Recensione di Ilaria Grossi
Autore: Stefano Zecchi
Editore: Mondadori
Genere: Narrativa
Pagine: 258
Anno di pubblicazione: 2018
Sinossi. “Una coincidenza ci illude che il mondo non sia tanto disordinato e casuale come sembra.” Inizia così questo romanzo di Stefano Zecchi, con un incontro fortuito, l’imbattersi inaspettato ma allo stesso tempo fatale in una cartellina azzurra con un nome scritto a matita rossa in un angolo. Per non farsi cogliere impreparati dal destino, bisogna fare attenzione alle coincidenze che ci presenta, e così, piano piano, ricerca dopo ricerca, un semplice nome può diventare un titolo, e poi una persona, e infine una storia, che apre un nuovo scenario: la vita di Valerio. Dal suo struggente “Diario di un musicista disarmato” affiorano le immagini affascinanti di una città, l’indimenticabile Zara, con la bellezza dei suoi campielli, delle chiese, dei palazzi affacciati sul mare. Un diario che racconta la storia di Valerio quando in un giorno d’autunno del 1943 vive l’ultima occasione di un grande amore che aveva lacerato la sua esistenza, sempre in bilico tra erotismo e innocenza. Un amore complicato, doloroso, attraversato da tradimenti e congiure in quegli anni difficili, che s’intreccia con la passione politica per la terra dalmata. E come un canto di libertà, ispirato dalla sua musica, Valerio sentirà la responsabilità di difendere, in un estremo tentativo, la Zara italiana e cosmopolita, offesa e poi dimenticata dalla storia. Dopo “Quando ci batteva forte il cuore” e “Rose bianche a Fiume”, Stefano Zecchi torna a raccontare una delle pagine più eroiche e terribili della nostra storia, per far conoscere un’altra verità scomoda e difficile da accettare.
Recensione
Dopo la conferenza per la promozione del suo ultimo libro, lo scrittore verrà in possesso di una cartellina azzurra con al suo interno le pagine di un diario.
Si tratta della vita del musicista e compositore Valerio, in un periodo storico molto doloroso e che ha macchiato le pagine della nostra storia, il 1943, in una Zara bella, affascinante per le sue memorie artistiche, cosmopolita, in cui si cercava di rivendicare la sua italianità. Valerio è diviso tra la fine del suo matrimonio con Milena, da cui è nata la figlia Renata, e una passione non consumata con la croata Sylva, un qualcosa di non vissuto completamente, troppi dubbi, troppe congetture mentali, il peso del suo doppio gioco.
Valerio, emerge nelle pagine del diario, con tutta la sua irrequietezza e confusione riguardo alla situazione politica del momento, da un lato sostenitore della difesa di Zara con i Titini, per salvare la città dai nazisti e purtroppo non preservandola dalla tragicità dei 54 bombardamenti angloamericani che infierirono sulla città provocando la morte di molti civili.
Dall’altro lato, Valerio fu vittima del suo stesso doppio gioco con il comunista croato Rancovic, andando così incontro ad un tragico e misterioso destino. Ho letto con grande interesse la ricostruzione meticolosa e attenta ai dettagli e così veritiera del diario di Valerio, Stefano Zecchi ha la grande capacità di far sentire il lettore partecipe degli eventi, avvolti ancora oggi da troppo mistero e infangati.
L’amore per Milena, tormentato dal suo animo inquieto e dal contesto storico del momento, lascia un sapore dolce amaro, perché anche se lontani fisicamente, le loro anime non si erano mai lasciate.
“Un interminabile duello è stato il nostro amore disse sottovoce, quasi per non farsi sentire. Un amore prepotente, ossessivo…e non me ne fossi andata ci saremmo distrutti..sì ho deciso io. Credi che quella decisione mi abbia resa felice? Un inferno”
Con uno stile fluido, armonioso, scorrevole, capace di tenere alta l’attenzione e di arrivare in modo così diretto al cuore del lettore, vi consiglio una lettura che mi ha tanto arricchito, portando alla luce fatti ed eventi lasciati nel silenzio e nella loro tragicità reclamano riscatto, chiedono di non essere dimenticati, sono un pezzo della nostra storia e dovremmo restituirne una doverosa memoria e in questo obiettivo è riuscita la penna di Stefano Zecchi.
A cura di Ilaria Grossi
Stefano Zecchi
Stefano Zecchi (Venezia, 18 febbraio 1945) è un filosofo, accademico, scrittore, giornalista e opinionista italiano, ex professore ordinario di estetica presso l’Università degli Studi di Milano. È stato assessore alla cultura al comune di Milano dal 2005 al 2006. Ha acquistato notorietà anche al di fuori dell’ambito accademico per le sue presenze al “Maurizio Costanzo Show” negli anni novanta. Ha studiato al Liceo Classico “Marco Polo” di Venezia. Dopo aver conseguito la Maturità Classica, si è iscritto alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Milano, dove si è laureato in Filosofia con Enzo Paci, discutendo una tesi sulla fenomenologia di Edmund Husserl, e ai problemi della fenomenologia ha dedicato i suoi primi studi filosofici. Dopo la laurea ha insegnato per qualche anno nelle scuole di Milano e provincia. Nel 1979 è diventato professore ordinario, ottenendo la cattedra di Filosofia Teoretica presso l’Università degli Studi di Padova, in cui era stato assistente e docente incaricato dal 1972. Dal 1984 al 2013 è stato professore ordinario di estetica presso l’Università degli Studi di Milano. Ha insegnato in diverse università straniere: tra esse, quella che ricorda con maggiore interesse e che più l’ha coinvolto, è l’Università Tagore di Calcutta, in India. Oltre all’insegnamento ricopre importanti incarichi amministrativi: presidente del corso di laurea in Filosofia dell’Università degli Studi di Milano, consigliere d’amministrazione del Piccolo Teatro di Milano, presidente dell’Accademia di belle arti di Brera sempre a Milano, membro del consiglio dell’Irer (Istituto per la programmazione scientifica e culturale della Regione Lombardia), rappresentante del Ministero della Pubblica Istruzione presso l’UNESCO per la tutele dei Beni immateriali, consigliere comunale a Venezia e assessore alla cultura a Milano, consigliere d’amministrazione del MAXXI (Museo dell’arte del XXI secolo), consigliere d’amministrazione della Fondazione La Verdi di Milano, consigliere d’amministrazione del Teatro Parenti di Milano. Dal 2016 è Direttore dell’I.I.S.B.E. (Istituto Internazionale di Scienza della Bellezza) di Milano. Dopo gli studi sulla fenomenologia di Husserl e della sua scuola, ha affrontato le questioni inerenti ai concetti di “speranza” e di “utopia”, riflettendo sulla filosofia di Ernst Bloch, di cui è stato anche traduttore. Il pensiero di Goethe (di cui ha tradotto diversi saggi sulla scienza, l’arte e la letteratura) e del Romanticismo sono diventati i punti di riferimento essenziali dei suoi studi, che lo hanno portato a concentrare le sue ricerche sul problema e sul significato della bellezza.
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