Recensione di Simona Vassetti
Autore: Henning Mankell
Traduttore: Giorgio Puleo
Genere: narrativa
Pagine: 315
Editore: Marsilio
Collana: Romanzi e racconti
Anno di pubblicazione: 2017
Le ragazze invisibili di Henning Mankell è un romanzo del tutto diverso dal genere poliziesco del commissario Wallander, che ha reso noto lo scrittore svedese. In quest’opera, che risale al 2001, Mankell denuncia chiaramente la condizione dei profughi e dei migranti anni prima che questo problema assumesse un risvolto drammatico in tutta Europa. Inoltre lo scrittore non si risparmia nel dipingere in maniera caustica una certa classe della società svedese. Ma Henning Mankell non è nuovo a questi argomenti, visto che sosteneva già da tempo che il centro dell’Europa fosse Lampedusa.
Leyla, Tanja e Tea-Bag, sono le protagoniste di questo romanzo: tre ragazze arrivate in Svezia cariche di sogni, in fuga da paesi disperati, e non importa quali siano. Invece di cominciare una nuova vita, si trovano a fare i conti con una solitudine insostenibile e un’atmosfera di paura e diffidenza. Fa la loro conoscenza il poeta Jesper Humlin, uomo conosciuto e rispettato in Svezia, in un momento difficile della sua vita: ha una crisi come scrittore, teme la concorrenza dei suoi colleghi; inoltre viene tartassato dal suo editore affinché scriva un poliziesco (sembra più di una frecciata al genere che fa vendere migliaia di copie), ha una donna che gli chiede maggiori attenzioni e poi sua madre, un personaggio davvero straordinario dal carattere forte e in opposizione al protagonista, che lo tormenta.
Humlin vuole a tutti i costi recuperare la sua vena creativa, ma con qualche peripezia davvero singolare, si ritrova a proporre un corso di scrittura a queste rifugiate. Attraverso le loro storie – raccontate a voce, confessate al telefono, o prima di un addio – il poeta svedese riuscirà a vedere il suo paese, la sua arte e la realtà stessa con occhi nuovi.
Un romanzo curioso, che si fa leggere con molta leggerezza ma che leggero non è affatto.
Fa riflettere su molti temi: è come se Henning Mankell avesse voluto mescolare più generi con ironica originalità – dalla commedia al romanzo sociale – regalando al lettore anche pagine di pura poesia.
Uno scrittore autentico, e non è poco, oggi.
Henning Mankell
Viveva tra la Svezia e il Mozambico, dove a Maputo dirigeva il teatro Avenida. È l’autore della fortunatissima serie del commissario Wallander, pubblicata in molti paesi. Tra i riconoscimenti internazionali al suo lavoro, ricordiamo The Academy of Swedish Crime Writers’ prize per Faceless Killers (1991); Scandinavian Crime Society prize, The Glass key, per Faceless Killers (1991); The Academy of Swedish Crime Writers’ prize per Sidetracked (1995); the British Crime Writers’ Association prize, the Golden Dagger, per Sidetracked (2001).