Recensione di Loredana Cescutti
Autore: Tommaso Scotti
Editore: Longanesi
Genere: Thriller
Pagine: 350 p., R
Anno di pubblicazione: 2022
Sinossi. Un Giappone sconosciuto e oscuro, corroso da antichissime e spietate tradizioni. Questo il teatro in cui l’ispettore nippoamericano Nishida si trova ad affrontare un caso impossibile da risolvere. Takaji Mihara, un uomo d’affari ormai in pensione, è stato ucciso nella sua casa, trafitto da un colpo di spada. La polizia è convinta di aver trovato il responsabile del delitto, un sospettato che avrebbe avuto sia il movente che l’opportunità. Ma il presunto colpevole ha problemi psichiatrici, forse è persino tossicodipendente e ripete di aver trovato la vittima già morta. Il suo sembra un delirio, ma anche per Nishida qualcosa non torna nella ricostruzione dei fatti. Persino le analisi del medico legale riportano alcune stranezze che sembrano contraddire il profilo della vittima. Cos’è successo? Chi era davvero Takaji Mihara? Nishida capisce presto che, per fare luce su questi interrogativi, dovrà addentrarsi nella pericolosa zona grigia degli «evaporati»: migliaia di uomini e donne che per svariati motivi decidono di scomparire e ricominciare da un’altra parte, con un altro nome, con un’altra vita. Un business gestito da società clandestine si occupa proprio di questo: far evaporare le persone. Sarà seguendo la loro scia fumosa che Nishida cercherà di risolvere il mistero, svelandoci un volto del Giappone inedito, spiazzante e inquietante, ma anche incredibilmente poetico. Siamo come gocce di vapore. Su bordi delle teiere, in un cestello di bambù pieno di ravioli o sulle finestre appannate delle mattine di tardo autunno. Così vicini e così invisibili, siamo soltanto gocce di vapore in balia del vento e della grazia delle nuvole. E la nostra vita niente più che un sussurro. Niente più che la fragile promessa di qualcun’altro.”
Recensione
Capisci quanto ti è mancato un personaggio solo quando lo ritrovi e allo stesso modo, ne riconoscila sua profondità solo dopo che sei stata costretta a rimanere separata da lui per molto tempo.
Potremmo dire che un anno non è un tempo d’attesa infinito, fra un romanzo e l’altro, ma forse sì.
Posso affermare che se con “L’ombrello dell’imperatore” (di cui potete trovare la mia recensione qui nel sito) mi ci sono imbattuta quasi per caso, con “Le due morti del signor Mihara” invece, mi ci sono ritrovata davanti con consapevolezza e il desiderio pressante di conoscere meglio Takeshi James Nishida.
Un omaccione di oltre un metro e novanta, assolutamente riconoscibile per aspetto e carattere. Imponente il primo, estremamente ribelle davanti a certe convenzioni nipponiche per lui assurde, ma anche attaccato a certi principi per quanto riguarda il secondo che fanno di lui, una contraddizione nella massa.
Il suo lavoro è una vera e propria missione, che lui cerca di svolgere al meglio e per il quale, spesso, i sensi di colpa della non riuscita lo disturbano e gli provocano fastidio.
In questo secondo capitolo, lo ritroviamo praticamente da dove lo avevamo lasciato con il libro precedente, con solo qualche ora a separarlo da ciò che era stata l’indagine dell’ombrello ma, ancora una volta la sua giornata sembra destinata a non concludersi mai, con qualche piccola sorpresa.
“I rimpianti si accumulano nelle nostre vite come libri che non abbiamo mai letto.”
Un’indagine strana, che rischia di prosciugare ogni energia in questo poliziotto così ligio al suo compito di giungere ad una verità, che non sia quella di comodo ma tutto sembra convergere in un’unica direzione e per lui, sarà veramente una corsa contro il tempo, irta di ostacoli e piena di strane figure, che gli si aggireranno attorno come bollicine, pronte a cospargerlo delle loro verità.
Ma di chi potrà fidarsi?
“… il destino è un anziano calligrafo cieco che scrive promesse sul mare. Conosce i caratteri, conosce i movimenti, ma nulla può sapere delle correnti improvvise. Il pennello è parte integrante di lui, tanto quanto le sue mani e il suo cuore. E quando la punta sfiora la superficie dell’acqua, lui diventa tutt’uno con l’intero universo. Eppure, non può vedere che cosa scrive, né può sapere che fine faranno tutte quelle parole.”
