Recensione di Sabrina De Bastiani
Autore: Claudia Petrucci
Editore: La Nave di Teseo
Collana: Oceani
Genere: narrativa
Pagine: 333 p., Brossura
Anno edizione: 2020
Sinossi. Giorgia incontra Filippo a una festa di laurea: lui si innamora della sua fragilità, lei si sente rassicurata dalla normalità di quel ragazzo laureato in Lettere, che ha dovuto rinunciare al giornalismo per dedicarsi al bar dei genitori. Come molti coetanei, la loro vita di coppia si scontra con ambizioni negate e costanti problemi economici, così Giorgia non riesce più a trattenere la sua inquietudine, che esplode quando ritrova per caso Mauro, il suo vecchio maestro di teatro. La recitazione era già stata per lei l’ancora di salvezza nei momenti più bui del suo passato, e il palco ora sembra finalmente riaccenderla. Ma incendiare un’anima irrequieta può diventare un esercizio rischioso se l’attrice protagonista perde di vista il confine tra realtà e finzione. Filippo e Mauro si troveranno complici e avversari al tempo stesso, sedotti da un gioco pericoloso per riconquistare Giorgia: scrivere il copione per la sua vita perfetta. In questo folgorante romanzo d’esordio già in corso di traduzione in Francia e in Germania, Claudia Petrucci racconta il confine ambiguo tra l’amore e il possesso con una scrittura limpida, avvincente, magnetica.
Recensione
“Cosa saresti disposto a fare per tornare indietro?” chiede.
“Qualsiasi cosa.”
“Iniziamo da questo.”
“Non so come.”
“Ti aiuto io. Ti do la forma, le strutture, e tu mi dai il contenuto, tutto quello che ricordi di lei. La ricostruiamo insieme.”
“E follia.”
“Senza dubbio.”
Appoggio la fronte tra le mani, le trovo sudate.
“Non posso credere che stiamo facendo questa conversazione.”
“Non concentrarti sul perché, concentrati sul come.”
“Pensi davvero che potrebbe funzionare?” lo dico a voce bassa.
Mauro scuote la testa, tenta un sorriso misurato.
“Non lo so” dice. “Intanto, scriviamo.”
‘Possessione’ di A. S. Byatt, ‘Frankenstein’ di Mary Shelley, ‘Il ritratto di Dorian Gray’ di Oscar Wilde, “Faust” di Goethe, “Il talento di Mr. Ripley” di Highsmith.
Ho ritrovato tutte queste suggestioni ne ‘L’esercizio’,e allo stesso tempo nulla di tutto ciò.
“Io l’ho letto tutto” dico. “L’ho letto tutto, per lei, e non c’era niente del genere, lì dentro. Che trucco hai usato? Dove l’hai scritto?”
Il romanzo d’esordio – sì, esordio, anche se si fa fatica a crederlo percorrendo queste pagine e la loro fresca maturità – di Claudia Petrucci è di quelli che sparigliano tutte le carte, tutti i già detto, tutti i sottesi. Ha una potenza inaudita, una coerenza strutturale e formale univoca seppure caleidoscopica, se non taglia col bisturi è perche la sua scrittura, moderna, originale, veloce, squarcia direttamente.
Veli. Ipocrisie. Maschere.
Una storia tanto grondante di umano quanto di sovrastrutture, tanto di ossessione e nevrosi, quanto di afflato di libertà.
E’ una dichiarazione d’amore al Teatro e allo stesso tempo lo schiaffo rabbioso di chi si rivolta contro la propria ragione di essere.
E’ un romanzo che si nutre dei moti dell’anima e al contempo uno dei più fisici, carnali, che abbia letto.
“Un’importantissima parte dell’interpretazione è nel corpo. Pensa a dove è nato il teatro greco: niente testi né dialoghi, solo mimica, gesticolazione e acrobazia prestate alle rappresentazioni sacrali. Pensa ai mimiambi, ma anche al teatro ottico dell’Ottocento. Pensa a dove fallisce l’inganno di una persona che mente.” (…)
“Convincere il corpo di una bugia è un lavoro certosino” (…) “Il mondo interno dell’attore deve essere completo, il suo personaggio deve contenere le informazioni necessarie alla creazione di un nuovo schema di movimenti: i luoghi fisici dove l’interpretazione si consuma, gli atteggiamenti, le pose.”
Giorgia, la mente fragile, la vita piegata, addomesticata, la museruola delle medicine.
Filippo alla ricerca di appigli, di cardini quotidiani che lo tengano coi piedi per terra, lui così caracollante, così portato agli inciampi.
Mauro, la variabile, il passato, il prima che non sai e che ti ha reso quello che sei.
Al centro di questo triangolo ideale, il fulcro, il Teatro:
la passione di Giorgia, il mestiere di Mauro, la sfida di Filippo.
La tentazione di riscrivere una vita in un copione, per ricostituire una normalità.
Ma può essere il Teatro sia malattia che cura?
E cosa succede se l’esercizio sfugge di mano?
Non dimentichiamo, citando il grande sceneggiatore e regista sloveno Zarko Petan, che Nel teatro il regista è Dio, ma sfortunatamente gli attori sono atei.
‘L’esercizio’ è un romanzo che non si può raccontare, perché ciò che entra sotto la pelle risulta invisibile agli occhi, ed è proprio per il suo entrare sotto la pelle che ‘L’esercizio’ è un romanzo che non si può non leggere e, perdutamente, innamorarsene.
Claudia Petrucci
Claudia Petrucci (1990) si è laureata in Lettere moderne a Milano, dove ha lavorato come copywriter, web content editor e social media manager. Ora vive a Perth, Australia. Suoi racconti e reportage sono stati pubblicati su Cadillac, minima&moralia e altre riviste.
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