L’attesa




L’ATTESA

Seichō Matsumoto


DETTAGLI:

Traduttore: Gala Maria Follaco

Editore: Adelphi

Genere: Noir

Pagine: 299

Anno edizione: 2024

Sinossi. Isako ha un piano audace, meticoloso: sbarazzarsi nel giro di tre anni dell’anziano marito, Nobuhiro, che con le sue invenzioni ha fatto la fortuna della S. Optics, e impadronirsi di tutto ciò che possiede. Certo, può contare sul fatto che Nobuhiro è fragile di cuore, ma deve prima estorcergli un testamento che escluda le due figlie che lui ha avuto da un precedente matrimonio. Sesso e denaro: nient’altro conta per Isako. Seducente com’è, del resto, non ha problemi a manipolare gli uomini: dal marito, che la ama con senile devozione, al giovane che si porta a letto, il fascinoso Kanji, all’ex amante Shiotsuki – nipote di un alto papavero del Partito conservatore –, di cui sfrutta le influenti relazioni. Per Isako, in fondo, non sono che strumenti, sacrificabili. Difatti, quando Kanji viene accusato di aver picchiato a morte la donna con la quale viveva, pur di non essere coinvolta non esita a chiedere all’avvocato difensore – che lei stessa ha ingaggiato con l’aiuto di Shiotsuki – di farlo condannare. Anche l’avvocato, Saeki, non saprà d’altro canto resisterle a lungo. C’è però un nemico invisibile che nessuno può sgominare, il solo in grado di sventare le più gelide macchinazioni: il caso, di cui il finale svelerà la sbalorditiva incarnazione. Ritratto memorabile di una dark lady dalla sconfinata cupidigia, L’attesa è come sempre anche il ritratto di una società – quella del Giappone dei primi anni Settanta – asservita al profitto e affetta da una temibile astenia etica. E la prova lampante di come il noir, nelle mani di un grande scrittore, possa diventare specchio del mondo.

 Recensione di Salvatore Argiolas

L’attesa che dà il titolo al noir di Seichō Matsumoto è quella che logora Isako, moglie di Nobuhiro Sawada, anziano e facoltoso ingegnere in forza ad una ditta che sta attraversando una fase di profondi cambiamenti, che mettono in pericolo anche la sua posizione lavorativa.

Isako è molto più giovane del marito e progetta di aprire un ristorante tipico alla sua morte, che crede non possa tardare molto ma il caso, e la sua insoddisfazione coniugale, la porta ad essere testimone della morte di una donna, a casa del suo giovane amante Ishii.

Non fidandosi della parola del ragazzo che aveva promesso di non parlare della sua presenza nella casa Isako entra in un vortice di intrighi, menzogne e velleità improbabili che la cattureranno in una ragnatela in cui ci crede di essere il ragno rischia di essere la preda in un gioco di specchi ingannevoli e deformanti.

Per neutralizzare la minaccia latente di Ishii, Isako riallaccia i rapporti con Shiotsuki, un vecchio amante che poi la mette in contatto con l’avvocato Saeki per farlo condannare ma il legale, in cerca di gloria personale, tenta di salvarlo e in un tale groviglio di interessi, passioni e inganni è chiaro che le cose precipiteranno velocemente come una valanga destinata ad annientare i piani di questi cospiratori.

La trama di “L’attesa” ha la stessa complessità e lo stesso straniamento dei migliori lavori di Cornell Woolrich dove la realtà non è sempre quella che sembra e nessun personaggio fornisce certezze al lettore.

Anche Isako, che decide di scrivere un diario per depistare e manipolare eventuali investigatori, lo afferma chiaramente:

Se le fosse venuto a noia, avrebbe sempre potuto omettere qualcosa. Un diario le avrebbe consentito di travisare la realtà. I semplici appunti avrebbero rivelato troppo ad un eventuale lettore. Nel caso di un diario non avrebbe dovuto occuparsi di occultarlo, come si fa con i documenti segreti. Era sufficiente tenerlo in cassetto della scrivania. Un diario si può sempre riempire di frasi comprensibili unicamente a chi le scrive. (…) I caratteri visibili erano orpelli di facciata che alludevano a significati nascosti.”

