L’estate dei morti




Un’ indagine di

Roberto Serra e Rubina Tonelli

Giuliano Pasini


DETTAGLI:

Editore: Piemme

Genere: Thriller

Pagine: 432

Anno edizione: 2024

Sinossi. Sibilla è annegata nel pozzone, uno stagno limaccioso in mezzo al bosco, durante l’estate dei morti del 1984. Assieme a lei c’era Luce, la sua migliore amica, che ha sempre spergiurato di non essere mai entrata in acqua. Anche se era fradicia, quando l’hanno trovata sulla riva, sconvolta. Vent’anni dopo, nello stesso periodo dell’anno, tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, due uomini vengono brutalmente uccisi in un casale abbandonato. A segnalare il delitto e guidare il rinvenimento dei cadaveri – con una chiamata al commissariato di Case Rosse – è una ragazza che si presenta alla polizia proprio con il nome di Sibilla. E il casale in cui si è consumata la strage è quello in cui aveva abitato Luce che, nel frattempo, sembra essere sparita da anni, senza lasciare traccia. Toccherà al commissario Roberto Serra e all’agente Rubina Tonelli cercare di risolvere un caso che coinvolge vivi e morti, riprendendo il triste epilogo di una tragedia dimenticata. Per trovare l’assassino, dovranno accettare di entrare nel fitto del bosco e incontrare la Borda e le altre creature che ne custodiscono i segreti. Giuliano Pasini affonda le mani nella tradizione emiliana e architetta un thriller psicologico mozzafiato, che evoca le paure più nascoste di tutti noi. Un romanzo che infine ricorda, pur chiamando in causa forze apparentemente sovrannaturali, come il vero, unico mostro che abita la Terra sia l’uomo.

 Recensione di Katia Montanari

A un anno di distanza da “E’ così che si muore” torniamo a Casa Rosse, sull’Appennino emiliano con il nostro amico, il “comisàri”, il commissario Serra, ancora una volta affiancato dalla Tonelli, personaggio complesso e dalle mille sfaccettature, che già si era fatto spazio nel romanzo precedente e che ora assume il meritato ruolo di coprotagonista.

Mentre ritroviamo un Roberto decisamente più maturo e consapevole che continua a lavorare su se stesso, entriamo sempre di più nella mente di Rubina che si trova invece in un momento di grande difficoltà. In conflitto col suo passato ma consapevole dei propri errori, mostra di possedere una mente aperta e non giudicante. Inesperta e impulsiva però dotata di grande intuito e senso della giustizia, permetterà al lettore di conoscerla sempre più a fondo e a trecentosessanta gradi.

Tra i personaggi vecchi e nuovi, stavolta a “saltare all’occhio” è la figura di Germ, una giornalista, che prima entra in punta di piedi nella vicenda ma che poi prende sempre più piede e spazio all’ interno della trama. 

Oltre alle informazioni culturali, storiche e sociali relative alla zona dell’Appennino emiliano, di cui l’autore ha sempre fornito uno spaccato molto preciso e ricco di particolari, le leggende e il misticismo di queste zone rappresentano un elemento determinante che completa il quadro e arricchisce questo romanzo di una “sfumatura soprannaturale”.

La leggenda della Borda e la figura della Stria fanno parte della storia di questo territorio e rischiano col tempo di entrare nel dimenticatoio, andando perse ma grazie a Pasini che le ha inserite all’ interno della trama acquistano nuova forza.

Cit : “ Fa la nanna , che vien la Borda, 

è dietro all’ uscio che ti ascolta…

Che ti ascolta e ti vuol ascoltare, 

e se arriva ti vuol mangiare…”

La tranquillità dei boschi e della vita dell’appennino stride poi in modo particolare con l’efferatezza di questo delitto e con lo spaccato sociale materialista e lussurioso in cui esso è maturato.

L’autore ci fornisce sia il punto di vista di Serra e delle altre forze dell’ordine ma, verso la fine, anche quello del colpevole, permettendoci così di scoprire i suoi pensieri e le sue emozioni.

Le indagini sono descritte sempre in modo accurato e realistico ma stavolta, più che in altri casi, viene data importanza al lavoro di squadra e al senso di comunità.  

Nell’insieme quindi possiamo definire “L’estate dei morti” un thriller psicologico dalla trama ricca e avvincente che, attraverso riflessioni, introspezioni, colpi di scena e momenti d’azione, ci conduce a un finale sorprendente e che ci fa anche sperare in un sequel. 

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Giuliano Pasini


nato a Zocca, è un orgoglioso uomo d’Appennino che vive in pianura, a Treviso. Socio di Community, una delle più importanti società italiane che si occupano di reputazione, è presidente del Premio Letterario Massarosa e in giuria di altri concorsi italiani e internazionali. Il suo esordio, Venti corpi nella neve (ora Piemme), diventa subito un caso editoriale. Seguiranno Io sono lo straniero e Il fiume ti porta via (entrambi Mondadori), tutti con protagonista Roberto Serra, poliziotto anomalo e dotato di grande umanità, in perenne fuga da sé stesso e dal male che lo affligge. È così che si muore ne segna il ritorno a Case Rosse dieci anni dopo il primo romanzo.