Autori: Corrado Antani e Ettore Mascetti
Editore: Golem Edizioni
Genere: Noir
Pagine: 480
Anno di pubblicazione: 2022
Sinossi. Marco Pavan un tempo era un poliziotto. Uno di quelli bravi fino a quando la storia, con la S maiuscola, non si è messa di traverso sulla sua strada sotto forma della scuola Diaz e dei fatti del G8 di Genova. Costretto ad andarsene dal Corpo per avere agito secondo “coscienza” e scaricato dalla moglie, oggi è un investigatore privato senza arte né parte. In una sonnolenta e nebbiosa Rovigo, con l’incarico di vicequestore, viene trasferito il sanguigno e ambizioso Cesare Baldini: la sua non è una promozione, ma l’ultima tappa di una carriera condita da violenze e abusi. La fama di “città nella quale non succede mai niente” viene improvvisamente interrotta dall’assassinio dell’onorevole Balzan, ex parlamentare DC. L’uomo viene ucciso in casa sua in modo efferato, con molti colpi alla schiena inferti da un oggetto non identificato. Baldini, chiamato a indagare, sospetta subito di Okigbo, il vicino di casa nigeriano. Pavan che si interessa al caso per aiutare un’amica della figlia, si convince che il nigeriano non può essere l’assassino, e inizia a indagare scavando nel passato della vittima e, con l’aiuto di un giovane poliziotto e di un’abile informatica, scopre un inaspettato legame con l’ex ospedale psichiatrico delle Granzette da cui, tra mille reticenze e difficoltà legate all’età dei testimoni, emerge un quadro di orrori e crudeltà. Pavan, un tassello per volta, inizia a ricostruire le vicende ma l’epilogo è ancora lontano e, in un susseguirsi di colpi di scena, tutti i protagonisti della vicenda si troveranno ad affrontare situazioni imprevedibili e, potenzialmente, mortali.
Recensione di Salvatore Argiolas
“Il male che un uomo fa gli sopravvive” dice Marco Antonio nel “Giulio Cesare”
di William Shakespeare ed è anche il concetto di base del noir “Le eredità del male” di Corrado Antani e Ettore Mascetti.
La selvaggia uccisione di Eugenio Balzan, un vecchio ex parlamentare della DC, di cui è accusato un immigrato nigeriano, porta il detective privato Marco Pavan, ex poliziotto e uomo alla sbando, a investigare sull’omicidio in base ad alcune incongruenze rilevate sul luogo del delitto.
Dapprima si pensa ad un movente politico, perché Balzan è stato un esponente della corrente politica di Antonio Bisaglia potente uomo politico morto in circostanze molto misteriose come successe anche ad altri suoi stretti collaboratori per cui la prima ipotesi investigativa è legata ai trascorsi istituzionali e a qualche coinvolgimento politico nella Tangentopoli degli anni Novanta.
Col tempo però Pavan capisce che le radici di questo crimine stanno nel passato remoto e le morti di altri due amici del Balzan gli fanno individuare nella comune frequentazione del manicomio di Rovigo una possibile motivazione per quella che sembra una scia di morte causata dalla vendetta.
La violenza si avviluppa alle cose che tocca e si può anche lavare via il sangue, ma non la memoria del sangue, non il ricordo delle persone a cui apparteneva o il modo in cui era stato versato. L’innocenza è fragile e la violenza non ha nessuna difficoltà a scuoterla.
“Le eredità del male” è un noir ben congegnato ricco di sottotrame che mettono in evidenza le vibrazioni e i segreti della provincia italiana:
“Si alzò e guardò le torri storte davanti a lui, ennesima rappresentazione di una città senza arte né parte, castrata da un fiume sepolto e da due torri che ti davano l’idea di cadere da un momento all’altro, ma nonostante tutto rimanevano in piedi, come lui.”
Attraverso l’inchiesta parallela di Marco Pavan, entriamo anche nei misteri della vita politica italiana ma soprattutto veniamo a conoscenza di un mondo a parte, quello dei manicomi che nel passato era veramente qualcosa di aberrante e di inumano. “Il manicomio era un microcosmo, un’isola separata dall’acqua del Ceresolo, un confine tra chi poteva vivere e chi poteva solo ascoltare il rumore di chi viveva “fuori”.
Ma chi poteva avere un potere così grande per decidere il destino di un suo simile?
Chi poteva scegliere di mettere le persone al di qua o al di là di un cancello di ferro?
Posizionandolo un metro più avanti o un metro più indietro nella linea immaginaria della psiche umana.”
Essendo figlio di un infermiere psichiatrico che ha passato trent’anni in quell’ambiente, leggendo questo libro ho ritrovato molte di quelle storie che mio padre mi raccontava del manicomio di Cagliari e che penso che siano comuni a tutte quelle strutture che per fortuna sono state chiuse con il loro carico di soprusi, dolore e sopraffazione, dove “Potere, fascino e religione si amalgamavano tra loro generando un’identità superiore rispetto ai singoli.”
Antani e Mascetti riescono a presentarci un detective convenzionale ma di forte impatto, funzionale al loro progetto di illustrare un’istituzione nata nel Seicento, come racconta Michel Foucault nel saggio “Storia della follia”, per raccogliere folli ma anche criminali, poveri e chi non era perfettamente allineato alla visione borghese della normalità produttiva e che sino a pochi decenni fa a continuato ad accogliente molte donne,
“quelle che non si attenevano alle “condotte”, le ribelli, le esuberanti, le intraprendenti, quelle che non si piegavano alla morale comune e alle regole familiari che potevano facilmente finire in quel tritacarne, che non era altro che una gigantesca pattumiera umana dove finivano coloro che erano considerati prima scarti e poi, forse, malati da curare.”
Sono anche altri i nuclei pulsanti di questo noir solido e ben costruito dove tutte le tessere si incastrano perfettamente per dare una visione d’insieme di una città, un tessuto sociale e la percezione del momento che stiamo vivendo, con uno sguardo al passato, remoto o meno lontano, con i richiami al tragico G8 di Genova del 2001.
“Le eredità del male” è senz’altro un noir da consigliare perché coniuga con successo gli stilemi del genere, una critica sociale forte e sincera e la rappresentazione di un angolo d’Italia poco frequentato dalla narrativa di genere.
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Antani & Mascetti
entrambi di Rovigo e amici di infanzia, coltivano da sempre la passione per la letteratura e i romanzi, in particolare per il genere Giallo nel senso più ampio del termine. Lettori onnivori, amano confrontarsi da decenni sulle letture reciproche in un continuo gioco di contaminazione, suggerendosi libri e autori. Nel tempo hanno maturato esperienze diverse nel campo della scrittura. Antani ha una lunga esperienza di autore teatrale, essendosi cimentato per anni nella direzione di una compagnia amatoriale di cui curava testi e regia degli spettacoli, mentre Mascetti è un raccoglitore ossessivo di storie, personaggi e immagini sui suoi taccuini. Da una serie di incontri alcolici al pub e da lunghe passeggiate nella campagna polesana è nata in loro l’idea di scrivere una serie di romanzi che avesse come sfondo la lor terra: Rovigo e il Polesine. Mascetti ha aperto il suo libro delle storie e dei personaggi, mentre Antani ha messo la sua esperienza di tessitore di storie.