Recensione di Roberto Forconi
Autore: Emanuela Valentini
Editore: Piemme
Genere: Thriller
Pagine: 384
Anno di pubblicazione: 2020
Sinossi. Le cose che nascondiamo a noi stessi possono ucciderci. O salvarci. Il ritrovamento delle ossa di Claudia, bambina scomparsa ventidue anni fa, richiama a Borgo Cardo, nell’Appennino emiliano, Sara Romani, chirurgo oncologico di stanza a Bologna. Per lei il funerale è una pericolosa occasione di confronto con un passato da cui è fuggita appena ne ha avuto la possibilità. Al ritorno nella routine bolognese, il desiderio è quello di dimenticare. I segreti, gli amici d’infanzia rimasti inchiodati a una realtà carica di superstizioni e pregiudizi, le ossa di una compagna di giochi riemerse da un tempo lontano. Finché scompare un’altra bambina: Rebecca. Sara ha avuto giusto il tempo di conoscerla. Dopo il funerale Rebecca le ha curato una piccola ferita secondo l’antica tradizione della segnatura e adesso Sara è in debito con lei. Un legame che sa di promessa. Un filo rosso che unisce il passato di Sara, schiava della convinzione di dover salvare tutti, con un incubo appena riemerso dall’oblio. Mentre il paese si mobilita per ritrovare Rebecca, la donna è costretta a tornare. È l’inizio di una discesa negli inferi dell’Appennino, un viaggio doloroso nelle storie sepolte nel tempo attraverso strade, boschi, abitazioni e volti che lei aveva imparato a cancellare dalla memoria, e che ora diventano luoghi neri in cui cercare una bambina innocente. Quale oscuro mistero si cela dietro la secolare tradizione delle segnatrici? In una sfrenata corsa contro il tempo per scoprire chi ha rapito Rebecca e riuscire a salvarla prima che sia troppo tardi, Sara dovrà scendere a patti con una parte di sé messa a tacere ventidue anni prima. A costo di perdersi nel labirinto dei ricordi e non trovare più la via d’uscita.
Recensione
Se ti addentri in un bosco oscuro perdi il sentiero e poi ritrovi la luce che ti conduce all’altrove. Favole che serpeggiano nel folklore quotidiano della tradizione italiana e che di bocca in bocca si tramandano. Non propriamente favole, ma storie sussurrate, liberate dalle menti di vecchie signore di quei paesi rurali, e che se ne trovano a centinaia nella nostra tradizione.
Le Segnatrici è una ventata di nuovo nel panorama odierno del thriller nostrano. Non ci sono detective logorati dall’anima e storie d’amore al margine, ma una ricerca costante di una verità troppo a lungo negata e che evolve cambiando punto di prospettiva a ogni indizio scovato.
Ci sono quei luoghi che raccontano di magia e che fanno sognare, poi come uno specchio nero che riflette paure, ci sono quelle credenze popolari di cui il libro si plasma e permea il lettore pagina dopo pagina.
Sara è un dottore e mai si sarebbe sognata di dover tornare nel luogo d’infanzia per sanare una ferita troppo a lungo rimandata. Claudia scomparve tanti anni fa non se ne seppe più nulla, poi quando tutti si sono dimenticati di questa storia dolorosa, ricompaiono le sue ossicine. Incipit meraviglioso, che trasporta indietro nel tempo ed improvvisamente protagonisti di un mistero lungo una vita.
La personalità dei personaggi si esprime attraverso pause, emozioni e cambiamenti, e il lettore che si avventura in questa triste storie magica ne percepisce ogni singola sensazione.
Le Segnatrici sono donne che posseggono il dono della guarigione, attraverso un linguaggio magico fatto di segni e parole; ogni regione italiana ha la sua guaritrice e così anche l’Appennino Centrale – vero protagonista del racconto – racconta di streghe e aneddoti e di bambine scomparse.
Nessuno indaga, nessuno si vuol veramente chiedere cosa realmente è successo a tutte quelle creature di cui si sono perse le tracce. E in un’esplosione di mistero e depistaggi, Sara e la sua vecchia compagine di amici d’infanzia si ritroveranno una volta per tutte a dare un volto al vero colpevole di questa lunga e torbida storia.
Le splendide descrizione che Emanuela fa di Borgo Cardo fa venire voglia di immergersi in quei luoghi, assaporando la fuliggine del tempo e i suoni della natura.
C’è davvero magia nel racconto, quella che fa tremare di paura e che va arrivare alla fine completamente appagati di aver fiancheggiato i protagonisti in questa avventura.
Il libro ha una struttura molto snella, si legge veloce e cresce in tensione fino all’ultimissima pagina… Ed è così che Emanuela Valentini colpisce dritto al cuore col suo miglior romanzo!
Emanuela Valentini
Tra le altre cose scrive per Wired Italia. Colleziona libri e macchine per scrivere. Nel 2013 ha messo in rete gratuitamente la fiaba “La bambina senza cuore” superando in pochi mesi i 160mila download. Nello stesso anno ha vinto il premio Chrysalide Mondadori con il racconto “Dantalian“. Sempre nel 2013 e` uscito “Ophelia e le Officine del Tempo”, romanzo fanta-storico finalista al Torneo IoScrittore. Con Delos Books ha pubblicato il serial Red Psychedelia, dedicato a una Cappuccetto Rosso cresciuta in un ambiente piu` triste e non meno pericoloso del bosco. Nel 2016 ha vinto il Premio Robot con il racconto “Diesel Arcadia”, la favola di una nave volante nella Parigi del 1925, che a luglio di quest’anno e` stato pubblicato in Giappone. Nel 2018 scrive Grotesquerie (Dana).