Sinossi. Louise è nata sorda da un orecchio, e con l’altro che funziona a malapena. Così ha vissuto i primi trent’anni della sua vita, sul crinale tra sordità e “normalità”, nascondendo con i capelli l’apparecchio acustico che le sta abbarbicato sull’orecchio ancora sano come un piccolo cavalluccio marino. Trent’anni passati a fare le cose che fanno tutti gli altri – quelli “normali” – eppure trent’anni passati al margine di tutto, a capire male o a fingere di aver capito, a sperare che l’interlocutore non nasconda le labbra con la mano, a preferire di essere considerata stupida dalla maestra di inglese piuttosto che sorda, e a benedire le serate nei bar rumorosi dove, per qualche ora, sono tutti un po’ duri d’orecchie. E soprattutto trent’anni passati a vivere più in un mondo immaginato che in quello reale, in cui spesso è la fantasia a riempire i buchi lasciati dal non aver sentito bene. Una pagina dopo l’altra, navighiamo con Louise le insidie e le sorprese di un mondo che, per lei, è semplicemente più difficile, più incomprensibile, più complicato che per tutti gli altri: eppure Louise lo attraversa con leggerezza e ironia, aiutandosi con la fantasia, l’amicizia, l’amore. E non lasciandosi definire dalla sua disabilità, ma piuttosto cercando di essere lei a definirla: come una medusa, che non ha orecchie ma si muove più leggiadra di ogni altra creatura nel mare.
Le meduse non hanno orecchie
di Adèle Rosenfield
Piemme 2023
Laura Bussotti ( Traduttore )
narrativa, pag.272
Recensione di Cinzia Passaro
Louise completamente sorda da un orecchio e con l’altro che funziona parzialmente ha vissuto la sua vita fingendo una normalità grazie al suo rapporto poetico con il mondo.
Qualche suono arriva ancora all’orecchio destro di Louise, ma niente a quello sinistro. Fin dall’infanzia ha nascosto la sua disabilità, coprendo coi capelli l’apparecchio, una via di mezzo: né udente, né sorda finché un giorno alla soglia dei trent’anni sente il suo udito calare drasticamente e durante l’ultima visita il suo medico le diagnostica una perdita di quindici decibel e propone come risoluzione un impianto cocleare.
Un intervento con gravi conseguenze per il già precario udito della giovane. Perderebbe il suo debole udito naturale a favore dell’udito sintetico, e con esso il suo rapporto con il mondo così singolare, pieno di immagini e ombre poetiche, il risultato è irreversibile e, anche se potrebbe di nuovo sentire chiaramente, significherebbe perdere il suo udito naturale e sentire tutte le voci con lo stesso tono metallico. Il dilemma che le si pone è di rinunciare a riconoscere la voce di sua madre, ed entrare in un nuovo mondo senza le sfumature che l’hanno accompagnata per tutta la sua vita.
Finora Louise ha sempre avuto bisogno di leggere le labbra degli altri per ascoltare. Ha un suo metodo personale, persino la luce riesce a farle capire le parole che poi mette insieme, come perle di suono, per ricostruire i dialoghi.
Non è una storia su i luoghi comuni sulla disabilità è un’esplorazione dei suoni e del linguaggio, una poesia in omaggio ai sensi e al significato delle parole, in cui non mancano le difficoltà dando spesso vita a fraintendimenti, in particolare visioni folli che si insinuano nella mente della protagonista e che danno vita a personaggi immaginari: un soldato della prima guerra mondiale, un cane di nome Cirrus e un eccentrico botanico che l’accompagnano in questi lunghi mesi di riflessione , di dubbio, durante il quale cerca di preservare il suo universo grazie a un erbario sonoro.
Un universo onirico che si confronta costantemente con i grandi cambiamenti nella vita di Louise: le emozioni dell’inizio di una relazione sentimentale, un primo lavoro da impiegata in municipio, un’amicizia che si sta rompendo.
Il tempo stringe e Louise deve prendere la sua decisione…
In questo testo per nulla scontato, ricco di umorismo, leggerezza e sensibilità, Adèle Rosenfeld mette l’accento sulla paura del silenzio esplorando i difetti del linguaggio e il potere dell’immaginazione.
Le meduse non hanno orecchie è un tuffo nel mondo dei sordi e degli ipovedenti.
Non è facile entrare in questo mondo mezzo silenzioso e un po’ folle, ma in qualche modo mette il lettore nella condizione di ascoltare se stesso e di guardare alla sordità con un fare diverso, perché in fondo un po’ sordi lo siamo tutti, quando non capiamo cosa gli altri vogliono veramente dirci.
Un libro a cui approcciarsi con molta sensibilità per meglio intendere l’ironia dell’autrice e guardare alla diversità con maggiore pazienza.
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Adéle Rosenfeld
Adéle Rosenfeld è nata a Parigi nel 1986, a 35 anni pubblica il suo primo romanzo, Le meduse non hanno orecchie, finalista al premio Goncourt opera prima e in corso di traduzione in tutti i principali paesi europei. Prima di dedicarsi alla scrittura ha lavorato per dieci anni in editoria. Anche lei, come Louise, la protagonista del romanzo, è parzialmente sorda dalla nascita.