L’impostore
di Martin Griffin
Giunti 2023
Adria Tissoni (Traduttore)
Thriller, pag.288
Sinossi. Per Remie Yorke questo è l’ultimo turno al Mackinnon Hotel prima della chiusura invernale. L’indomani potrà finalmente lasciare la Scozia e godersi il tepore di Santiago del Cile. Sempre che la tempesta di neve non blocchi ogni collegamento col mondo esterno… Mentre le temperature precipitano e le linee telefoniche si interrompono, un uomo ferito chiede rifugio. Si tratta dell’agente Don Gaines, rimasto coinvolto in un terribile incidente. L’unico altro sopravvissuto? Il detenuto che la sua squadra stava trasportando. Bisogna isolare l’hotel, controllare ogni via di uscita e mettere in sicurezza gli unici due ospiti dell’albergo. Remie non capisce esattamente cosa stia succedendo, nonostante ciò l’unica cosa che può fare è mettersi a disposizione di quell’uomo; in fin dei conti è un poliziotto. Ma poco dopo arriva un secondo sconosciuto: anche lui è ferito e anche lui dichiara di essere Don Gaines. Stessa uniforme, stesso nome, stesso tesserino. Qualcuno sta mentendo e Remie, senza alcuna via di fuga, dovrà scoprire chi dei due sta dicendo la verità prima che sia troppo tardi. Perché se non la ucciderà il freddo, lo farà uno di loro…
Recensione di Claudia Cocuzza
Highlands scozzesi, notte, fuori imperversa una tempesta.
Remie è l’unico membro del personale del Mackinnon Hotel e questo è il suo ultimo giorno di lavoro. Oltre lei, solo due ospiti. Quella che dovrebbe essere una nottata da trascorrere al calduccio, in attesa solo che si faccia giorno e che l’hotel chiuda per la pausa invernale, si trasforma in un incubo.
Due uomini bussano alla porta del Mackinnon, entrambi sostengono di essere agenti di polizia. Il problema è che sostengono di essere lo stesso agente, Don Gaines.
Uno dei due lo è, l’altro è un pericoloso assassino evaso proprio quella sera dal vicino carcere di Porterfell.
Remie dovrà capire con chi ha a che fare e salvarsi.
Fin qui la storia.
Abbiamo un’ambientazione che si presta benissimo al genere: la tempesta di neve, le linee telefoniche interrotte, l’hotel isolato, il bosco.
Abbiamo il tema del doppio, dello scambio di identità, caro alla narrativa di genere, specie quando vira verso sfumature horror: personalmente, lo trovo molto intrigante, se saputo gestire.
Se saputo gestire.
Con una premessa del genere, mi sarei aspettata di ritrovarmi in una specie di casa degli specchi, sapete quelle che ci sono nei luna park?
Avrei voluto che il dubbio mi accompagnasse costantemente e che questo generasse ansia, paura; avrei voluto assistere a colpi di scena magistrali, continui e sfiancanti, che mi lasciassero senza fiato.
In questo romanzo, presentato come thriller al cardiopalma, non c’è niente di tutto questo. L’unica cosa che funziona è la quarta di copertina, che è anche quella che mi ha spinta a leggere; poi sono andata fino in fondo perché ho voluto dare a questa storia la possibilità di stupirmi, l’ho sperato fino all’ultima pagina.
Niente.
La narrazione avviene in prima persona. A raccontare è Remie, dipendente del Mackinnon Hotel. Le sue motivazioni sono prive di logica, nonostante l’autore abbia cercato di imbastire e intrecciare una backstory personale; molti degli avvenimenti narrati contrastano con il comune buon senso: semplicemente, non è possibile che siano andati così.
Gli espedienti a cui fa ricorso per far proseguire la trama rasentano il grottesco.
Il ritmo si mantiene vivo per i primi capitoli, poi rallenta, tra descrizioni paesaggistiche e flashback, fino ad arenarsi.
Ho molto rispetto per gli autori, ma ne ho altrettanto per i lettori di ThrillerNord.
Mi dispiace davvero ma, se compro un libro che dovrebbe essere “un esordio brillante e avvincente nella migliore tradizione del giallo, da Daphne du Maurier a Tana French, da Stephen King a Lucy Foley” posso pensare che magari l’ufficio stampa ha esagerato un po’, però non accetto di essere presa in giro.
Questa è la mia opinione.
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Martin Griffin
Martin Griffin è al suo esordio nella narrativa poliziesca. Prima di dedicarsi alla scrittura, ha svolto diversi lavori, tra cui quello di vicepreside. Vive a Manchester con la moglie e la figlia.
A cura di Claudia Cocuzza
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