Ancora una volta Scotti racconta, in modo obiettivo, un pezzo di Giappone, con le sue mode e le sue regole per noi assurde e probabilmente inaccettabili, controverse, estreme e a tratti talmente rigide da risultare anche prive di umanità ma come sempre, espone, propone immagini, ma mai giudica e al contrario, lascia che le sue parole ci giungano pulite, prive di personali pensieri affinchésia nostra la libertà di cogliere e raccogliere, oltre a scindere ciò che ci appare troppo estremo da ciò che può risultare perfetta efficienza del Sol Levante.
“… in Giappone, spesso un protocollo è più importante di un esito. Anche se positivo.”
Accettare un concetto come questo risulta difficile per noi, popolo fantasioso ed estremamente elastico ma per un giapponese questo rappresenta il concetto essenziale per vivere e convivere con la massa.
Rappresenta il loro principio di vita.
“Il Giappone è come un sogno. Tutto sembra così vicino e così reale finché non provi ad afferrarlo. Allora diventa confuso e si allontana fino a sparire, lasciandosi dietro una scia di vapore profumato.”
La scrittura di Scotti ti attanaglia nella morsa di una storia che pezzo dopo pezzo verrà ricostruita dal suo tenace personaggio, testardo, irriverente ma sempre dedito alla ricerca della verità, che non viene mai messa in discussione, poiché considerata un concetto fondamentale della sua “missione” di poliziotto.
“A volte si faceva molto di più senza fare, e si diceva molto di più senza dire.”
Tante cose saranno destinate a cambiare e tanto, forse, anche lui sarà destinato a trasformarsi o almeno, a nascondersi meno dietro l’imperturbabile sfrontatezza che quotidianamente lo accompagna, per poter così lasciare che le cose belle della vita si affaccino e si incrocino con il suo percorso solitario, che inizia a stargli sempre più stretto.
Basta volerlo, e il modo si trova.
“La pace è come una fragilissima opera d’arte che va ammirata da lontano. Si deve essere grati della sua presenza e pregare che resti intatta. Soprattutto, non bisogna mai darla per scontata. Perché è poggiata su un piedistallo sottilissimo, e il suo equilibrio è altamente instabile.”
Con letture di questo tipo, rimango sempre ammaliata dalla semplicità con cui l’autore, pur raccontando di omicidi, seppur mostrando luce ma anche tante ombre in una città e in una nazione per certi versi lontana anni luce dal nostro modo di vedere e sentire, riesca a farmi sentire “a casa”con un ritmo della narrazione, che anche se non adrenalinico, fa sì che io non riesca ad abbandonare il suo personaggio.
Le riflessioni di Nishida, che qui si ritroverà davanti fondamentalmente a scelte importanti che riguarderanno lui e non solo, mi hanno indotta a riflettere su cose a mia volta importanti e spesso, le sue parole, mi hanno regalato immagini vivide di una città che non ho mai visto, se non in televisione o in foto, che forse non vedrò mai, ma che attraverso il suo sentire sono diventate po’ anche mie.
Il tema del coraggio nell’essere in grado di prendere decisioni molto serie, qui, a vari livelli sarà colui che farà da filo conduttore all’intera storia e credetemi, ce ne vorrà veramente tanto, di coraggio intendo ma, l’importante, sarà sempre riconoscere le proprie azioni e prendersi le proprieresponsabilità.
Ovviamente, con un finale come questo, dove qualcosa si chiude, ma tanto rimane lì, sospeso, come le bollicine che piano piano guadagnano la superficie per poter raccontare, per potersi far sentire e dire la loro, la curiosità per un futuro a breve termine incalza.
Ringrazio Tommaso Scotti per avermi dato la possibilità, ancora una volta, di affrontare un viaggio misterioso ed appassionante in quel del Giappone e non posso fare altro, se non rimanere in trepidante attesa di un nuovo romanzo.
“… non ci sono scelte giuste o sbagliate. Ci sono soltanto scelte.”
Io non posso che trovarmi d’accordo con Nishida, e voi?
Buona lettura!
Tommaso Scotti
è nato nel 1984, laureato in matematica, seguendo una passione per le arti marziali si è trasferito in Oriente nel 2010. Ha poi conseguito un dottorato di ricerca a Tokyo, dove adesso vive e lavora. Nel tempo libero si dedica al pianoforte e alla calligrafia. “L’ombrello dell’imperatore” (edito da Longanesi – 2021) è il suo primo romanzo, che racconta con sguardo curioso e disincantato le mille solitudini, i sorprendenti codici di comportamento e la disarmante bellezza del Giappone, introducendoci alla comprensione di una cultura tanto ammirata quanto fraintesa come quella del Sol Levante. “Le due morti del signor Mihara” è il suo secondo romanzo (Longanesi – 2022).
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