L’altra casa




Recensione di Laura Salvadori


Autore: Simona Vinci

Editore: Giulio Einaudi Editore

Collana: Stile Libero Big

Genere: gotico

Pagine: 372

Anno di pubblicazione: 2021

Sinossi. Una villa del Settecento in mezzo alla pianura. E un quartetto di personaggi in crisi, ossessionati dal fallimento e dal bisogno di soldi. La casa li avvolge e li sconvolge, per metterli definitivamente di fronte al proprio destino. «Immaginò che da qualche parte potesse esserci l’ingresso di un tunnel segreto che conduceva alle viscere della Terra, in una caverna oscura che conteneva il cuore grasso e pulsante della casa. Un cuore enorme, un cuore tripartito come quello dei rettili e collegato alle vene e ai capillari vegetali che percorrevano muri e tetto». A cosa siamo disposti a rinunciare per seguire le nostre passioni? E quanto delle nostre passioni siamo pronti a trasformare in merce, per il denaro e la posizione sociale? Maura ha rinunciato a quasi tutto per la musica, ma adesso non sa se riuscirà piú a cantare come prima: è un soprano piuttosto famoso che ha appena subito un intervento alla tiroide, e ha pure smesso di credere nel legame sentimentale con Fred, il suo agente. Tuttavia ha accettato lo stesso di partecipare all’evento culturale che lui e Marco stanno organizzando in una villa alle porte di Bologna, evento in cui lei dovrà interpretare i cavalli di battaglia di Giuseppina Pasqua, la cantante lirica amatissima da Verdi alla quale era appartenuta la casa assieme al suo misterioso giardino. Ad aiutarla a prepararsi sarà Ursula, la moglie di Marco: è nata in Russia e sarebbe diventata una pianista classica se la sua infanzia non fosse stata segnata dall’abbandono. Presto nella villa cominciano ad accadere fatti inquietanti e senza spiegazione, che trascinano prima le due donne poi anche gli uomini in una spirale di allucinato sospetto. Indagando in modo originale il rapporto tra passione e sacrificio, ma anche le ombre della maternità, la ferocia e l’urgenza delle relazioni umane, e l’affascinante mistero del tempo, Simona Vinci racconta il momento in cui, davanti a tutte le nostre mancanze, siamo costretti a decidere della nostra vita. E lo fa con una costruzione narrativa che ci incanta e imprigiona come la villa in cui è ambientata.

Recensione

Incantesimo, mistero, metafisica sono gli ingredienti di questo tentacolare romanzo di Simona Vinci, che approda al genere gotico con sicurezza e sensibilità, attraverso un libro che cattura immediatamente, per la prosa tenebrosa e per i personaggi oscuri che la popolano.

Al centro del romanzo c’è la musica, dolce tiranno che rapisce l’esistenza di chi soggiace ai suoi impulsi ipnotici. E c’è la passione, che è una nebbia compatta che abbraccia i sensi, l’ambizione, il rimpianto. E c’è una casa, che sembra inghiottire in una spirale temporale chi varca la sua porta.

La casa in questione ha una storia gloriosa alle spalle. Vi abitò Giuseppina Pasqua, mezzosoprano famoso all’epoca, che lavorò con Verdi interpretando tanti ruoli di successo e calcando molti importanti teatri.

Oggi non è che una spoglia magione, intristita dall’assenza di presenze e dallo sbiadire dei ricordi. Mauro e Fred turbano il sonno della villa, introducendovi Ursula, pianista mancata e Maura, un soprano che ha subito un danno alle corde vocali e che probabilmente non potrà più tornare a cantare. La tristezza, il rimpianto di un passato che non si può modificare e i corridoi temporali che sembrano popolarla rendono il soggiorno inquietante e per certi versi spaventoso.

Il bisogno di scavare nel passato, di sapere di più sulla prima proprietaria della villa, il misterioso legame con il Maestro dipingono la casa di tinte fosche. Passato e presente si avvicendano dentro le stanze, nei corridoi pieni di correnti d’aria gelide, nei passaggi segreti, nei sotterranei che sembrano allungarsi nel sottosuolo, traendo nutrimento per la sopravvivenza della casa. Oggi diventa ieri. La sollecitudine si traveste di astio, le eco del passato trafiggono le mura che sembrano sussurrare parole incomprensibili.

Simona Vinci trasmette alle sue pagine il senso del non detto e l’oscurità di ciò che non si comprende, né si conosce. Il mistero che aleggia sulla casa si infittisce e la curiosità sulle donne che hanno abitato la villa è un tarlo che morde le carni. La lettura diventa ossessionante e travalica il confine della razionalità per approdare in un mondo dove il tempo è una variabile che può essere governata dalla mente o dalla suggestione.

Una lettura insolita, che attira il lettore nelle sue spire. Un romanzo che mi ha sorpreso e che non mi aspettavo da questa autrice, che conferma il suo talento narrativo in un genere insidioso, in cui è facile incappare in tremendi scivoloni. Ma Simona Vinci rimane ben salda e ci consegna un piccolo scrigno di letteratura gotica, che non dovrete farvi sfuggire.

 

 

Simona Vinci


(Milano, 1970) vive a Budrio. Per Einaudi ha pubblicato Dei bambini non si sa niente (1997, 2009 e 2018), la raccolta di racconti In tutti i sensi come l’amore (1999) e i romanzi Come prima delle madri (2003, 2004 e 2019), Brother and Sister (2004), Stanza 411 (2006 e 2018), Strada Provinciale Tre (2007), La prima verità, (2016) Parla, mia paura (2017), In tutti i sensi come l’amore (2018), Rovina (2019) e L’altra casa (2021). Ha scritto il racconto La più piccola cosa pubblicato nell’antologia Le ragazze che dovresti conoscere (2004) e ha collaborato alla raccolta Sei fuori posto (2010).

 

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