L’amore assaje




Francesca Maria Benvenuto


DETTAGLI:

Editore: Mondadori

Collana: Scrittori italiani e stranieri

Genere: Narrativa

Pagine: 156

Anno edizione: 2024

Sinossi. Scritto in una radiosa commistione di italiano e dialetto napoletano, L’amore assaje mette a nudo l’anima di un ragazzino che ha già visto troppo ma che non ha perso la voglia di sognare. Zeno ha quindici anni e per la legge è ancora un bambino. Ma in realtà è adulto da un pezzo, lo è diventato a dieci anni precisi, quando il padre è finito in galera e la madre ha iniziato a prostituirsi per mantenere lui e la sorella. Così anche Zeno si è dovuto dar da fare e ha cominciato “l’attività”: scippi, rapine e spaccio. Finché un giorno un ragazzo di un’altra banda gli si è parato davanti col motorino, in fondo a un vicolo di Forcella. Zeno ha capito subito che voleva farlo fuori, e ha estratto la pistola più in fretta di lui. Ecco perché oggi è recluso nel carcere minorile di Nisida, ed ecco perché quando i giudici l’hanno condannato, “tra tutte le pene che ci stavano per un creaturo, hanno deciso la più grossa. Ma grossa assaje”. A Nisida frequenta la scuola, dove c’è una professoressa di italiano che gli sta simpatica, a cui ha promesso di scrivere i suoi pensieri. In cambio, lei lo aiuterà a ottenere un permesso per trascorrere il Natale con sua madre. Queste pagine sono il risultato di quel patto: ci raccontano la storia di Zeno fino a qui, l’infanzia fuori dal carcere, le risate e i baci della sua innamorata Natalina e la vita dentro l’istituto, tra amicizie, ingiustizie e solitudine; raccontano le sue speranze e le sue paure. Al suo esordio, Francesca Maria Benvenuto si è inventata una voce irresistibile che, con la sua originalità e schiettezza, ha già conquistato gli editori di molti paesi.

 Recensione di Sabrina De Bastiani

É allora, nel frattempo della pena, io Nisida la vulessi spostare.

Ci vulessi mettere quattro ruote sotto, comme a ‘na machina.

Oi remi comm’ a ‘na barca.

E poi la purtassi a vedere qualcosa in giro.

Così putesse visitare il mondo, pure da qui dentro, e mi porto avanti coi viaggi.

Per esempio, vulessi vedere l’oceano che fosse il mare più vecchio e che tiene più cose da dire. Vulessi visitare i cinesi, gli arabi e i neri. Gli inglesi e la loro regina pure mi piacesse incontrarli, per vedere se esistono veramente o si vedono solo dentro ai film. E poi vulessi pure andare a vedere Natalina mia, nel basso suo. Perché così la posso baciare un’altra volta, dopo tutto ‘sto tempo. Ma non mi sono scurdato come si fa, perché è impossibile! Professore’, la verità?

Io volevo nascere viaggiatore. E visitare tutt’ cos’.

O comunque volevo nascere ‘nu poc’ più fortunato.

Oppure non nascere affatto.

Ma soprattutto io volevo nascere creaturo. Invece non aggio mai avuto l’onore, a me mi hanno fatto grande fino dall’inizio.

Nei libri ci sono storie che finiscono,  ma certe letture non finiscono mai.

Zeno Iaccarino, per esempio.

Dopo averlo incontrato nelle pagine di Francesca Maria Benvenuto, è esattamente questo. 

Un personaggio che non sarai mai pronto a lasciare andare e dunque una lettura che non finirà mai.

E’ difficile dire de “L’amore assaje”. Ci vorrebbe la professoressa Martina, a correggere quello che scrivo, perché lo saprebbe senza dubbio restituire meglio, trovare parole più giuste di quello che riesco a fare io.

Quindi, professore’, dobbiamo mettere le cose in chiaro.

Io ve le scrivo pure, tutte le cose che volete. Poi ce le facite leggere a chi vi pare a voi.

Però lasciatemi due tre errori, così si capisce che sono proprio io.

E importante che sono proprio io.

Se no non mi riconosco più quando mi guardo allo specchio.

Ma metteteci le virgole.

Quelle non le so mettere, lo sapete che non mi piacciono.

I punti tengono più dignità.

Perché è difficile trovarle, le parole,  quando la voce narrante, quella di Zeno, appunto, continua a parlarci, a chiamarci all’ascolto, negli accenti, nei colori, negli eventi che narra. Non ci abbandona. Echeggia, risuona. La sentiamo.

Un romanzo che non contempla redenzione –  Io non volevo morire e questa qui è una cosa che non si può proprio controllare. E tale e quale a respirare – e per questo così puro, vero, sincero, nitido da farsi indimenticabile.

Ci racconta tanto di quel mondo,  fuori, dall’interno delle  mura di Nisida, Zeno, che finisce per abbatterle, ce la fa, ci riesce.

E se resta inoppugnabilmente sempre vero che la differenza tra una finestra e una porta è che dalla prima si può solo guardare attraverso, mentre la seconda si può attraversare, quando una voce così come la sua, una voce propria, passa i muri, li demolisce, fa sì che non siano più barriera, smette di  esistere finestra, smette di  esistere  porta, mentre  

( r )esiste la parola.

Francesca Maria Benvenuto ha un talento incontenibile e una sensibilità che lo è altrettanto. Ha coraggio, cor habeo, e lo mette tutto in queste pagine struggenti,‘senza negarci nulla, nemmeno il sorriso. 

Il passato che non si cancella, il presente che si vive,  il futuro un’ipotesi.

Perché se nessun uomo è un’isola, come ci insegna  John Donne, meno che mai lo è Nisida, ce lo mostra Benvenuti.

E allora, Zeno, continua tu. Continua tu a dire. Che meglio di te, nessuno.

‘O penzier ‘e Natalina mia è fondamentale. Come a quello di mammà.

Ma mammà è ‘O present’. Natalina è ‘o futur’, è il ‘dopo”

Natalina è questo:

che quando esco di qui me la sposo e tengo ‘na vita normale, comme a tutti gli altri. Colla casa normale, al secondo piano, e no per strada, colla cucina abitabile, i figli, la televisione, le sedie, il divano, le tende e tutt’ cos’.

Io lo so che Natalina putess’ trovare di meglio, perché non sono scemo. E farebbe la gioia del padre, che si chiama Sabatino Marrazzo e che è ‘nu brav’ omm’.

Lei si potesse trovare un uomo più meglio di me, perbene, senza la galera e colla libertà.

Ma l’amore che ci posso dare io da carcerato vale più di quello del muorto di fame libero.

Perché è l’amore assaje, che non esiste di meglio.

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Francesca Maria Benvenuto


è un’autrice italiana. Napoletana classe ’86, ha vissuto a Parigi dove ha lavorato come avvocato penalista. Ha vinto con il romanzo L’amore assaje (Mondadori, 2024) il premio Nabokov, dedicato agli inediti, e la sezione inediti del premio torinese I Murazzi.