A cura di Marina Toniolo
Recensione di Marina Toniolo
Questa è la storia di Nino, figlio di Giuseppe e Teresa, che viene mandato negli Stati Uniti alla fine della Seconda Guerra Mondiale. E’ anche la storia dei suoi genitori, dell’amore che li unisce fin da giovanissimi e che sfida le regole sociali del paese di Prata, in Campania.
Lei, di umili origini ma con la dignità che contraddistingue la popolazione contadina, lui benestante e già cittadino americano.
Poco prima dell’inizio del conflitto si sposano e mettono al mondo tre figli. Poi Giuseppe viene chiamato per combattere in Albania. Nelle brevi licenze che gli concedono ritrova gli affetti familiari e soprattutto il suo giardino, con la panca in cemento sotto un albero di nespole. E’ lì che si riposa cercando di mettere ordine nel tumulto dei sentimenti che lo agitano. Nino ha nove anni quando la guerra termina e i suoi genitori prendono per lui la decisione che gli cambierà la vita: va a vivere con lo zio oltreoceano. La domanda costante che si pone nel corso degli anni riguarda il motivo di questa scelta. Alla fine comprende il valore di quello che gli è stato offerto e conduce un’esistenza appagante senza mai dimenticare da dove proviene.
Con notevole taglio poetico la Fabbo conduce il lettore a conoscere una storia familiare ordinaria eppure straordinaria. Con capitoli che spaziano tra la vita di Nino in America e quella dei parenti a Prata possiamo seguire le loro vicende senza mai interrompere il filo. L’esistenza delle persone è fortemente condizionata anche dai cambiamenti socio-politici: prima la guerra con tutti gli uomini al fronte lascia allo sbando chi rimane, poi alla fine del conflitto riprende l’emigrazione verso paesi dove c’è prosperità e si può ricostruire il futuro.
Ma anche in Italia avviene il boom economico e lo notiamo nella descrizione dei lavori che vengono compiuti nel paese.
Fino all’avvento di internet e dei cellulari che azzerano le distanze e permettono una comunicazione in tempo reale anche all’altro capo del mondo. In questo turbine di avvenimenti il giardino di Teresa e Giuseppe continua a prosperare e l’albero di nespole a crescere.
E’ il simbolo delle radici che ognuno di noi si porta dentro, la consapevolezza di dove arriviamo.
‘L’albero di nespole’ è anche la storia dolorosa di Teresa, donna colpita fin da giovane da preoccupazioni più grandi di quello che può sopportare. Sempre lacerata dalla decisione di mandare il primogenito verso una nuova esistenza lontanissimo da casa. Ma le famiglie spesso rimango unite anche se fisicamente si dividono con il pensiero costantemente rivolto a chi è lontano.
Il tema centrale è l’amore che fa superare gli ostacoli senza però scansare il dolore, donando fiducia e speranza. Una nuova penna che ha un grande spessore e che merita di essere conosciuta.
Intervista
Qual è stata la genesi del libro?
C’era una storia bella di cui avevo sentito sempre parlare, la testimonianza di una vita non ordinaria, di relazioni non sempre semplici. E c’era un messaggio importante da raccogliere dietro quel vissuto complicato, ma mai tormentato: ho voluto raccogliere quel messaggio e tentare di diffonderlo affinchè un’esperienza anche caratterizzata dal dolore, non andasse perduta o sprecata.
Ho letto che sei un’archeologa come lo era mia sorella: gli studi e le pubblicazioni aiutano nella stesura?
Sono una archeologa preistorica: ho lavorato sul campo per anni provando l’affascinante emozione del lavoro puro di ricerca e di rilievo dei materiali archeologici trovati. Sicuramente ho trasportato nella stesura del romanzo il gusto della scoperta e la curiosità della ricerca delle fonti giuste che dessero attendibilità storica alla narrazione. Nella scrittura confluisce inevitabilmente ciò che siamo, sia dal punto di vista della formazione che dal punto di vista dell’indole personale.
Sei riuscita a raccontare la storia di molte famiglie italiane del ‘900, hai preso spunti dalla tua famiglia o possiamo considerarla un’opera che ingloba le vite di tutti?
Ho preso spunto da storie sia familiari che locali di cui ero a conoscenza, ma il modo in cui ho immaginato che i diversi personaggi abbiano vissuto le loro esperienze di vita, le reazioni descritte, i loro stati d’animo, la loro psicologia sono tutti frutto del mio modo personale di approcciarmi agli eventi e di guardare alla vita. Dietro le storie che racconto e dietro i diversi personaggi c’è in verità il tentativo di raccontare un sentire comune in cui chiunque potrebbe ritrovarsi.
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Giulietta Fabbo
Giulietta Fabbo, avellinese classe 1971, è laureata in Lettere Classiche e insegna Materie Letterarie, Latino e Greco presso il Liceo Classico “Pietro Colletta” di Avellino. Appassionata di archeologia, ha pubblicato schede tecniche nel volume “NOTARCHIRICO 500.000 anni fa” a cura di M. Piperno e ha lavorato in qualità di archeologa preistorica presso la Soprintendenza Speciale al Museo Preistorico Etnografico Pigorini di Roma e presso l’area archeologica US Navy di Gricignano di Aversa (CE).
A cura di Marina Toniolo