L’ipnotista




Recensione di Loredana Cescutti


Autore: Lars Kepler

Editore: Longanesi & C.

Traduttore: Alessandro Bassini

Pagine: 585 p., R

Genere: Thriller

Anno di pubblicazione: 2010

Sinossi. «Sentirai solo la mia voce e il conto alla rovescia. Tutto è tranquillo e immobile e non c’è motivo di aver paura.» Si chiama Erik Maria Bark ed era l’ipnotista più famoso di Svezia. Poi qualcosa è andato terribilmente storto e la sua vita è stata a un passo dal crollo. Ha promesso pubblicamente di non praticare mai più l’ipnosi e per dieci anni ha mantenuto quella promessa. Fino a oggi. Oggi è l’8 dicembre, è una notte assediata dalla neve ed è lo squillo del telefono a svegliarlo di colpo. A chiamarlo è Joona Linna, un commissario della polizia criminale con l’accento finlandese. C’è un paziente che ha bisogno di lui. È un ragazzo di nome Josef Ek che ha appena assistito al massacro della sua famiglia: la mamma e la sorellina sono state accoltellate davanti ai suoi occhi, e lui stesso è stato ritrovato in un lago di sangue, vivo per miracolo. Josef è ricoverato in grave stato di shock, non comunica con il mondo esterno. Ma è il solo testimone dell’accaduto e bisogna interrogarlo ora. Perché l’assassino vuole terminare l’opera uccidendo la sorella maggiore di Josef, scomparsa misteriosamente. C’è solo un modo per ottenere qualche indizio: ipnotizzare Josef subito. Mentre attraversa in auto una Stoccolma che non è mai stata così buia e gelida, Erik sa già che infrangerà la sua promessa. Accetterà di ipnotizzare Josef. Perché, dentro di sé, sa di averne bisogno. Sa quanto gli è mancato il suo lavoro. Sa che l’ipnosi funziona. Quello che l’ipnotista non sa è che la verità rivelata dal ragazzo sotto ipnosi cambierà per sempre la sua vita. Quello che non sa è che suo figlio sta per essere rapito. Quello che non sa è che il conto alla rovescia, in realtà, è iniziato per lui.

“Nella mitologia greca Hypnos è rappresentato da un ragazzo alato che tiene in mano delle capsule di papaveri. Il suo nome significa SONNO. È il fratello gemello della morte e figlio della notte e delle tenebre”

RECENSIONE. Quante volte la vita ci ha messo davanti a scelte impreviste e difficili che ci hanno obbligato ad agire senza darci il tempo di pensare alle conseguenze spesso negative che queste decisioni comporteranno?

Ebbene, questo è ciò che accade a uno dei due protagonisti che ho avuto l’onore di conoscere in questo libro, cioè il dottor Erick Maria Bark, un ipnotista clinico molto abile, che per molto tempo ha messo a disposizione le sue capacità per studiare e aiutare persone multiproblematiche e che da un giorno all’altro una decina di anni fa ha deciso di smettere con l’ipnosi in modo definitivo.

“Infilandomi il camice avevo sentito come al solito un’euforia breve ma intensa, un brivido da palcoscenico. Era come se stessi entrando in scena, nel fascio di luce di un riflettore. Questa sensazione però non aveva tanto a che fare con la vanità, quanto piuttosto con l’esperienza estremamente gratificante di poter usare le mie competenze a vantaggio di altri.”

Il “colpevole”, se così lo si vuole chiamare, di questo cambio di rotta da parte del medico sarà il sostituto commissario della sezione criminale Joona Linna, un finlandese trapiantato a Stoccolma, che trovandosi davanti a un caso particolare seguirà null’altro che il suo intuito e il suo smisurato ego, identificando in Erik il solo e valido aiuto di cui potrà avere bisogno.

La prima cosa che mi ha colpita di questo libro è la sua costruzione. Da quando la storia comincia, per i primi 12 capitoli ci ritroveremo sempre fermi all’8 dicembre come se il tempo si fosse fermato, senza per questo risultare noioso.

L’autore ha inizialmente concentrato l’attenzione sul fatto principale con cui si apre la storia e ci ha fornito una visuale a trecentosessanta gradi degli eventi, permettendoci di analizzare attimo per attimo con gli occhi dei diversi attori coinvolti gli accadimenti.

Io ho avvertito un’esigenza quasi fisica di proseguire nella lettura, una sorta di dipendenza data dal fatto che ho sempre trovato molto affascinante la malattia mentale.

Un caso che appare semplice nella sua risoluzione se non fosse che le cose si complicano… il passato ritorna a bussare alla porta e tutta una serie di cose non dette, di sospesi, dubbi, bugie fino a ora celati sotto un’apparente normalità escono di prepotenza da sotto il tappeto per dare vita ai fatti che a valanga si susseguiranno, fino all’epilogo finale.

I temi affrontati sicuramente non sono leggeri e anzi, talvolta mi hanno provocato una sorta di fastidio, perché sono cose che chi ritiene di vivere nella normalità non potrebbe mai accettare neanche solo di sentir raccontare, ma in verità, chi può definirsi veramente normale?

I due protagonisti sicuramente hanno reso il racconto molto più accattivante. Nonostante i suoi difetti (una pesante dipendenza da farmaci), il dottore risulta un personaggio molto interessante per come riesce in parte a gestire le sue debolezze e la sua enorme competenza. Una famiglia, la sua, da anni non più così armoniosa come un tempo: una moglie distaccata e un figlio con problemi di salute dalla nascita, per il quale però sarebbe disposto a tutto.

Per quanto riguarda lo sbirro invece, obiettivamente, Joona Linna da subito attira l’attenzione per il suo carattere: apparentemente egocentrico (e forse un po’ lo è) ma sicuramente con un sesto senso e una sensibilità incredibile. Quando ritiene di avere ragione diventa un bulldog e non molla l’osso sino a quando non ottiene quello che vuole. I momenti in cui più mi ha fatto sorridere sono stati quelli in cui, dopo aver dimostrato di non sbagliare esordisce con “Avevo ragione o no?” aspettandosi anche una conferma.

L’ho trovato un personaggio carismatico in grado di ispirare fiducia nel prossimo, nonostante la grande diffidenza nei confronti della polizia che si respira nel paese. Durante la lettura sono emersi dei flash del suo passato dai toni amari che spiegano in parte le sue scelte e mi aspetto, che molto probabilmente nei seguiti vi sarà qualche informazione in più.

Per farsi leggere, questa storia ci obbliga di forza e prepotentemente a entrare nelle vicende dei protagonisti “risucchiandoci” nei loro pensieri più intimi. Ci porterà a guardare da vicino la lucida follia dei pazienti del dottor Bark, riuscirà a trasmetterci il dolore causato dai sanguinari delitti di cui troveremmo traccia e ci costringerà a porci domande su domande a ogni pagina che sfoglieremo.

Passatemi il gioco di parole, ma se penso a come l’ho vissuto durante la lettura, trovo un unico aggettivo in grado di descrivere questo libro: IPNOTICO!

“Ci sono due cose che detesto, pensa osservando la cartelletta marrone. La prima è essere obbligato ad abbandonare un caso, fare retromarcia davanti a corpi non identificati, stupri insoluti, rapine e omicidi. L’altra cosa che detesto, anche se in maniera diversa, è quando si trova una soluzione ai casi irrisolti, perché quando i vecchi enigmi trovano una risposta, raramente è quella che si desiderava.”

Buona lettura!

Lars Kepler


è lo pseudonimo di Alexander Ahndoril e Alexandra Coelho Ahndoril (Helsingborg, 1966), coppia di scrittori svedesi che hanno deciso di unire il loro talento di autori in un genere diverso dal proprio. Proprio per mantenere la separazione tra la loro nuova avventura e le rispettive carriere, utilizzarono lo pseudonimo Lars Kepler per firmare, nel 2010, il loro esordio: “L’ipnotista”, un best seller che in Italia vende oltre 200.000 copie, superando la trilogia di Larsson. Da allora, con cadenza quasi annuale, i coniugi Ahndoril pubblicano diversi capitoli della serie con protagonista il commissario Joona Linna.

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