Recensione di Katia Fortunato
Autore: Marco Cesari
Editore: Ugo Mursia Editore
Genere: Narrativa
Pagine: 264
Anno di Pubblicazione: 2019
Sinossi. «Cesari, con la sua trama piena di colpi di scena, ci obbliga a interrogarci su quello che siamo disposti a fare per un amico e quale prezzo siamo disposti a pagare per la felicità.» Il romanzo esplora, attraverso la storia di due ragazzi, Mattia e Luca, la potenza del legame dell’amicizia, una forza che può cambiare la vita. Tutto comincia il pomeriggio in cui il timido Mattia decide di andare a pescare. Il destino si è messo in moto e mette sulla sua strada lo spavaldo Luca. Tra i due adolescenti, così diversi tra loro, è amicizia a prima vista. Dopo quel pomeriggio ci saranno gli anni del liceo, l’amore per la stessa ragazza, la difficoltà di diventare grandi e di scegliere liberamente la propria strada liberandosi dai legami familiari che opprimono. Faranno scelte che li porteranno lontani ma quel legame nato sui banchi di scuola non si spezzerà e finirà per legarli per sempre in un modo imprevisto.
Recensione
La prima cosa che ti viene in mente non appena chiudi l’ultima pagina del libro è: tenero. Questo romanzo è un coacervo di emozioni che spaziano dalla simpatia alla curiosità, dall’empatia alla tristezza.
Un libro sull’amicizia, ma non solo, un romanzo di formazione in cui il protagonista si trova ad affrontare, insieme al suo amico Luca, gli anni dell’adolescenza e il passaggio nell’età adulta.
Un’amicizia vecchio stile, dove si va a casa dell’amico per mettersi d’accordo se vedersi o meno, dove ci si chiama dal telefono fisso di casa, o dove possono passare giorni senza sentirsi, ma è come se fosse stato solo ieri.
Un libro che ti dà da pensare all’epoca caotica in cui viviamo, dove i rapporti quando e se riesci a costruirli è grasso che cola se durano un anno.
Ho letto questo libro con un misto di nostalgia, devo ammetterlo, soprattutto guardando a quello che mi circonda.
Ai ragazzi seduti al tavolino di un bar, ognuno con il telefono in mano, perso nel suo mondo…
Consiglio questo libro?
Sì, soprattutto ai ragazzi, forse più che altro per cercare di far capire loro perché gli viene detto: esci, non stare sempre chiuso in casa, stai con gli amici. Per capire che la video chat di gruppo non è interazione, non è confrontarsi, non è fare esperienza.
Vero è che anche il periodo storico in cui viviamo non ci aiuta, anzi, ha affossato ancora di più quel minimo di contatto sociale che ci serviva a crescere. A essere, con gli altri.
Nel frattempo, nell’attesa che tutto possa, si spero, tornare alla normalità, leggere L’amico giusto sarà un modo per cominciare a sognare una vita più vera…
INTERVISTA
Nel tuo libro, a un certo punto, Mattia decide di inseguire i propri sogni, sentendosi esaltato e terrorizzato al tempo stesso; per quanto ti riguarda, inseguire i propri sogni ti fa paura o ti da una spinta in più?
I sogni si chiamano sogni proprio perché la possibilità di fallire, cercando di realizzarli, è molto alta. Il fallimento è quindi un’eventualità che va sempre tenuta in conto e che, ovviamente, spaventa. Tuttavia credo che la paura peggiore sia quella di – consentimi la frase fatta – non averci “provato”. Mi fa più paura il rimpianto, del fallimento. Male che vada, se fallisci, resti fermo dove sei, ma con la consapevolezza di aver fatto quello che era nelle tue possibilità. Il rimpianto, invece, ti logora. Potrei dire che è la paura del rimpianto a spingermi verso i sogni.
Hai deciso di illustrare un percorso di vita che va dalla prima liceo fino a quando i ragazzi non diventano grandi; avevi in mente un target particolarmente giovanile a cui rivolgerti o sono stati i protagonisti che ti hanno ispirato?
Ho iniziato a scrivere L’amico giusto con l’intenzione di rivivere, insieme ai protagonisti, alcune esperienze dell’adolescenza e di rimanere nel target young adults. Poi Mattia e Luca hanno cominciato a crescere, prendendo vita propria e muovendosi per conto loro. Sarà per questo che i miei lettori e le mie lettrici hanno, in realtà, un’età molto eterogenea.
In questo libro non si parla solo di amicizia, ma è il tema intorno a cui ruota tutta la vicenda, un’amicizia quasi troppo idilliaca per essere vera, quasi nostalgica, oserei dire; pensi che il momento storico che stiamo vivendo possa in qualche modo rendere difficile questo tipo di rapporto?
L’amicizia tra Mattia e Luca si sviluppa tra la metà degli anni ottanta e la metà degli anni novanta. Un periodo nel quale i cellulari erano ancora un bene di lusso e che vedeva il trionfo incontrastato del “telefono fisso” e delle cabine telefoniche. Di app, social e messaggistica istantanea, naturalmente, nemmeno l’ombra. Insomma, coltivare un’amicizia era un’operazione che richiedeva un certo impegno. Oggi è indubbiamente molto più facile rimanere in contatto, ma questa facilità, forse, toglie un po’ di valore all’amicizia stessa. Abbiamo più amici, ma sono amici veri? Anche se… anche se, indubbiamente, quest’anno pandemico ha messo i rapporti a dura prova e la tecnologia ha aiutato a mantenere tutti i contatti. È stato un bene? Non lo so, ma io sono un nostalgico delle “amicizie idilliache”, quelle che richiedono, appunto, un certo impegno.
Marco Cesari
Marco Cesari, nato a Brescia nel 1982, vive a Botticino, nel bresciano, dove lavora come commerciante. Laureato in scienze e tecnologie delle arti e dello spettacolo, è appassionato di cinema, musica e fumetti. È sposato e ha un cane.
Acquista su Amazon.it: