L’inganno delle tenebre




Recensione di Laura Salvadori


Autore: Jean Christophe Grangé

Editore: Garzanti

Traduttore: Paolo Lucca

Pagine: 702

Genere: Giallo

Anno di pubblicazione: 2017

SINOSSI. Dopo “Il rituale del male”, torna in libreria l’emozionante prosa di Jean-Christophe Grangé e il suo inquietante personaggio l’Uomo Chiodo. Erwan Morvan, comandante della squadra omicidi di Parigi, è ritornato in Congo, terra dove la sua famiglia ha fatto fortuna.

Lui e il figlio Grégoire sono decisi a rompere il muro di tenebre che da anni sembra avvolgerli. Molte le domande che necessitano una risposta e sempre più difficili e impegnative appaiono le soluzioni.

Qual è il legame tra l’ultima donna uccisa trent’anni prima dall’Uomo Chiodo e la nascita di Grégoire? Come è riuscito suo padre a fermarlo e come si è realmente arricchito in Congo? I misteri legati alla famiglia Morvan sono ben custoditi nel cuore dell’Africa ma le risposte a questi enigmi sono necessarie.

L’Uomo Chiodo è, infatti, riemerso in Francia per colpire ancora. Ha un obiettivo chiarissimo: sterminare i Morvan. Passato e presente, vicino e lontano, si fondono e mescolano continuamente in “L’inganno delle tenebre”.

Un thriller tesissimo firmato Jean-Christophe Grangé, l’autore che ha rinnovato completamente il genere crime.

RECENSIONE. La bellezza e la crudeltà dell’Africa trasudano dalle pagine di questo romanzo, secondo della saga che ha per protagonista Erwan Morvan, indomito comandante della polizia francese, dalle origini congolesi.

Settecento pagine, metà delle quali ambientate in Congo, immerse fino al midollo nella guerra che da tempo ferisce quella terra ricca di risorse.

Una guerra di cui si sa ben poco, complice la scarsità e la parzialità delle informazioni su questo feroce conflitto, in cui si fronteggiano compagini poco conosciute, guerriglieri cruenti e superstiziosi, tradizioni magiche e multinazionali il cui scopo è quello di sfruttare le enormi ricchezze del selvaggio territorio congolese.

Il lettore si immerge dunque nella storia recente di questo paese, ne assapora le tradizioni e subisce la crudeltà e l’efferatezza delle sue sanguinarie lotte, in cui l’uomo bianco figura come un sordo sfruttatore disinteressato del destino degli uomini e delle donne del Congo.

Ma d’altro canto rimane incantato dalle atmosfere africane e al tempo stesso incatenato alle sue buie superstizioni.
Da quando era arrivato aveva imparato un’unica cosa: una giornata in Africa equivaleva a due o tre da un’altra parte, o anche di più.

Gli sembrava di essere lì da un mese. Caldo a parte, non c’era sensazione che non ti mandasse KO. Anche solo l’odore di benzina ti prendeva la gola. I colori ti stringevano il cuore. Ogni sapore ti sconvolgeva il metabolismo, ti violentava i nervi, ti faceva capire fino a che punto la morte fosse presente nella polpa di un frutto, nel pimento delle salse, nel tepore della pioggia… In poche ore aveva sviluppato una dipendenza verso tutto quello che poteva aiutarlo a resistere. “Per trovare l’Africa”, lo aveva avvertito suo padre, “bisogna perdercisi”.

Dentro questo suadente, pericoloso e tentacolare labirinto si muovono Erwan e il padre Gregoire, un avventuriero dal passato misterioso. L’Africa nasconde il segreto più difficile da scoprire: le origini di Gregoire, che Erwan indovina siano legate agli assassinii ad opera dell’Uomo Chiodo, in particolare, la morte di Cathy, che Erwan intuisce essere slegata dagli assassini precedenti.

Quando la storia di Gregoire ormai è svelata, si entra nel vivo della narrazione.

L’ambientazione si sposta in Europa e la caccia al killer si fa spietata.

Numerosi i colpi di scena che tengono alta l’attenzione.

In questo Grangé è maestro e conferma il suo talento di narratore attento e geniale. Molti scenari si aprono durante la lettura e per ognuno si fa strada una diversa congettura tesa alla soluzione dell’enigma.

Niente è scontato fino alle ultime pagine, che si leggono d’un fiato.

Un romanzo bellissimo e crudele in cui è incastonata una piccola ma potente poesia, come una perla in una conchiglia. La poesia, breve ma densa, sovrasta tutto il romanzo e ne costituisce il cuore.

La poesia della terra d’Africa, che mi ha davvero rapito con la sua bellezza che è al tempo stesso la sua condanna.

Jean-Christophe Grangé


Jean-Christophe Grangé nasce a Parigi il 15 luglio 1961. Dopo gli studi comincia a lavorare come editor e da lì trova un posto in una agenzia di stampa, trasformandosi in giornalista e reporter per alcune importanti testate e riviste quali National Geographic, Paris Match e Sunday Times.

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