Sinossi. Hurstpierpoint, Sussex, 1873. Eliza Touchet è da trent’anni la governante di suo cugino acquisito, William Ainsworth, un romanziere un tempo di grande successo ma ormai caduto in disgrazia e in crisi di ispirazione. Donna spiritualmente e intellettualmente libera, Eliza ha sempre partecipato ai circoli letterari di Ainsworth, crescendo all’ombra del successo di William e dei suoi amici letterati, tra cui il signor Charles Dickens, che considera un prevaricatore moralista. Attraverso Sarah, la giovane e sciocca seconda moglie di William, Eliza si appassiona al più celebre processo del suo tempo, “il caso Tichborne”, che per un decennio dividerà l’opinione pubblica vittoriana e che vede un semplice macellaio reclamare l’immensa fortuna della ricca famiglia Tichborne, sostenendo di esserne il legittimo erede, scomparso in un naufragio molti anni prima. In particolare Eliza viene colpita dalla dignità e vulnerabilità di Andrew Bogle, testimone chiave del processo, e vuole conoscere la sua storia. Cresciuto come schiavo nelle piantagioni di zucchero della Giamaica e servitore dei Tichborne per decenni, Bogle è l’uomo il cui racconto può confermare o smentire le incredibili affermazioni del Pretendente alla fortuna di una delle più antiche famiglie aristocratiche inglesi.
Chi dice la verità e chi è un impostore?
Tra Inghilterra e Giamaica, il primo romanzo storico di Zadie Smith è una vertiginosa esplorazione degli inganni e autoinganni della condizione umana. Basato su eventi reali, L’impostore è l’opera di una grande scrittrice all’apice della propria grandezza.
L’IMPOSTORE
di Zadie Smith
Mondadori 2023
Dario Diofebi ( Traduttore )
Narrativa, pag.492
Recensione di Francesca Mogavero
Chi dice la verità e chi è un impostore?
È “possibile mentire sinceramente? Essere bugiardi senza saperlo?”
E “mentire per dire la verità, come fanno i romanzieri”?
Sono domande che tirano in ballo la giurisprudenza e la morale, la letteratura e la fede, e che derivano tutte da un interrogativo più grande e universale: “Cosa possiamo sapere degli altri?”.
Quanto conosciamo davvero chi ci circonda e addirittura noi stessi, quanto è lecito andare a fondo nelle credenze e disposizioni altrui?
Forse tra la facciata e l’intimità più profonda, tra sé e mondo esterno c’è un filtro permeabile fino a un certo punto, perché qualcosa, inevitabilmente, è meglio che resti nascosto, non detto per tacito accordo, altrimenti le convenzioni e perfino l’economia, la società e l’ordine costituito saltano, per non parlare delle abitudini e dei pensieri. Si è sempre fatto così, guai a scavare più a fondo, non sta bene. A un certo punto, anche chi si professa interessato a raccontare la vita dei vinti deve alzare le mani e chiudere gli occhi.
Però Eliza Touchet – “Non esiste un modo di pronunciare il cognome del mio defunto marito che non sia assurdo. Nel dubbio, io scelgo di ispirarmi alla Francia” – sessantenne alta, acuta, imperscrutabile, ripercorre la propria esistenza e comprende che qualcosa stona e scricchiola: il progresso corre veloce e indifferente sulle schiene di lavoratori e lavoratrici laggiù in Giamaica, la voce di una donna pesa meno di una piuma e perfino l’amore è una storia di catene e penitenze.
Complice uno dei processi più pruriginosi e intriganti dell’epoca vittoriana e l’incontro con Andrew Bogle, uomo di una dignità e di una gentile caparbietà straordinarie, Eliza si risveglia e mette tutto in discussione, ricordando, individuando connessioni, scontrandosi con i pregiudizi spesso inconsapevoli che si annidano in ogni persona, in un dibattimento interiore che dall’animo si trasferisce sulla carta.
Già, perché la signora Touchet, paziente ascoltatrice ed editor (suo malgrado…) del prolifico cugino romanziere, testimone quasi invisibile di tanti successi letterari innaffiati di porto e battute discutibili, abissali crisi d’ispirazione, piccole e grandi gelosie, avverte per la prima volta un fremito indomabile nei polpastrelli… e l’inchiostro, il suo inchiostro, la rende artefice e protagonista.
Con L’impostore, Zadie Smith intreccia abilmente tre linee narrative – la vita di Eliza, le fasi del caso Tichborne, il racconto di Bogle – alternando passato e presente, per parlare del nostro oggi, in cui nulla, a dirla tutta, è veramente cambiato: la libertà di muoversi, di scegliere, semplicemente di essere – per la quale non si dovrebbe combattere, perché “la libertà è una mia eredità tanto quanto lo è per qualsiasi altro uomo. Non dipende dal tempo, non devo aspettare per averla, è mia fin dalla nascita” – appare ancora come un privilegio calato dall’alto, in virtù di un colore, uno status, un emisfero, l’opinione pubblica è una banderuola (spesso pericolosa) e sui sentimenti abbiamo ancora molto da imparare.
Un romanzo storico ricco di richiami e sottotesti che dà corpo a figure dimenticate miscelando ironia e politica, dramma umano, ipocrisia e glorie passeggere, un caleidoscopio di caratteri e figure che ora rimpiccioliscono ora giganteggiano e nel loro correre, affondare ed emergere ci prendono per mano, ci scrollano e ci ridimensionano: quanto vale una buona o una pessima recensione, a che serve riesumare torri e briganti, leggende antiche e fantasmi natalizi, quando non abbiamo il coraggio, e forse nemmeno la voglia, di guardare davvero al di là del nostro naso e prendere una posizione?
Acquista su Amazon.it:
Zadie Smith
è l’autrice dei romanzi Denti bianchi, L’uomo autografo, Della bellezza, NW, Swing Time e L’ambasciata di Cambogia, di una raccolta di saggi, Cambiare idea, di una raccolta di racconti, Grand Union, e di La donna di Willesden, un’opera teatrale nata come rivisitazione di un racconto di Geoffrey Chaucer. È stata eletta fellow della Royal Society of Literature nel 2002, ed è stata inserita tra i venti migliori giovani romanzieri britannici da “Granta” nel 2003 e di nuovo nel 2013. Denti bianchi ha vinto diversi premi, tra cui il James Tait Black Memorial Prize, il Whitbread First Novel Award e il Guardian First Book Award. Della bellezza è stato selezionato per il Man Booker Prize e ha vinto l’Orange Prize for Fiction, e NW è stato selezionato per il Baileys Women’s Prize for Fiction. Zadie Smith è attualmente professore di ruolo di Narrativa alla New York University e membro dell’American Academy of Arts and Letters.
A cura di Francesca Mogavero