L’ESTATE
DEI MIRTILLI
Amanda Peters
DETTAGLI:
Traduttore: Lucia Fochi
Editore: Solferino
Genere: Thriller psicologici
Pagine: 304
Anno edizione: 2024
Sinossi. Luglio 1962. Una famiglia di nativi americani, appartenente all’etnia Mi’kmaq, arriva nel Maine dalla Nuova Scozia per raccogliere i mirtilli. Qualche settimana dopo, la figlia più piccola, Ruthie, di quattro anni, scompare. L’ultimo a vederla, seduta ai bordi del campo, è il fratellino Joe, appena più grande di lei. A nulla servono le ricerche dei famigliari per tutta l’estate e le estati a venire. Nonostante il tentativo di superare il lutto, gli anni condannano la famiglia a una catena di tragedie: la morte di un altro figlio, Charlie, che decreta la fine delle «estati dei mirtilli», e la lunga latitanza di Joe. Nella stessa regione, una ragazza di nome Norma è tormentata da sogni orribili che assomigliano a ricordi, costretta da una madre claustrofobica a un senso di colpa inestinguibile. Senza che lei ne abbia davvero coscienza, la ricerca di sé stessa, dai contorni confusi e incerti, verrà intralciata dai continui depistaggi della famiglia. La verità le si paleserà solo dopo cinque decenni di dolore e di silenzio, in cui le toccherà ripercorrere ogni giorno della sua vita precedente, vissuto adesso come un tradimento. In questo romanzo d’esordio, che ha già convinto critici e lettori di molti Paesi, tutti bevono whisky puro o diluito «per tenere a bada il dolore» del corpo e della mente. Ci si lascia consumare dalla rabbia ma si accoglie chi è fuggito a braccia aperte e senza accuse. Ci si ritrova. Un ritmo incalzante, una storia crudele in cui le bugie si sommano e moltiplicano la disperazione finché, d’improvviso, si recupera la tessera mancante del puzzle e il mondo comincia ad assumere senso. Perché il perdono può asciugare le ferite e liberare i fantasmi di una vita.
Recensione di Kate Ducci
Un romanzo di esordio davvero molto buono, che ho letto apprezzandone la storia ma anche l’ottima narrativa e le capacità di introspezione dell’autrice.
I personaggi sono ben delineati, così come sono maestralmente descritti i paesaggi, quella natura vera madre di tutti e amica di chi vive a stretto contatto con essa, ma al tempo stesso crudele nella sua totale indifferenza, nella sua incapacità di fermarsi a piangere per chi muore, per chi soffre, per chi scompare senza lasciare traccia.
Ed è proprio intorno alla scomparsa di una bambina che si dipana tutta la storia, nella struggente attesa di un ritorno o di una spiegazione che arriveranno troppo tardi per tutti; sia per chi ormai non c’é più, sia per chi si è spinto troppo oltre per venire perdonato, sia per chi intorno a quella perdita ha incentrato un’intera esistenza, tra rimpianti e sensi di colpa.
Perché quando a scomparire nel nulla è qualcuno che é amato, qualcuno troppo piccolo per non far sentire il peso e la responsabilità della sua scomparsa, nessuna delle vite di chi lo ha conosciuto può proseguire senza cicatrici e, soprattutto per chi il peso di quella responsabilità lo avverte più di altri, il destino di eterna sofferenza sembra essere inevitabile, insieme a un inconsapevole desiderio di stare male e sfuggire alla felicità per espiare una colpa.
Un libro la cui lettura è adatta sia a chi ama i thriller, soprattutto psicologici, sia a chi predilige la narrativa.
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Amanda Peters
Canadese, insegna letteratura e teatro inglese presso la Acadia University (Nuova Scozia). Alcuni suoi racconti sono stati premiati nel 2018 e 2021. L’estate dei mirtilli è il suo primo romanzo: ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra i quali la Andrew Carnegie Medal for Excellence in Fiction (2024), il Best Crime First Novel 2024, il Discover Prize 2023 di Barnes & Noble. È stato il Best of 2023 di New Yorker e Harper’s Bazaar, nonché di Book Riot, Christian Science Monitor, American Booksellers Association.