Antonio Lanzetta
Editore: Newton Compton Editore
Genere: thriller
Pagine: 329
Anno edizione: 2025

Sinossi. Il male non ha solo un volto. Il giudice Borrelli giace nella sua auto, parcheggiata nel cortile della sua villa a Raito. Sul volto un’espressione di sorpresa, come se la morte fosse giunta inaspettata, ma non così casuale. Qualcuno gli ha sparato a bruciapelo in testa con una sparachiodi. Fausto De Santis, vicequestore di Salerno, è sul posto insieme all’ispettrice Ferri. Tracciata con un gessetto, nello sportellino del vano portaoggetti dell’auto, una sequenza di numeri all’apparenza priva di senso. Ma quello che inizia come un caso di omicidio isolato si trasforma presto in una serie di delitti che tinge di sangue le strade di Salerno e della costiera. Qual è il nesso tra queste morti? Cosa significano i numeri lasciati con il gesso accanto alle vittime? Tutto sembrerebbe rimandare a un caso ormai archiviato e a un serial killer, l’Educatore, morto da tempo. C’è davvero un collegamento? Anni fa è stato condannato un innocente o si tratta di un copycat?
Una scia di morti improvvise, una sequenza di numeri misteriosi e un killer che sembra tornare dal passato.
Chi è l’Educatore?
«Lo saluto con un cenno della mano e resto a guardarlo mentre sale a bordo, mette in moto e si allontana dal parcheggio, lasciandomi solo con il frastuono dei miei pensieri.
E credo che tutti, in fondo, abbiamo smarrito qualcosa. Alcuni hanno perso una persona, altri il coraggio,
e altri ancora sé stessi, forse l’anima.
Ma il peggio è quando non sai nemmeno più cosa hai smarrito, solo che c’è un vuoto che ti segue, silenzioso,e non importa quanto corri, non importa quanta strada lasci indietro. Quel vuoto è sempre lì, incollato a te.»
Recensione
di
Roberto Forconi
Il pageturn è un’arma a doppio taglio. Da un lato abbiamo il lettore che non riesce a smettere di leggere e pagina dopo pagina la storia va avanti con la crescente curiosità di sapere come termina il libro; dall’altra, abbiamo una storia che finisce presto e si rimane con la voglia di continuare a leggerla.
L’Educatore si posiziona perfettamente in questo spazio senza uscire dagli stilemi del gioco. Negli ultimi anni abbiamo avuto un’esplosione di genere thriller in Italia che ha prodotto tanti buoni libri e fatto capire che non tutti sono capaci di cimentarsi in un’impresa del genere senza rimanere mediocri e poco originali.
Nella scrittura Lanzetta si è sempre posizionato in crescita personale, circondato dai mostri e incubi che lo hanno portato a incontrare “estati della paura” e “paludi nere”, pur rimanendo nei luoghi cari della sua vita con un occhio alla grande letteratura di americana.
Se Lanzetta è cresciuto come autore lo si deve alla sua passione nello scrivere romanzi che non avessero voglia di rubare al lettore quel tempo fatto di ripetitività e false speranze. Poi arriva un momento nella vita nel quale si vuole leggerezza, si ha voglia di farsi conoscere da quel pubblico che ha bisogno di storie maledette ma dalla facile presa, pur restando nella qualità della prosa e nello studio dei personaggi.
L’Educatore rispecchia l’anima del thriller italiano per eccellenza, che autori come Carrisi hanno avuto il pregio e l’abilità di portare alla ribalta internazionale inserendo elementi di meta-cinematografia e un leit-motiv capace di suscitare mistero e curiosità sull’elemento chiave della scoperta dell’assassino.
In questo libro troviamo una rottura col passato, una veloce sintesi di cosa si è capaci di scrivere quando abbiamo personaggi facilmente identificabili, con addosso tanti di quei problemi che li rendono utili alla storia e trasportabili nella realtà fatta di quotidianità.
Lanzetta porta in scena una storia che sembra uscita da una serie televisiva, dove la tensione sale a ogni pagina permeando d’ inquietudine il lettore che assieme al vice questore De Santis si trova invischiato nell’indagine della vita, alla scoperta di un temibile serial killer di bambini che sembra non voler mai morire. E quando tutto appare silenzioso ed estraniante, Lanzetta esplode nella scrittura con una forza tale da rendere visivo ogni passaggio che il lettore compie assieme ai protagonisti di questa torbida storia.
Ci sono tre aspetti importanti nel libro che vanno considerati: il primo è la scelta di posizionare la storia in due periodi temporali differenti senza esagerare e il permettendo di tenere l’attenzione salda sui passaggi senza il rischio di perdersi nella trama del racconto. Questo è un grande pregio e serve al lettore per empatizzare con il protagonista e conoscere la sua storia prima e dopo la comparsa e la cattura dell’Educatore. In secondo luogo la costruzione psicologica di ogni personaggio che non resta una semplice comparsa, ma ha spazio nel tempo e nello sviluppo della vicenda. Infine, il fattore “catchy” che conferisce quello spessore narrativo che si lega proprio al concetto di pageturn di cui sopra vi ho parlato.
Lanzetta ha il suo momento, nonostante questo titolo rischi di perdersi tra le numerose uscite Newton per colpa di una copertina poco accattivante e che non rende giustizia alla trama del libro.
Un titolo che dovete leggere, specie se cercate qualcosa di coinvolgente, spaventoso, per accompagnarvi in una di queste tante giornate afose estive, goloso come “caramelle consumate una dietro l’altra”.
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Antonio Lanzetta
Vive a Salerno. Ha iniziato a scrivere romanzi fantasy/young adult, poi ha virato verso il thriller, prima con il racconto breve Nella pioggia, finalista al premio Gran Giallo di Cattolica, e poi con Il buio dentro, tradotto in Francia, Canada e Belgio ed eletto dal «Sunday Times» uno dei cinque migliori thriller stranieri dell’anno. La Newton Compton ha pubblicato L’uomo senza sonno, Delitto in riva al mare e Luna rosso sangue.