Sinossi. Tre parole per riassumere la propria esistenza. È l’invito che un’impiegata della casa di riposo rivolge ai residenti per raccontare la loro vita. A quasi cento anni, Mook Miran pensava che avrebbe portato i suoi segreti nella tomba, invece quell’estranea le sta offrendo l’occasione per fare finalmente pace col proprio passato. Tre parole, però, non le bastano, e ne sceglie sette: schiava, artista della fuga, assassina, terrorista, spia, amante. E madre. Perché altrettante sono le vite che ha vissuto, le identità che ha dovuto assumere. Sotto lo sguardo attonito di quella che chiama affettuosamente «la sua biografa», la signora Mook parla della fame e delle privazioni che ha sofferto nascendo in una Corea occupata dall’esercito giapponese; delle tragedie che ha affrontato durante la Seconda guerra mondiale; delle scelte terribili che ha sostenuto per superare le tempeste di anni densi e implacabili; delle persone che ha imbrogliato e di quelle che ha ucciso. Non importa quale difficoltà le sia stata messa di fronte, lei ha sempre trovato la forza di sopravvivere, anche a rischio di pagare un prezzo altissimo.
A poco a poco, dalle sue storie emerge la figura di una donna enigmatica e camaleontica, capace di adattarsi a ogni situazione, di combattere con efferata ferocia e di amare col trasporto assoluto di chi teme il rimpianto più della morte. Una donna che non si arrende davanti alle avversità e che affronta il destino a testa alta e alle sue condizioni. Anche quando arriva il momento di sciogliere il mistero della sua ottava e ultima vita…
LE OTTO VITE
DI UNA CENTENARIA SENZA NOME
di Mirinae Lee
Nord 2023
Elisa Banfi ( Traduttore )
Romanzo, pag.384
Recensione di Ilaria Bagnati
Quella di Mook Miran è una storia appassionante, una vita vissuta pienamente nel bene e nel male che merita di essere raccontata. Infatti è quello che accade, la donna ormai quasi centenaria decide di raccontare la sua storia alla signora Lee, un’impiegata della casa di riposo nella quale vive. Mook Miran fatica a descrivere la sua vita in tre parole come le viene chiesto così ne sceglie sette: schiava, artista della fuga, assassina, terrorista, spia, amante e madre. Già con queste sette parole si può immaginare quanto possa essere stata frenetica, difficile, intensa la vita della donna.
Ne esce il racconto di una donna che fin da piccola ha dovuto subire soprusi, violenze, botte e umiliazioni.
Miran è nata in una Corea occupata dal Giappone e ha vissuto durante la Seconda guerra mondiale. Ha vissuto nella povertà, nella fame, è stata violentata, malmenata, aggredita, ha subito le peggiori angherie e privazioni. E’ però anche riuscita a riscattarsi diventando madre, ha conosciuto l’amore e l’amicizia.
Protagonista è senza dubbio Mook Miran ma lo sono anche tutte le donne che insieme a lei hanno subito gli effetti della guerra, la violenza degli uomini, dei soldati che nei momenti di tranquillità avevano bisogno di scaricare le energie e soddisfare le loro pulsioni.
Le otto vite di una centenaria senza nome tratta una storia dura, a tratti difficile da leggere per le scene forti che vengono raccontate. Nonostante ciò è una lettura molto scorrevole e piacevole perché l’autrice è stata molto brava a miscelare le scene difficili con i momenti più belli della vita della protagonista.
Consiglio la lettura del romanzo a chi ama i libri ambientati in Oriente e a chi piace farsi coinvolgere da una lettura appassionante ricca di bei personaggi femminili.
A cura di Ilaria Bagnati
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Mirinae Lee
Nata e cresciuta in Corea del Sud, attualmente Mirinae Lee vive a Hong Kong con il marito e i due figli. Dopo aver pubblicato vari racconti su alcune riviste letterarie, Le otto vite di una centenaria senza nome è il suo romanzo d’esordio.