L’attesa” del 1971, pubblicato solo ora in Italia da Adelphi, è un esercizio di notevole bravura di Seichō Matsumoto, il più famoso giallista giapponese, che gestisce personaggi e plot in un crescendo di ambiguità e di bassezze morali che ricordano potentemente l’autore di “La sposa era in nero” e di “Ho sposato un’ombra” con un gruppo di persone che più cercano di crearsi un futuro manipolando il prossimo più vengono risucchiate nelle sabbie mobili dell’inesorabilità della sconfitta, dove l’ambizione si arena in un’irridente fallimento.

Matsumoto però, allo sguardo cinico e senza illusioni di Cornell Woolrich aggiunge la denuncia della corruzione e dell’immoralità della società nipponica:

Cosa strana, il signor Shiotsuki dispone di poco denaro. Pensava che lo zio sarebbe vissuto per sempre e sperperava tutti i soldi che arrivavano. Abusava anche delle spese di rappresentanza dell’azienda, cosa che poteva indisporre gli altri vertici. Il suo licenziamento è arrivato subito dopo la morte dell’onorevole, quasi non aspettassero altro.”, “Basta un invito dell’avvocato, ed ecco arrivare nuovi clienti. E se fra questi vi è un presidente, si porterà dietro il resto dell’azienda e l’intera rete dei suoi contatti. Ci sono molti uomini che si divertono a spese dell’azienda.” e “Saeki mi ha spiegato l’”espediente” di cui parlava: “Il terreno di Shibuya sarebbe ugualmente ipotecato, ma sotto un altro nome, il che è contro le regole. Non dimentichi che il testamento di suo marito è sotto la mia custodia. (…) Farei in modo che il direttore della banca si fidi di me e che le presti i cento milioni, con l’accordo che la banca ottiene il diritto morale a procedere, anche se la legge non consente di ipotecare effettivamente il terreno della casa.”

Seichō Matsumoto mette in evidenza il marcio che corrode il Paese del Sol Levante e in particolare mette sotto accusa la borghesia, intenta solo ad arricchirsi e in particolare raffigura Isako, quella che nei noir americani sarebbe un Dark Lady interessata solo a fare la bella vita, qui è intenta a coronare il sogno piccolo-borghese di comprare un ristorante, chimera che la porterà alla perdizione.

L’intento di Matsumoto è certamente quello di criticare la società giapponese in impetuosa crescita economica ma non dimentica di essere un giallista, creando un noir che parte con un omicidio ma che poi vira su una narrazione prevalentemente psicologica per poi accelerare verso il finale, non risparmiando al lettore diversi colpi di scena sorprendenti che rovesciano ogni ipotesi.

Ogni libro di Matsumoto cambia prospettiva e modo di raccontare ma tutti meritano di essere letti sia per conoscere l’opera di un grande creatore di trame intriganti sia per approfondire tematiche e ambienti del giallo nipponico, un grande bacino in cui cercare, e trovare, tante perle luminose.

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Seichō Matsumoto


Seichō Matsumoto: (1909-1992) è stato un giornalista e scrittore giapponese. Autore molto conosciuto in patria e vincitore del premio Akutagawa nel 1953, ha scritto oltre 300 romanzi e diversi racconti. Da alcuni definito il “Simenon giapponese” è stato pubblicato per tre volte nel Giallo Mondadori: “La Morte è in Orario” del 1957 è l’opera più conosciuta, seguita da “Come sabbia tra le dita” del 1961 e “Il palazzo dei matrimoni” del 1998. Le tematiche dei suoi gialli affondano spesso le radici nei problemi sociali giapponesi, il tutto unito ad una predilezione per l’indagine strettamente logica ed intuitiva. Nel 2018 Adelphi ha pubblicato Tokyo Express, riedizione di “La morte è in orario”, da cui è stato tratto nel 2007 il film Ten to sen, con Takeshi Kitano.